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Notiziario CDP 263

Maggio-Agosto 2020

Ambiente

Adista, n. 42, 7 dicembre 2019 abbonamento annuale cartaceo € 75,00
Numero speciale dal titolo Alla ricerca del pianeta perduto: M. Correggia riporta proble-mi legati al cambiamento climatico e alcune soluzioni proposte da dossier, rapporti e varie figure autorevoli; L. Boff parla di ecoteologia di liberazione che unisce nella lotta tutti gli esseri viventi aggrediti e minacciati da un mo-dello insostenibile di sviluppo e gli individui sfruttati, oppressi, discriminati; M. Barros si concentra sull’Amazzonia e riporta un brano di un discorso di uno dei più importanti lea-der indigeni ricevuti dal papa durante il sinodo per quella regione; nel pezzo di B. Salvarani viene analizzata l’enciclica Laudato si’ dal punto di vista ecumenico e interreligioso per cercare punti di incontro tra le varie religioni e proporre comportamenti che esse dovreb-bero adottare; della situazione italiana tratta invece M. Bersani: dissesto idrogeologico, de-grado del suolo, siccità, utilizzo dei pesticidi, inquinamento e necessità di un cambiamento immediato per risolvere la “contraddizione ecologica” nel nostro Paese; infine M. Porta-luri ripercorre la storia dell’Italsider (Ilva dal 1995) di Taranto, tra la speranza di restituire lavoro al Sud negli anni Sessanta e danni am-bientali e sanitari.

Malamente, rivista di lotta e critica del terri-torio, n. 14, maggio 2019 € 3,00
Miguel Amorós nell’articolo La guerra contro il territorio, ci racconta come il capitalismo, dopo aver reso gli esseri umani schiavi del lavoro e del consumo, ha dichiarato guerra al territorio, inteso non soltanto come “paesag-gio” o “ambiente” ma come unità di un luogo con i suoi abitanti che comprende quindi anche cultura, storia e relazioni. L’autore propone di ripartire dalla difesa dei territori e da una ruralizzazione smantellando industrie e infra-strutture e critica inoltre i concetti di “sviluppo sostenibile” e “decrescita felice” e altre visioni estreme e opposte.

Malamente, rivista di lotta e critica del territo-rio, n. 17, marzo 2020 € 3,00
Segnaliamo l’articolo Vecchi strumenti per nuove agricolture. Che farsene delle cono-scenze contadine? di M. Badal Pijoan, attivista e ricercatore nell’ambito della cultura rurale e della critica all’industrializzazione delle cam-pagne. Qui descrive ragioni e difficoltà dei ten-tativi di recupero dell’agricoltura tradizionale, un’eredità che andrebbe applicata integrandola a nuove conoscenze, senza tornare a una pre-sunta “età dell’oro contadina” ma eliminando tecniche distruttive e guardando oltre l’agri-coltura industrializzata che conosciamo.

Nunatak, rivista di storie, culture, lotte della montagna, n. 56, primavera 2020 € 3,00
In Grecia cresce l’opposizione agli impian-ti industriali di produzione di energia eolica che devono soddisfare l’aumento di richiesta di energia elettrica per automobili, stoccaggio dati informatici, antenne di telefonia e altro ancora. Dietro la produzione green si nascon-dono speculazione e distruzione del territorio. I residenti dell’area circostante le montagne di Agrafa hanno organizzato appuntamenti e di-scussioni sull’opportunità di un parco eolico industriale nella zona.

Missione Oggi, n. 2, marzo-aprile 2020 € 5,00
Nel dossier Crisi ecologica ed economia cir-colare a cura di M. Ruzzenenti, articoli di M. Ruzzenenti, B. Bignami, M. Agostinelli, M. Caldiroli, M. Cerani, P. Cacciari su la con-versione ecologica della società, cercando di offrire concreti strumenti alle idee e all’entu-siasmo del movimento Fridays For Future e di Greta Thunberg. Chiude il dossier una ri-flessione sulla possibile conciliazione tra capi-talismo e natura.

