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Notiziario CDP 254

Marzo-Ottobre 2017

Alimentazione

Memoria e ricerca, n. 2, maggio-agosto 2016
    27,00

Nell’articolo di E. Scarpellini Il cibo come cultura italiana nel mondo: dall’emigrazione alla globalizzazione, vengono presentate ipotesi interpretative sui motivi a lungo e a breve termine del successo globale della cucina italiana. Il punto di partenza è l’osservazione che la sua prima diffusione, dovuta all’emigrazione italiana, era principalmente limitata alle enclavi espatriate. Vengono considerati due casi paradigmatici: quello degli Stati Uniti per l’America e dalla Germania per l’Europa, che in realtà sono molto diversi fra loro, non solo a causa del diverso ruolo delle popolazioni migranti, ma anche per il forte flusso di turisti tedeschi in Italia. Poi c’è l’analisi dei cambiamenti che hanno avuto luogo soprattutto a partire dalla metà del XX secolo, che costituiscono le basi di un nuovo apprezzamento del cibo italiano. Tra questi cambiamenti, ciò che risalta è la capacità della cucina italiana di affermarsi, al di là dei singoli piatti o cibi simbolici, come modello culturale di riferimento. Questo è accaduto con lo sviluppo del concetto di dieta mediterranea, il che ha specifici connotati medici e nutrizionali. Inoltre, ci sono anche gli aspetti legati all’immagine edonistica dell’Italia come paese turistico, e la sempre più diffusa socializzazione intorno a cibi e bevande nel cuore del contesto urbano moderno. Dal 1980 il successo dei prodotti made in Italy ha contribuito a valorizzare il cibo italiano. In conclusione, si può dire che questa popolarità è legata essenzialmente a una costruzione culturale in armonia con le profonde esigenze della società contemporanea. 

Vita & Salute, n. 9, ottobre 2016   €      3,20

La rivista presenta un articolo di Gabriele Buracchi, Fame da morire, dedicato alla bulimia nervosa: che cos’è, come riconoscerla, le varie soluzioni per curarla e quelle da evitare, gli aspetti psicologici, l’importanza di ritrovare autostima e cura di sé.

A-rivista anarchica, n. 412, dicembre 2016- gennaio 2017 €       4,00

Inserto su Le cucine dell’amore, resoconto della settima edizione delle Cucine del popolo tenuto a Massenzatico (Reggio Emilia) fra settembre e ottobre 2016. In apertura l’intervento di Carla Chelo che ha parlato del rapporto tra fame, gastronomia e cambiamenti sociali dal dopoguerra a oggi. 

S. Manzin, Pane & Focolare. Se mangi con qualcuno passi subito a un livello più alto di amicizia, D’Ettoris 2016, pp. 157 €     13,90

La tavola, ma più in generale il cibo, non è solamente un’occasione per nutrirsi o per rilassarsi dopo una faticosa giornata: è anche un luogo di incontro e di comunicazione tra persone. Fin dall’antichità, il cibo ha accomunato interi popoli, facendoli sentire parte di una comunità, infatti anche l’orario e i vari tipi di piatti sono diversi da cultura a cultura. Mangiare alla stessa tavola quindi vuol dire appartenere a quel determinato gruppo che, quotidianamente, è la famiglia. Invitare qualcuno a mangiare, significa farlo entrare nella nostra vita. Mangiare insieme stringe anche legami ed è un momento di comunicazione intensa: lo possiamo constatare fin dal primo contatto tra un neonato e la propria madre. Ma il cibo è visto da alcune persone anche come una cosa negativa: le modelle anoressiche spesso diventano icone di bellezza e questo non fa altro che peggiorare le cose; il cibo rischia di diventare il nemico. (s.g.)


