Mostra: 42 - 42 di 46 RISULTATI

Con tutto l’amore di cui siamo capaci – Prima ristampa

È appena stato ristampato

Con tutto l’amore di cui siamo capaci
Il nostro modo di essere preti

Conversazioni di Beppe Pratesi e Lucia Frati con Antonio Schina

Prefazione di Alberto Bruno Simoni op, della redazione di «Koinonia»
Postfazione di Valerio Gigante, della redazione di «Adista»

Centro di Documentazione di Pistoia Editrice, gennaio 2021, pagine 154, € 12,00
Ristampa: gennaio 2023

ISBN: 978-8896258-18-7

Recensioni

Don Beppe Pratesi: il prete contadino, marito e padre, di Tomaso Montanari, su «Il Fatto Quotidiano», 6 febbraio 2023


Per richiedere il libro, effettuare un bonifico di € 12,00 sull’IBAN IT92 Y030 6913 8301 0000 0001 643 intestato a Centro di Documentazione di Pistoia, specificando nella causale “Acquisto libro Con tutto l’amore di cui siamo capaci” e l’indirizzo per la spedizione.

Info: cdp@comune.pistoia.it


«Una rivisitazione a tutto campo di un periodo, di personaggi, del sorprendente mondo fiorentino a cavallo del Concilio Vaticano II, ma in ultima analisi una lenta ed efficace operazione di laicizzazione della fede e di de-clericalizzazione della chiesa, tanto invocata ai nostri giorni da Papa Francesco ma difficilmente raggiungibile.

I campi di azione e i mestieri in cui Beppe Pratesi si è trovato ad impegnarsi – sempre nella linea della naturalezza al di fuori di ogni ideologismo – sono davvero molteplici: la fabbrica, la terra, la sanità, il sindacato, la scuola, il volontariato, l’accoglienza, la famiglia ecc…, in luoghi sempre diversi: sfaccettature di una esistenza tanto variegata, quanto lineare ed unitaria nel suo orientamento e nella sua coerenza. Ma a fare da filo conduttore tra tanta varietà di situazioni rimane il suo essere “prete” sempre e comunque, a cominciare dal fronte dei “preti operai” o di “operai preti” fino all’incontro e all’unione con Lucia Frati, anche lei coinvolta in questa intervista, e alla paternità di cinque figli». (dalla prefazione di Alberto Bruno Simoni op)

Se c’è un fenomeno della modernità che va rinnegato, combattuto e vinto (ma è sostanziale ai rapporti sociali e alla struttura economica, quindi è impresa difficilissima) è l’individualismo competitivo. Un mondo nuovo viene dalla lotta di tutti contro questa alienante deformazione di ciò che costituisce l’essenza della nostra dimensione umana,
ossia l’essere-con, la relazione con l’altro, la costruzione di comunità. Libri come questo ci aiutano a comprenderlo perché ci collegano all’esperienza di chi questo impegno lo haassunto prima di noi. E ci rende più chiaro il cammino. E il modo per proseguirlo. (dalla postfazione di Valerio Gigante)


Il 20 ottobre 1964 Lorenzo Milani scrive una breve lettera a un giovanissimo prete, che in quel momento è cappellano a San Salvi, quartiere fiorentino, invitandolo a firmare il documento, da lui promosso insieme a Bruno Borghi, contro la rimozione di monsignor Gino Bonanni da rettore del seminario, in cui si pone, per la prima volta, la questione della necessità di un dialogo autentico, non formale, tra vescovo, parroci e fedeli, mettendo in discussione lo stesso rapporto con il vescovo, fino ad allora di dipendenza assoluta. Lorenzo usa una espressione tipicamente sua: “Sei uscito da poco di seminario e saresti un ingrato se ti disinteressassi”.

Quel prete è Beppe Pratesi, che non si disinteressa allora e non si disinteresserà più, sempre schierato dalla parte degli ultimi. È tra i pochissimi firmatari di quel documento, fondamentale per la Chiesa fiorentina e italiana: “Su certe cose non si torna indietro” dice Beppe, riflettendo cinquant’anni dopo.