Solidarietà internazionale, n. 1, gennaio-feb-braio 2020 € 6,00
Segnaliamo il reportage Black World a cura di E. Zani, un progetto fotogiornalistico inizia-to nel 2012 e ancora in corso che si concentra sulle estrazioni illegali di minerali nel mondo. In questa parte del viaggio ci porta nella Re-pubblica Democratica del Congo, in Burkina Faso, Filippine ed Uganda. Diritti fondamen-tali come quello all’acqua potabile, all’istruzione, alla sanità sono compromessi dalle estrazioni illegali e ciò che vi è connesso. I proventi dei traffici illeciti servono quasi sem-pre all’acquisto di armi.

Nigrizia, n. 2, febbraio 2020 € 4,00
Nel progetto Muraglia verde panafricana a cura di M. Gatti si contrasta il degrado e la desertificazione ambientale e sociale per favo-rire un’economia ecosostenibile. La nascita e lo sviluppo del progetto prevede di rigenerare 100 milioni di ettari entro il 2030, di sequestra-re 250 milioni di tonnellate di carbonio e crea-re 10 milioni di posti di lavoro in aree rurali in ventidue Paesi coinvolti.

Una città, n. 264, marzo 2020 € 8,00
In Comunità energetiche, viene riportata a cura di A. Cavalli una intervista a M. Calì, professore emerito di Fisica Tecnica nel Poli-tecnico di Torino e autore nel 2014 di Guida all’energia nella natura e nelle civiltà umane che si occupa da circa due decenni di energia e ambiente. Calì descrive con esempi l’espe-rienza delle “comunità energetiche locali”, di associazioni diffuse in tutto il mondo che si organizzano per approvvigionarsi e, se possi-bile, produrre e scambiare energia elettrica e altre risorse; espone le difficoltà poste dalla legge italiana che vieta l’autoproduzione per i propri consumi; illustra il ruolo delle nuove tecnologie e quello, ancor più importante, di una cultura della cooperazione.

L. Martinelli, Salviamo il paesaggio!, Ma-nuale per cittadini e comitati: come difendere il nostro territorio da cemento e grandi opere inutili, Altreconomia 2013, pp. 95 € 5,90
È un libro datato ma ancora attuale. Le cose in tutti questi anni non sono cambiate e siamo an-cora a cercare di impedire il consumo di suolo. Si tratta di un dizionario utile per la difesa del territorio in dieci parole chiave: mappare, in/formare, riutilizzare, simboleggiare, manife-stare, ripensare, tutelare, presidiare, giustap-porre, aggregare/partecipare.

S. Mancuso, La nazione delle piante, Laterza 2019, pp. 139 € 12,00
Immaginiamo, accompagnando l’autore, che il mondo delle piante formi una grande na-zione, molto più estesa di quelle esistenti, conmiliardi di cittadini (solo gli alberi sul pianeta sono stimati in 3000 miliardi) e con una pro-pria Costituzione, democratica ovviamente. Gli articoli di questa Costituzione regolano la convivenza di tutti gli esseri viventi, stabilen-do delle norme che siano rispettate anche dagli animali, compreso l’uomo. Un’utopia? Senza dubbio ma affascinante, che ci fa illudere che gli esseri viventi abbiano tutti gli stessi diritti e doveri. Gli articoli di questa Costituzione sono solo otto ma formidabili: sancisce la libertà di movimento senza confini per ogni essere vi-vente, il diritto all’acqua all’aria, al suolo non inquinati; vieta il consumo delle risorse non ricostituibili, ecc.. Tutti gli articoli sono suppor-tati da un’ampia documentazione scientifico-divulgativa per dimostrare che sono necessari ed urgenti se vogliamo cominciare a conside-rare la Terra come la casa di tutti gli esseri vi-venti. Può essere considerata un’utopia desti-nata a rimanere tale che tuttavia ci indica come sia necessario e particolarmente urgente cam-biare l’approccio della società umana all’uso delle risorse e imparare a convivere con le al-tre specie umane. Anzi, forse, vuol dirci che dobbiamo cambiare completamente la nostra società. (m. b.)