D. Annetta
, Atlante delle spezie, Pentàgora 2016, pp. 160         10,00

Le spezie colorano la cucina; la fanno più ricca, varia e gustosa; rendono la vita più fragrante, stimolano la creatività di chi – in casa per la famiglia o per se stessi o per lavoro nelle varie cucine – deve inventare nuovi piatti o rielaborarne di vecchi. In questo libro sono presentate 32 spezie (le principali ma anche varie meno conosciute), 11 miscele, 101 ricette.

Di ciascuna spezia è dichiarata la provenienza, tracciata la storia, segnalate le modalità di uso in cucina e, talvolta, anche nella farmacopea popolare. Il libro è dedicato soprattutto a chi è interessato alle cucine etniche ma anche a chi vuole provare nuove ricette (ce ne sono tante e alcune di queste semplici da provare). (i.b.)

C. Petrini, Buono, pulito e giusto, Giunti-Slow Food 2016, pp. 354         14,50

Dieci anni fa Buono, pulito e giusto, scritto da Carlo Petrini, leader non solo di Slow Food ma riconosciuto a livello mondiale come uno degli innovatori di pensiero, ha trasformato un titolo in uno slogan, una visione del mondo che ha rovesciato gli stereotipi sul cibo, l’ambiente, la natura, l’agricoltura. Oggi, con una riedizione ampliata a riflessioni post “decennali” di un libro e di un titolo diventati slogan fortunati, Petrini esorta il lettore a farsi egli stesso eco-gastronomo, a essere cittadino del mondo e protagonista di una grande rete internazionale che custodisca il pianeta mettendo la connessione ambiente/agricoltura/cibo al centro di un nuovo progetto di vita. Cerca anche di non essere prevedibile, anche se per molti ipotetici lettori scrive cose scontate sia sulla questione ambientale che sulla produzione di cibo e sulla spesa come atti politici. Certamente, ci sono scivolate nostalgiche su sapori che non ci sono più ma è notevole il tentativo di fare stare insieme le diverse istanze di un problema che è mondiale, unitario nel senso che riguarda tutti i popoli ma che deve partire da istanze locali per essere affrontato correttamente. 

È vero, è un manifesto di idee e, dunque, mancano molti passaggi e interconnessioni con altre questioni, come la povertà metropolitana che obbliga molte persone ad acquistare junk food a prezzi accessibili anche ai poveri, vecchi e nuovi, così come sembra di leggere tra le righe un pessimismo nei confronti degli strumenti definibili “classici” per la liberazione dalle logiche di mercato e dalle varie schiavitù del genere umano e della sua possibilità di avere cibo buono nel senso di gradevole, pulito nel senso di non inquinato nella sua produzione e nella sua manipolazione e trasporto, e giusto nel senso sociale cioè liberato dallo sfruttamento umano. Ma è grazie anche a contributi come questo che è cresciuta la nostra consapevolezza che difendere la biodiversità è il modo per scongiurare una fine veloce del genere umano. La strada è aperta e bisogna percorrerla. Buono, pulito e giusto deve essere il nostro cibo, piacevole, accessibile a tutti, prodotto con criteri di sostenibilità, nel rispetto dei diritti di chi lo produce, di chi ne fruisce e della biodiversità agroalimentare e gastronomica. (i.b.)

A cura dell’Associazione Culturale Buggiano Castello, Atti del convegno Erbe, carni e pesce. L’alimentazione nella Valdinievole medievale e moderna, Polistampa 2016, pp. 176     12,00

Volete sapere come, quando, cosa e quanto si mangiava in Valdinievole (presa come caso studio di riferimento per la Toscana) nel medioevo e nell’età moderna? Volete conoscere le interazioni tra commercio e agricoltura, tra dazi e confini, tra ordini religiosi, borghi e città? La raccolta degli atti di questo interessante convegno ve lo spiega. E lo fa piuttosto bene, con relazioni e comunicazioni riordinate in modo che la loro lettura sia stimolante. Il volume è stato curato da chi ha curato la segreteria del convegno, cioè da uno dei più importanti operatori culturali della Valdinievole, Omero Nardini che, con la sua solita passione e precisione, mette insieme ricercatori e studiosi, anche di valore, come Alberto Malvolti, che esprimono non solo la Valdinievole pistoiese, ma anche territori come Fucecchio.  (i.b.)

