Memorie per Domani #10: I ragazzi del ’22


Memorie per Domani #10: I ragazzi del ’22 – Bianciardi, Fenoglio, Meneghello e Pasolini
pagg. 56, € 7,00

Editoriale
Antonio Benci, Un anno che è un mondo

Focus
Andrea Bagni, Cento anni fa: Fenoglio, Meneghello, Pasolini (e Bianciardi). Il secolo infinito

Voci
Pasolini, Pier Paolo e Guido di Piergiorgio Bellocchio
Ancora su Chiodi e Fenoglio di Cesare Pianciola
Note su Meneghello di Alberto Cavaglion
Migrazioni e luoghi di Luciano Bianciardi di Simone Giusti

Archivio
Filippo Benfante (a cura di), Due donne dopo la Resistenza

Narrazioni
Emilio Lussu, 1922: la marcia su Roma


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Un anno che è un mondo

di Antonio Benci

È indubbio che per molteplici ragioni questo 2022 ha come capofila dell’industria editoriale degli anniversari la marcia su Roma. Quello di cent’anni fa è indubbiamente uno dei tre turning point del secolo breve italiano assieme al 1945 e al 1968. Il colpo di mano fascista del 28 ottobre del 1922 che dà una spallata decisiva all’impalcatura democratico-notabilare dell’Italia post Grande Guerra e che vara il ventennio dittatoriale di Benito Mussolini è stato riletto da una messe di saggi, articoli e libri che appare piuttosto corposo e che non sfugge a richiami ed echi all’oggi. Infatti parliamo di un periodo storico complesso che è stato per decenni analizzato da storici, politici, analisti di vario genere quasi sempre con gli occhi del momento. Le letture ideologiche, pregiudizievoli e aprioristiche hanno sovente schiacciato tentativi interpretativi fatti con sereno distacco. Il fatto è che sul fascismo per decenni è stato pressochè impossibile tirare una riga e provare a incamminarsi su una corretta analisi storica. Troppi nervi scoperti, troppi lutti, troppe storie interrotte, troppi sogni frustrati e infine troppe intromissioni della politica. Il regime che, ricordiamolo, ha portato il paese al disastro dell’intervento nella Seconda Guerra Mondiale e alla sconfitta militare è lo stesso che ha incanalato l’Italia lungo due anni di guerra civile che è all’origine della difficoltà di un pacificato distacco storiografico.

Accade di continuo.

Le interpretazioni dell’ieri sono parte di uomini che vivono in un oggi che non può che influenzare la visione del passato. E questo non riguarda solo gli storici, anche perché le nostre percezioni della storia, in particolare quella recente, sono spesso debitrici delle immagini e delle parole espresse dall’arte, sia essa cinematografica, letteraria o pittorica.

In questo focolaio di detti e non detti, in redazione ci siamo posti l’interrogativo sulle percezioni da parte di chi all’interno del Fascismo è diventato generazione. E chi meglio di un’artista, uno scrittore nella fattispecie, può cogliere degli elementi di fondo che poi concorrono a formare la narrazione di una esperienza condivisa com’è stata quella di avere vissuto e convissuto con un laboratorio politico unico in Europa fino a quel momento. Per la generazione nata con il Fascismo l’aver vissuto un comprensorio storico denso di avvenimenti epocali e laceranti per la storia dell’uomo e dell’umanità è rimasto un segno indelebile della propria esperienza, indipendentemente dall’aver scritto di Resistenza, Guerra civile o altro. Vi rimane sottotraccia come un fiume carsico che incide sulle proprie radici anche senza affiorare in superficie.

I protagonisti del numero vedono nel 1922 l’anno della loro nascita. Chi è nato quando le camicie nere si impossessarono del potere ha poi convissuto negli anni cruciali della formazione di ogni uomo la nascita del Regime, la Guerra Mondiale, il biennio 43/45, la nascita della Repubblica e la bipartizione parlamentare – e non solo – creata dalle elezioni del 1948 tra DC e PCI destinata a restare immutata per oltre 40 anni.

In questo senso rimane il dubbio se i “grands hommes” nascono da sé o sono creati dalla contingenza che li fa vivere in momenti storici che finiscono per generare talenti irripetibili. Forse la risposta è nel giusto mezzo, ma indubbiamente aver vissuto una fase storica complessa in cui si era obbligati a “crescere in fretta” per poter prendere delle decisioni fondamentali nella propria vita è un formidabile acceleratore di convinzioni, percezioni e decisioni.

I ragazzi del 1922 si sono trovati a scegliere (o paradossalmente anche a scegliere di non scegliere) la propria “posizione” nel 1943 a soli 21 anni. Hanno dovuto – con 20 anni di indottrinamento alle spalle – prendere una decisione in un contesto quasi sempre di solitudine. Ce ne sono stati molti che hanno compiuto una scelta che potremmo definire “vincente” e che, conseguentemente, si sono trovati sul carro “giusto”. Tra questi i 4 protagonisti di questo numero di Memorie per Domani: Bianciardi, Fenoglio, Meneghello e Pasolini. Temperamenti diversi, luoghi d’origine diversi, carriere diverse e riconoscimenti post-mortem diversi.

Eppure accomunati da una amarezza di fondo per quel che sarebbe potuto essere e non è stato e che li ha fatti diventare straordinari cantori di un’umanità dolente e amareggiata. Autori scomodi in quell’Italia nata dalle grandi speranze del 1945 (la seconda pietra angolare del secolo, giustamente). Un’idea di futuro che fu – per loro – frustrata se non annichilita da un presente conformista e regressivo.

Il fil rouge di questi quattro grandi narratori è quindi la delusione?

E’ una domanda che lasciamo a chi intende leggere i contributi che seguono, cercando la via di una risposta difficile, parziale e soggettiva. Il nostro tentativo, come sempre, è quello di proporre domande, non confezionare risposte. E parlare del 1922 da una prospettiva diversa che introduce appieno le conseguenze di un fatto storico nel futuro di una comunità e nelle ansie di una generazione.

E’ un anno che ha rappresentato un mondo.

Un mondo che cambia senza contestarne le fondamenta. Un mondo che ha contribuito a formare avanguardie impazienti che si sono sentite inadeguate e sconfitte, lasciandoci, tuttavia, pagine di sfolgorante bellezza.


Memorie per Domani è un contenitore semestrale che si articola in diverse sezioni che si possono raggruppare attorno ad alcune idee cardine.

I contributi saggistici si accompagnano a “riscoperte” di riflessioni del passato che intendono illuminare il domani, come la storia e il suo studio normalmente fa.

Seguono poi le segnalazioni libraie e le narrazioni, capisaldi di quello che la rivista e i Quaderni dell’Italia antimoderata testimoniano con la loro stessa esistenza: rendere accessibile a tutti la conoscenza – o almeno lo sforzo di approfondimento – di protagonisti, stagioni, movimenti non così “popolari”. Il tutto con l’intento di avvicinare all’interesse per questi argomenti.

Abbiamo deciso di chiamare Memorie per Domani questa rivista, per ora a cadenza semestrale, con la scelta assolutamente controcorrente di farlo uscire in forma cartacea come supplemento al Notiziario del Centro di Documentazione di Pistoia, che tenacemente è arrivato nel 2022 al suo 53° anno di vita.

Direzione: Antonio Benci, Antonio Schina

Redazione: Andrea Bagni, Sergio Dalmasso, Lucia Innocenti, Giorgio Lima, Alessandro Milani, Cesare Pianciola, Franco Toscani