S. Mancuso, L’incredibile viaggio delle piante, Laterza 2018, pp. 144 € 18,00
Noi umani pensiamo che le piante siano esseri immobili. Conosciamo pochissimo delle loro vite e spesso le consideriamo di minore impor-tanza rispetto al mondo animale di cui gli uo-mini fanno parte. Invece, le piante non si spo-stano come individui durante la loro vita ma viaggiano nel tempo e nello spazio come spe-cie e l’autore lo dimostra narrandoci le storie di piante pioniere o sopravvissute, solitarie o strateghe sottili, grandissime e maestose o pic-cole ed insignificanti nell’aspetto ma sempre piene di vita, di una vita intelligente, comuni-cativa, degne di attenzione e di essere cono-sciute meglio. Le piante sono in grado di vi-vere per lunghissimi tempi come l’Abete rosso “Old Tjikko” (nome datogli dal suo scopritore) in Svezia, che è considerato l’albero più antico del mondo con un’età di 9560 anni; possono sopravvivere a disastri spaventosi come a Hi-roshima dove esistono gli Hibakujumoku, al-beri sopravvissuti alla bomba nucleare e molto rispettati dai giapponesi, il cui campione è un salice piangente con le radici a solo 370 metri dall’epicentro dall’esplosione; sono in grado di colonizzare luoghi lontanissimi viaggian-do con il tempo, attraverso vari vettori, dagli animali al vento e all’acqua. Gli alberi sono in grado anche di efficacissime strategie per dare ai loro semi – le generazioni future – la mi-gliore possibilità di sopravvivere e prosperare. Cercare di migliorare le nostre interazioni con le piante e quindi di scoprire il loro mondo, può aprirci un universo strabiliante e ricchissi-mo. Il libro è arricchito da acquerelli; da legge-re con gli occhi spalancati per lo stupore e con la mente aperta a guardare il nostro giardino e il nostro pianeta con “altro sguardo”. (m. b.)

E. Giovannini e D. Speroni, Un mondo so-stenibile in 100 foto, Laterza 2019, pp. 250 € 24,00
Una bambina in mezzo ad una distesa di ghiac-ci disciolti, un surfista che cavalca un’onda colma di rifiuti, lanterne solari per i contadini filippini, il prototipo di una casa ruotante eco-logica: scatti di una fotografa assolutamente famosa come Manuela Fugenzi, di un pianeta che soffre e che ci fanno immaginare un piane-ta più vivibile. Sono alcune delle immagini che compongono questo volume e si interfacciano con vari testi che fanno il punto della situazio-ne sullo stato di salute del pianeta, ribadendo la necessaria denuncia ma offrendo anche ri-flessioni per un mondo sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Punto di partenza è quell’Agenda 2030 (in-vero, sconosciuta ai più) sottoscritta nel 2015 dai governi di 193 nazioni – compresa l’Italia – che è un programma di azione articolato in 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e che ri-guardano il clima e l’energia; la povertà e le diseguaglianze; l’economia, l’innovazione e il lavoro; il capitale umano, la salute e l’edu-cazione; la qualità dell’ambiente; il capitale sociale. Manca completamente l’analisi critica di alcuni problemi legati alle strategie di pote-re e di guerre economiche, militari e culturali che stanno dilaniando il pianeta e che hanno come risultato l’ipotetica fine dell’umanità en-tro questo secolo se non prima. D’altra parte questo lavoro – comunque interessante per la mole di dati e informazioni che fornisce – na-sce da un progetto unitario dell’Asvis (Alle-anza italiana per lo sviluppo sostenibile, che riunisce oltre 240 soggetti della società civi-le), la casa editrice Laterza ed Enel (il ché fa nascere più di un dubbio per vari motivi) ed è difficile immaginare che – per dirla con le parole di Giovannini – “la consapevolezza dei rischi e dei costi che già oggi vengono soste-nuti, soprattutto dai più deboli, deve stimola-re l’agire comune a favore della sostenibilità, sapendo che il tempo disponibile è minimo” possa essere governata da chi, supinamente, ha deciso sempre di subordinare il bene comune agli interessi di pochi. Il libro è interessante, la barbarie è già qui. (i.b.)