M.G. Calabrese Scivoletto, Pane avanzi e fantasia, Pungitopo 2016, pp. 142     12,00

Sarà anche vero che sembra esserci una ripresa economica, ma intanto, un po’per sfizio, un po’per necessità, un po’per moda, non fa male leggersi un libro come questo: 140 ricette che spaziano nei vari comparti della cucina siciliana (come siciliani sono l’autrice e la casa editrice), dalla pasta ai secondi, dagli antipasti ai dolci, con un elemento importante ma non esaustivo, il pane (secco, raffermo, fresco, a voi la scelta) e gli avanzi che, quasi inevitabilmente, troviamo in ogni famiglia e in tanti luoghi di cucina pubblica. 

Ci ricorda un passato niente affatto lontano, dove il risparmio era religioso e ci ricorda anche la necessità – se vogliamo pensare alle generazioni future – di uno stile di vita più attento alle risorse alimentari e, più in generale, semplicemente sobrio, con un’ampia rassegna di ricette utili che possono creare pietanze gustose evitando inutili sprechi di cibo. (i.b.)

S. Rossini, La dispensa verde, Edizioni il punto d’incontro 2016, pp. 189     16,90

Nel libro le regole base per conservare gli alimenti, le tecniche di sterilizzazione, di essiccazione e di fermentazione, la conservazione sotto zucchero, sottaceto e in agrodolce. Un prontuario utile per farsi una scorta di frutta e verdura di stagione da mettere in dispensa e poter consumare anche fuori stagione.

L. Baroni e I. Fasan, Il piatto veg junior, Sonda 2016, pp. 141 €   16,00 Il piatto veg risulta applicabile a tutte le fasi del ciclo vitale, dalla gravidanza all’età adulta e all’età pediatrica. Intervenendo quindi sul numero di porzioni è possibile adeguare le assunzioni dei vari cibi ai fabbisogni nutrizionali specifici delle varie condizioni fisiologiche e fasce d’età. Deve essere ben chiaro che, anche a parità di fabbisogno energetico, le richieste nutrizionali dovranno essere diversificate a seconda delle fasi di sviluppo. La variante del piatto veg adattata all’età pediatrica è concepita per essere utilizzata a partire dal secondo anno di vita quando la dieta del bambino è ormai per la gran parte basata sugli stessi cibi dei genitori.

J.A. e M. McDougall, La starch solution, Sonda 2017, pp. 395 €     20,00 

I carboidrati sono il grande spauracchio dell’alimentazione: fanno ingrassare; rallentano il metabolismo; innalzano la glicemia; favoriscono diabete, obesità, malattie cardiache.

Il dottor McDougall ha dimostrato che con un’alimentazione a base vegetale, in cui i carboidrati sono il «carburante» principale, possiamo perdere peso, prevenire numerose malattie e curare i disturbi più comuni. Basato sulla ricerca scientifica più recente, il programma del dottor McDougall, semplice da seguire, spiega quali cibi mangiare e quali evitare.