Beppe appartiene alla generazione appena successiva a quella di Milani e Borghi: in seminario, a Firenze, ha avuto come rettore appunto Gino Bonanni, vivendo l’esperienza del rinnovamento da lui promosso. Ha avuto come insegnanti, tra gli altri, Enrico Bartoletti, Giovanni Vannucci, Luigi Rosadoni, ha seguito le iniziative del sindaco Giorgio La Pira, è stato partecipe del confronto e delle discussioni che ha suscitato l’uscita, nel 1958, del
libro Esperienze pastorali di Milani.

Cappellano prima a Palazzuolo sul Senio, poi a San Salvi, poi a Montelupo Fiorentino, ottiene dal vescovo di andare a lavorare, assieme ad un altro sacerdote, suo compagno in seminario, Beppe Socci, come bracciante agricolo a Castiglioni, comune di Montespertoli, nella tenuta dei Frescobaldi, avviando nello stesso tempo una comunità, che ha a riferimento i Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld e che suscita interesse e partecipazione.

Dopo l’intervento del cardinale Florit, che ordina l’interruzione di questa esperienza “nè lì, né altrove, né in nessun altro luogo”, vive nella comunità del Porto di Viareggio fondata da Sirio Politi, mentre è operaio metalmeccanico alla F.E.R.V.E.T., azienda di riparazione e manutenzione di carri ferroviari. È a lungo delegato sindacale, impegnato in vertenze e mobilitazioni, di carattere politico e sociale. Nel frattempo, conosce Lucia Frati, ad un certo punto decidono di andare a vivere insieme, avranno 5 figli e, come racconta Beppe, “continua a fare il prete assieme a lei”. “Condividere il sacerdozio con una sposa non solo non è tradimento o abbandono, ma è viverlo con sensibilità femminile, sotto lo sguardo materno e paterno del Padre”.

Farà l’esperienza di una cooperativa agricola nel pisano, di un’altra in Mugello, terra delle sue origini, in cui ritorna a vivere alla fine degli anni ‘70, è poi vivaista e giardiniere. Fa un’esperienza di volontariato in Burundi. In Mugello, tra le tante iniziative in cui è coinvolto, è attivo nelle lotte ambientali contro l’alta velocità e impegnato nel sociale, soprattutto sul tema della salute mentale, con l’associazione Astolfo, di cui sarà tra i fondatori e poi in solidarietà con le vittime della comunità del Forteto. Una vita intensa, senza mai smettere di considerarsi prete, al di là del rapporto interrotto, non per sua volontà, con la gerarchia, e con un modo che si potrebbe definire “naturale” di risolvere la questione del celibato.

In appendice al libro, l’originale della lettera di Borghi e Milani, articoli sulla esperienza di prete operaio, il programma della cooperativa “Il Bosso”, un ricordo di Beppe Socci, due interventi sulla visita di papa Francesco a Barbiana.


Sommario

Alberto Bruno Simoni op, introduzione

CONVERSAZIONI

Ho sempre fatto le cose alla rovescia
Io non ho avuto una speciale chiamata
In seminario
Luigi Rosadoni
A Palazzuolo sul Senio
Cappellano a San Salvi
Non pensavo di fare nulla di strano
Su certe cose non si torna indietro
In bocca una amarezza
Bracciante a Castiglioni
La processione del Corpus Domini
I tre Beppi
Nè lì, né altrove, né in nessun altro luogo
A Viareggio con Beppe Socci
In fabbrica
Vorrà dire che a Pasqua si mangerà sbadigli
Io ho continuato a fare il prete assieme a lei
Tra i contadini di Pontasserchio e Vecchiano
Il coordinamento dei preti operai
Babbo, ma questo ce l’ha con te
Il ritorno in Mugello
Una casa aperta
Nel Burundi
Volontari per la salute mentale
Casa al Giogo: un rifugio per la consapevolezza
La rete regionale toscana utenti salute mentale
Un manicomio dentro se stessi
Alta velocità: le lotte per l’ambiente, gli operai
Ho vissuto nella naturalezza
Si son fatte tante battaglie
L’incontro fu bello

Valerio Gigante, postfazione

DOCUMENTI

Lettera di Bruno Borghi e Lorenzo Milani sulla rimozione di Mons. Bonanni (1964, copia dell’originale)
Storie di lavoro: una giornata in fabbrica (1971)
Sacerdozio e scelta di classe (1971)
Cooperativa agricola Bosso, Presentazione (1983)
Una persona speciale: Beppe Socci (2004)
Grazie a Francesco, grazie a Lorenzo, da “Il Galletto” (2017)
Non so se don Lorenzo (2017)