F. Pachetti, La raccontadina, Racconti a pas-so di vanga, Pentàgora 2019, pp. 211 € 15,00 Un viaggio introspettivo costellato da rifles-sioni, immagini, paragoni e confronti sullo stile di vita scelto. Se vi aspettate lezioni di agricoltura naturale, da bio alla permacoltura, e storie sociali di vita rurale non è questo lavo-ro a darvi la risposta. Qui si viaggia alla ricerca delle ragioni profonde del vivere, una ricerca che parte dal rapporto con la terra per trovare un rapporto con se stessi. D’altronde l’autrice ci ricorda che “lo scopo dell’agricoltura non è far crescere i raccolti, ma la coltivazione e il perfezionamento degli esseri umani”. Molto bella la prima di copertina. (i.b.)

A. Giraudo, Storie straordinarie delle materie prime, Add 2019, pp. 247 Quando si parla di materie prime, è automati-co pensare a petrolio, gas, ferro, e pensiamo a quanta forza economica e politica danno ai ter-ritori che li estraggono. Ma questo vale anche per l’oro, l’argento, spezie, cereali, soia e mer-curio, torba e granturco, sale e seta, diamanti e chiodi di garofano, tutte materie che hanno partecipato con le loro storie alla Storia, tra continue guerre, complotti e lotte delle varie potenze delle diverse epoche. Un’oncia di seta equivaleva a un’oncia d’oro nella Roma impe-riale, e lo stesso accadeva per il sale, che oggi buttiamo sulle strade per impedire che si for-mi il ghiaccio. Il duello nel Mediterraneo fra papiro e pergamena è vinto dalla cartapecora che viene poi sconfitta dall’arrivo della carta e così via. La battaglia del pepe fra Venezia e Lisbona è durata un secolo. La storia dello zucchero di canna è iniziata in Nuova Guinea e Polinesia da dove si diffuse in India, i Greci e i romani lo chiamavano infatti, “sale indiano”. Ma vengono ricordate anche le storie di ghiac-cio, alghe, belladonna, mercurio, platino che si intrecciano con altri prodotti tra cui, in epoche diverse e posti diversi anche schiavi. Interi villaggi e popolazioni ridotte in schiavi-tù e scambiate con prodotti, e di alcuni di que-sti oggi non conosciamo neanche l’esistenza. Il libro, attraverso quaranta piccole e grandi storie di materia che hanno preso parte alla co-struzione della storia dell’umanità ci racconta anche l’evoluzione dell’impatto ambientale della presenza umana. Interessante anche perché riesce a fare im-maginare gli odori, i profumi, i fetori, le fra-granze, i colori, i gusti, i sapori di una guerra continua per il predominio nella predazione di risorse che spesso appartengono all’intero pia-neta. (i.b.)

G. Pellegrino e M. Di Paola, Nell’Antropoce-ne, Etica e politica alla fine del mondo, Deri-veApprodi 2018, pp. 267 € 18,00 Il termine Antropocene coniato negli anni Ot-tanta indica la nuova era geologica dopo l’olo-cene, in cui vivremmo, caratterizzati dal fatto che gli esseri umani sono diventati parte attiva nei pocessi della natura e dell’ambiente e que-sto ci mette di fronte alla necessità di rivedere alcune nozioni essenziali per la riflessione mo-rale e politica sugli effetti della condotta uma-na sull’ambiente naturale. Dalla parte finale dell’Introduzione degli au-tori: «Ma c’è un differente e più formidabile spettro che ci inquieta: gli ultimi giorni dell’u-manità potrebbero essere quelli di massima potenza degli esseri umani, quando si sarà compiuto il progetto umano di dominio sulla natura, o meglio quando il dominio avrà porta-to alla distruzione definitiva del dominato. Potrebbero essere un gran malanno dell’atmo-sfera, appunto, o una pazzia distruttiva della mente umana a porre fine alla storia. Anzi, il gran malanno potrebbe essere proprio l’ultimo frutto della nostra pazzia. Dopo anni di minacce nemiche, potremmo essere di fron-te a una minaccia senza nemici – oppure, po-tremmo accorgerci che, per stanare il nemico, basta guardarsi allo specchio. Le pagine successive sono dedicate alla storia e all’idea di questo differente spettro che si aggira per il nostro mondo – lo spettro della fine della natura – o meglio, dell’inizio di una natura del tutto dominata dagli esseri umani, di una natura ibrida e di un artificiale che diventa il nuovo naturale.
Questo libro ragiona sull’idea della fine del mondo, per andare oltre – per indicare un’e-tica e una politica dell’ambiente oltre la fine del mondo».