G. Bindi, Grani antichi, Terra nuova edizioni 2016, pp. 172 €   13,60 Pane e pasta sono i simboli del made in Italy ma sono fatti spesso con farine di bassa qualità e con grani importati, nonostante che sul territorio italiano sia possibile coltivare grani con alto valore nutritivo. Il libro, dopo una breve rassegna dei problemi creati dal mercato globale del grano, presenta le aziende che da decenni sono impegnate nel recupero dei grani antichi: la loro storia, cosa e come coltivano, dove vendono i loro prodotti. La riscoperta dei frumenti antichi da parte di consumatori e agricoltori è una vera rivoluzione che assicura vantaggi per la salute e la biodiversità nelle campagne.
F. Abuhamdiya, Pop palestine. Viaggio nella cucina popolare palestinese, Stampa alternativa 2016, pp. 257 €     25,00

Un viaggio tra strade, pentole e fornelli dal sud al nord della Palestina, partendo da Hebron e poi Betlemme, Ramallah, Gerusalemme, fino a Gerico, Nablus e Jenin. A ciascuna di queste città è dedicato un capitolo in cui sono riportate le ricette di cui è stata seguita la preparazione in case, ristoranti o nei chioschetti dei venditori di strada. È il racconto di una Palestina diversa, popolare, l’occasione per conoscere attraverso nuove e curiose ricette la cultura e le aspirazioni del popolo palestinese.

É. Desaulniers, Il libro nero del latte. I 10 falsi miti che ci fanno bere, Sonda 2016, pp. 167
    16,00

Il libro offre una preziosa analisi del ruolo che l’industria lattiero-casearia ricopre nell’economia agricola occidentale. Ognuno dei 10 capitoli smonta uno dei falsi miti del latte: dai suoi benefici sulla salute al «trattamento umano» dei bovini negli allevamenti, dai metodi di produzione rispettosi dell’ambiente all’impossibilità del nostro organismo di rinunciare a un alimento che crea una vera e propria dipendenza.

G. Santangelo, Dietro lo specchio. L’influenza dei mass-media nella diffusione dei disturbi del comportamento alimentare, Aipsa 2017, pp. 185               18,00

Il libro è la trasposizione della tesi di laurea dell’autrice, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare (Dca) e all’influenza dei mass-media. L’obiettivo del lavoro è stato quello di esaminare dal punto di vista mediatico queste patologie che rappresentano a livello mondiale uno dei maggiori problemi psichiatrici degli ultimi tre decenni.

Il racconto svela, con parole semplici e un montaggio sapiente quanto insidioso possa
essere quel mondo dell’informazione che si
erge a paladino della verità e della protezione dei malati di anoressia e bulimia, e quanta strumentalizzazione di queste patologie sopravviva nell’ambito dell’informazione stessa e della pubblicità. (l.c.)


U. Seifert
, Vegetariani – Eretici senza Dio?, Quello che dovrebbe sapere chi mangia carne e chi è vegetariano, Vita universale 2016, pp. 152
      9,50

In quest’epoca l’uomo sta consumando carne in maniera eccessiva e tale consumo porta inevitabilmente verso obesità e malattie cardiocircolatorie o di altro genere. 

Gli animali soffrono negli allevamenti intensivi e sono destinati a una morte atroce nei mattatoi. 

Secondo l’autore la casta sacerdotale è da considerarsi la principale responsabile e, tutt’oggi, elargisce la sua benedizione a ciò che viene inflitto agli animali e minaccia con la dannazione eterna i vegetariani che, non essendo d’accordo con simili atti di crudeltà, vengono definiti “eretici senza Dio”. (a.d.b)
Carcere