G. Calligaro, La prossima felicità, storie di persone libere, resistenti, felici, Altrecono-mia 2018, pp. 125 €13,50
L’autrice racconta alcuni suoi incontri con per-sone non comuni per esperienze di vita e pre-disposizione personale.
Si tratta di esseri umani non di eroi, non ricchi né popolari ma esseri schivi, solitari che hanno coltivato dentro se stessi la disciplina della ter-ra, del cibo, del tempo e della natura, sceglien-do la sobrietà e la semplicità. Essi si definiscono persone “diversamente fe-lici”, nel senso che per loro la felicità risiede nella ricerca della propria strada anche se si-gnifica andare contromano. Essenzialmente praticano un’altra economia e danno più im-portanza alle relazioni che al denaro, si autopro-ducono il cibo e consumano l’essenziale. (c.b.)

R. Proenneke e S. Keith, Da solo nelle terre selvagge, Piano B 2020, pp. 286 € 20,00 Vivere in una terra selvaggia e incontaminata, là dove l’uomo non è mai stato prima. Sceglie-re un luogo idilliaco, tagliare alberi e costruirsi una casa di tronchi. Divenire un artigiano autosufficiente e ricava-re ciò che serve dai materiali disponibili. Non per allontanarsi dal mondo, ma per vivere feli-ci con i propri pensieri e con la propria compa-gnia. Migliaia di persone hanno questo sogno nel cassetto, ma Dick Proenneke riuscì a tra-sformarlo in realtà: trovò il luogo adatto sulle rive di un meraviglioso lago in Alaska, costruì la sua baita e lì vi rimase, per quasi trent’anni. Ha cacciato, ha pescato, ha coltivato il suo orto e si è procurato la legna per scaldarsi nei gelidi inverni. Questo libro è il resoconto delle esplorazioni, delle attività quotidiane e della catena di even-ti naturali che costantemente gli hanno tenuto compagnia. Bellissime le innumerevoli foto-grafie che arricchiscono il libro.


Animalisti

M.P. Faggioni e A. Giorgi, Uomini e animali. Per un’etica della relazione e dei destini comuni, EDB 2019, pp. 200 € 17,50
Gli autori, una biblista e un bioeticista, sono convinti come Francesco d’Assisi che tra gli uomini e gli animali esista un’alleanza originaria. Il loro studio si articola in tre momenti: il progetto creativo di Dio come sguardo d’amore su tutte le creature, simboleggiato dalla pace edenica; la frattura dell’armonia e la caduta nell’e-goismo e nello sfruttamento degli animali; il sogno di rinnovare la comunità del settimo giorno, che proietta uomo e animale nella luce definitiva della Pasqua.
Gli uomini e gli animali, nella fede cristiana, sono creature. Recuperando questa dimensio-ne originaria tutto ciò permette una feconda convergenza normativa tra etica animale di ispirazione cristiana ed etica animale di ispi-razione secolare. Riconoscere il valore della vita animale e di ciascun animale è tutt’uno con una nuova visione del mondo; si configu-ra, infatti, come responsabilità verso l’intero ecosistema, bene comune di tutte le creature.

M. Pais, Animali come noi, Longanesi 2019, pp. 206 €16,90
L’autrice del libro, fin da piccola, sapeva che, da grande, si sarebbe occupata di animali: vo-leva diventare veterinaria. E così è stato. Pur non avendo in famiglia avi che in tale professione si fossero cimentati, alla fine del libro svela a chi deve in gran parte il suo antico e perdurante amore verso tutte le crea-ture viventi: al padre, anche lui appassionato, fin da piccolo, di animali. Amore trasmesso alla figlia nei racconti che attingevano alla sua stessa infanzia. Non potendo accogliere in casa tutti gli animaletti più o meno domestici (cani, gatti, passerotti, ma anche un pipistrello) – la madre, infatti, opponeva strenua resistenza alla passione della figlia, a riprova che le vere passioni si alimentano e della condivisione e degli ostacoli – la bambina intanto leggeva, apprendendo, dalla biblioteca della città vec-chia di Oristano, tutto lo scibile possibile e, con una tattica ben collaudata, un po’ rispet-tando i divieti e un po’ infrangendoli, accoglie-va clandestinamente tutti quegli animaletti che si mettevamo sulla sua strada e che lei curava, restituendo loro la libertà, se proprio non riu-sciva a debellare l’ostracismo della madre. Monica Pais è diventata veterinaria, ha sposato un veterinario e con lui ha iniziato, prima in un ambulatorio, poi nella Clinica Duemari, a cu-rare tutti gli animali: paganti, randagi, selvatici e marini, sempre nel grande rispetto della vita dei nostri simili, gli “animali come noi” che titolano il suo bel libro. Un libro che fa bene, perché ci ricorda da dove veniamo, chi siamo e quanto perdiamo quando, convinti della no-stra autosufficienza e superiorità, ci chiudiamo dall’accogliere i nostri simili, quali che siano. Insomma, se siete curiosi nel senso più ampio della parola, Animali come noi vi attende. Si legge bene, riattiva o evoca l’antica fratel-lanza che ci fu tra noi e i nostri progenitori animali, e ridimensiona l’ego smisurato a cui abbiamo ridotto la nostra umanità. (l.b.)

N. Feltrin e F. Lovato, Umani, prede e preda-tori, Graphe.it 2019, pp.71 € 10,00
Due voci, due soggettività con diverse forma-zioni e competenze si interrogano in questo sapiente libretto su cosa abbia significato nel-la storia umana essere usciti, tout court, dal-la condizione di animale erbivoro, preda dei grandi carnivori, per convertirci – unilateral-mente – alla dimensione indiscussa e irrever-sibile di predatore, da tutti temuto ed evitato. Cosa, questa alienazione dal grembo da cui veniamo, abbia comportato per noi, recisi tutti i legami che agli animali, nostri progenitori e maestri, ci legavano. “È dalla vita degli animali con i quali si tro-vava in stretto contatto che (l’uomo primitivo) ha imparato le prime lezioni di valorosa difesa delle altre creature, il sacrificio di sé per il bene comune del gruppo, l’amore dei genitori senza limiti, e i vantaggi della socialità in genere. Le concezioni di virtù e debolezza sono zoologi-che, non umane” (ivi cit. da P. Kropotkin). “L’ideologia del dominio poteva essere funzio-nale quando la popolazione umana era più ri-dotta e i suoi bisogni minori, quando la natura godeva ancora di buona salute, ma certamente non può esserlo nel mondo attuale. Per un nu-mero crescente di persone, l’ideologia del do-minio appare come una scuola dove vengono insegnati il suicidio collettivo e l’olocausto dei non umani” (ivi cit. da J. Mason).
E ora una mia associazione: quando l’uomo, divenuto cacciatore, con il suo fedele cane en-tra nella foresta, tutti gli animali – che prima lo salutavano e di cui comprendeva il linguaggio tacciono. Il padrone è solo.
Se prima ha imposto con la paura delle sue armi il silenzio su tutti, il silenzio ora gli torna carico della paura di chi, acquattato, immobile e vigile, si appresta a vender cara la pelle. Un epilogo, il nostro, ampiamente prevedibile stando a una fiaba di popoli dell’Amazzonia che la lettura del testo ha fatto riaffiorare in me e che volentieri condivido con gli autori di questo sapiente libretto. (l.b.)

G. Spessotto e S. Acquesta, Gli animali della via Jula, Luciana Tufani 2017, pp. 127 € 14,00
Dieci storie di animali, comuni e insoliti, ca-paci di interagire con l’ambiente e con gli umani ospitanti, rivelando un mondo di abi-lità, altrimenti a noi ignote. Gli animali si raccontano in prima persona e ciò rende la lettura fruibile per grandi e piccini che vo-gliano godersi del tempo insieme. Sono storie vere, con tanto di foto identificative e per-corsi di vita, scritte con empatia da due au-trici, entrambe poliedriche: una ha viaggiato molto, anche attraverso lavori diversi, l’altra da sempre interessata al mondo animale che ha introdotto nel reparto di pediatria dell’O-spedale di Padova e in altre strutture dove, grazie alla pet-therapy, si può guarire. (l.b.)

R. Rao, Il tempo dei lupi, Storia e luoghi di un animale favoloso, Utet 2018, pp. 253€ 18,00
Il lupo occupa un posto speciale nel nostro immaginario. Da sempre il suo rapporto con l’uomo è un rapporto complesso, fatto di pau-ra, diffidenza e affinità. Riccardo Rao traccia un ritratto inedito di questo straordinario ani-male e ci conduce in un appassionante viaggio alla scoperta del suo ruolo nella storia della cultura umana e della sua presenza nel territo-rio, in particolare in quello italiano, che i lupi stanno tornando a popolare dopo aver rischiato l’estinzione.
Tornare a riflettere sui lupi e sul loro ruolo eco-logico nel corso della storia è riscoprire il no-stro rapporto con la natura: per considerare le strade che ci possono far recuperare un legame vivo e partecipato con il territorio e per adottare una prospettiva di tutela e armonia con l’ambiente che ci circonda. Puntare l’attenzio-ne sulla storia del lupo, poi, serve per scoprire i motivi di una paura antica, che abbiamo impa-rato ad avere fin da piccoli. Anche se visto con gli occhi della contemporaneità, questo anima-le rimane per i più spaventoso, nonostante per anni i lupi siano rimasti confinati nelle fiabe. Il loro ritorno ci spinge a creare nuovi quadri mentali entro cui organizzare la presenza della natura nella nostra vita.

R. Marchesini, Il cane secondo me, Vi rac-conto quello che ho imparato dai cani, Sonda 2016, pp. 180 € 14,00
L’autore è etologo e zooantropologo, diretto-re del centro studi di filosofia post umanista e del Siua, Istituto formazione zooantropo-logica. In questo testo egli intende rendere omaggio a tutti i cani con cui ha lavorato o che ha incontrato. Nel rendere omaggio a que-sti animali l’autore ci spiega anche come en-trare in contatto con loro per stabilire un rapporto di reciproco scambio ricordando le parole di Zarathustra “ho trovato più peri-coli in mezzo agli uomini che non in mezzo alle bestie, perigliose sono le vie di Zarathu-stra, possano guidarmi i miei animali”. (c.b.)

A. Biscàro, Lady Peg. Vita di una cagnolina prodigio, Graphe.it 2019, pp. 112 € 10,90
Trattasi della biografia di una barboncina vis-suta a Chiari (BS) tra il 1950-1963. Per gran parte del testo si rimane increduli se si tratti di storia vera o racconto d’invenzione, ma il libro riporta foto della cagnetta “al lavoro”, articoli di quotidiani a lei dedicati, testimonianze di intellettuali, italiani e non: per tutti, Elizebeth Mann e Dino Buzzati. Dai “primi passi” alla “uscita in punta di zampe” è narrata la vita e la esibizione della barboncina.
Conclude il volume una bibliografia e l’indica-zione della Fondazione che conserva il mate-riale su Peg, a Chiari.
Nelle esibizioni, tutte a scopo benefico, Peg esegue le quattro operazioni, le radici quadrate, legge e “scrive” accostando le lettere dell’alfa-beto singolarmente riportate su supporti a lei adatti e interagisce con gli astanti, manifestan-do pensieri autonomi e una propria volontà. Mi domando cosa avrebbe rivelato di sé Peg se la sua unicità fosse stata accettata all’interno della sua natura canina, invece di essere piegata alle “prestazioni” che noi chiamiamo “intelligenti”, perché calibrate su di noi. (l.b.)

V. Perini, Il piccolo grande libro dei gatti, Editoriale Programma 2020, pp. 176 € 7,9
Indipendenti e affettuosi, eleganti e pasticcio-ni, dispettosi e irresistibili, i gatti si sono gua-dagnati il titolo di migliori amici dell’uomo a pari merito con la controparte canina, nonché il ruolo di assoluti protagonisti cattura-click nel mondo del web. L’alone di affascinante mistero che li circonda tuttavia persiste: il loro comportamento è spesso inspiegabile anche dagli esperti e molte sono le razze ancora se-misconosciute. Questo libro vi aiuterà a cono-scere meglio i vostri miagolanti compagni di vita, con tanti consigli utili per coccolarli e le schede sulle più svariate tipologie di felini do-mestici, da quelle celebri alle più rare.

G. Guazzaloca, Primo: non maltrattare, Sto-ria della protezione degli animali in Italia, La-terza 2018, pp. 234 € 20,00
Scritto dalla professoressa Giulia Guazzaloca, docente di Storia contemporanea del Diparti-mento di Scienze politiche e sociali dell’Uni-versità di Bologna.
Documentatissimo (le note di approfondimen-to in questo testo sono tante e qualificate come la ricca bibliografia), è un viaggio nel tempo che arriva quasi ai nostri giorni, scandendo gli eventi e le decisioni che hanno visto nascere, crescere, cambiare, l’associazionismo ani-malista. Dalle influenze inglesi della seconda metà dell’800 alle prime leggi dell’Italia unita, alla statalizzazione fascista dell’Ente protezio-ne animali, al dopoguerra della ricostruzione, gli sconvolgimenti degli anni ’70, le crisi, le ripartenze, le delusioni, i successi. Il libro aiuta a farci capire che in ogni epoca, a ogni latitu-dine, c’è chi si è battuto per gli animali. Molti sono gli esempi riportati insieme alla ricca produzio-ne teorica e letteraria che a cavallo (qui si può dire) dei due secoli iniziava a “dare gambe” a scelte alimentari nonviolente così come alla trasformazione della zoofilia in animalismo e poi nell’an-tispecismo. (g.f.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Campi di concentramento

In Olivelli partigiano beato, R. Menighetti presenta la figura di questo giovane dell’Azio-ne Cattolica e della «San Vincenzo». Medaglia d’oro della Resistenza, seppe trasfigurare in beatitudine gli orrori della guerra, le torture subite nel carcere di San Vittore, le sofferenze dei campi di sterminio di Fossoli, Flossembürg e Hersbruck.
In Olivelli partigiano beato, R. Menighetti presenta la figura di questo giovane dell’Azio-ne Cattolica e della «San Vincenzo». Medaglia d’oro della Resistenza, seppe trasfigurare in beatitudine gli orrori della guerra, le torture subite nel carcere di San Vittore, le sofferenze dei campi di sterminio di Fossoli, Flossembürg e Hersbruck. Anche P. Rizzi presenta la figura di Teresio Olivelli, morto ventinovenne nel gennaio 1945 nel lager di Hersbruck. Cattolico della diocesi di Vigevano, prende parte alla Resistenza e porta tra le trincee un messaggio di carità e conforto, prendendosi cura dei malati e dei più deboli.

F. Ingenito, Il coraggio di una scelta, Diario di prigionia di un soldato italiano in Germania (1943-1945), Effigi 2019, pp. 110 € 10,00 La vicenda degli Imi (Internati Militari Ita-liani), i soldati che dopo l’8 settembre furono deportati dal fronte di guerra nei lager tedeschi del Terzo Reich, è stata per tanto tempo di-menticata e ha avuto solo negli ultimi anni un effettivo riconoscimento storiografico quando finalmente l’attenzione è stata rivolta anche verso “l’altra resistenza”, condotta da giovani soldati che opposero un deciso rifiuto alle ri-chieste di tornare in Italia per combattere con la Repubblica Sociale, preferendo la prigionia e il lavoro forzato.
Un ruolo importante per dare luce a queste vicende è stato offerto dalla memorialistica riguardante la deportazione e la prigionia, la-sciataci dagli ex internati, che nei loro diari, superando finalmente un riserbo a lungo ce-lato, ci hanno raccontato come riuscirono a sopravvivere alle privazioni e alle sofferenze materiali e morali. Un evento bellico, unico ed importante, non fosse altro per il numero dei coinvolti, oltre 650.000, che l’hanno vissuto, e ancora più, sofferto e pagato. Ed è per questo che va ancora di più apprezzato che Franco In-genito, giovanissimo soldato di Napoli (1923) che all’età di 20 anni fu catturato ad Atene l’8 settembre 1943, e deportato in vari lager tede-schi, da Wietzendorf a Schneverdingen, abbia


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