Una città, n. 231, maggio-giugno 2016 

      8,00

La laurea di Claudio Conte 

del carcere di Catanzaro 

«Per i poteri conferitimi dalla legge dichiaro Claudio Conte dottore in legge con 110 e lode e con menzione accademica. Congratulazioni e…». Queste solenni parole sono risuonate nella sala, mettendo il sigillo al mio ultimo esame per il conseguimento della laurea magistrale in giurisprudenza all’Università di Catanzaro. Solo che non mi è stato possibile recarmi all’Ateneo com’è concesso a tutti gli studenti, anche a quelli detenuti e condannati all’ergastolo cosiddetto ostativo. Ai quali, in ogni parte d’Italia, inclusa la vicina Cosenza pochi mesi fa, è stato concesso un permesso di qualche ora per sostenere la seduta di laurea. A me no. Nel mio caso tale possibilità è stata negata dal Giudice della Sorveglianza di Catanzaro, poiché, diversamente da molti suoi colleghi nel resto d’Italia, ritiene concedibile tale permesso solo per “eventi negativi” e non anche per “eventi positivi”. E quindi la laurea è stata celebrata in carcere. Nonostante i ventisette anni di detenzione ininterrotti, dopo il mio arresto all’età di diciannove anni, e un percorso trattamentale riconosciuto da giudici e operatori penitenziari, che farebbe ricredere anche il più scettico dei giustizialisti. Tutto questo nella civilissima Italia, che in campo internazionale si atteggia a paladina dei diritti umani. E così ancora una volta l’ingiustizia si compie manifesta e la pena si correla non ai principi stabiliti dai codici o dalla Costituzione. Ma dipende dal luogo in cui ti ritrovi a espiare la pena. Il mio caso è emblematico, sono la dimostrazione vivente in cui tutte le antinomie (negate da alcuni) insite nella pena dell’ergastolo deflagrano in tanti irrecuperabili pezzi. (da una lettera dal carcere pubblicata in questo numero della rivista)

M. Trudu, Cent’anni di memoria, Stampa Alternativa 2016, pp. 177 €     15,00

Mario Trudu, pastore, è nato ad Arzana (Nuoro) nel 1950. Nel 1979 viene arrestato con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione. Condannato, si è sempre dichiarato innocente. Durante una breve latitanza è responsabile del sequestro dell’ingegner Gazzotti. Condannato all’ergastolo ostativo, in carcere a Spoleto si diploma all’Istituto d’Arte. Adesso è nel carcere di Oristano, dove è stato trasferito da quello di San Gimignano.

L’autore ripercorre le pagine dei suoi ricordi d’infanzia e della prima gioventù ad Arzana, Sardegna Orientale, negli anni Cinquanta, e con rimpianto ritrova le radici di quel mondo il cui pensiero gli ha permesso di sopravvivere ai lunghissimi anni di carcere.

Con gli occhi da bambino che gli sono propri, Trudu narra la storia dei poveri e dei dimenticati, scandaglia il cuore di tenebra dei paesi della montagna sarda, il centro abitato e la campagna. È incantato soprattutto dai racconti dei “suoi vecchi”, che sono trasmissione di sapere, ma anche storie di guerra. L’autore ricorda ancora i loro visi, specialmente i loro occhi, la loro voce emozionata, che gli faceva sentire quanto dolore provocava loro rievocare certe storie. Tutto questo prova a rievocare quindi, fra ricordi e fantasia, affinché nessuno dimentichi quegli “eroi della zappa”, per lasciare intravedere quanto sudore hanno versato nella loro vita. Trudu ha una maniera tutta sua di raccontare, costruisce una propria grammatica narrativa e il racconto procede per intersechi, per flashback, per catalogazioni di tempi, luoghi, spazi. Il ricordo di Arzana e della sua gente, davvero è stato per Trudu il sole che ha scaldato una vita che il sistema giudiziario vuole definitivamente morta. Il paese dell’infanzia diventa così il proprio mondo, dove altri si possono riconoscere. (l.c.) 

I. De Francesco, Leila della tempesta, Zikkaron 2016, pp. 155                 15,00

L’autore, cristiano e monaco, intreccia un intenso rapporto umano con Leila, giovane di origine islamica, giunta clandestinamente in Italia durante una tempesta nel Mediterraneo, poi finita in carcere perché coinvolta nel commercio degli stupefacenti; confronto che si allarga progressivamente ad altri detenuti.

Il libro nasce come rielaborazione letteraria di una lunga esperienza di dialogo con detenuti arabi musulmani, in un grande carcere italiano.
In questo volume De Francesco cerca di comprendere, di andare incontro all’altro, e di dialogare, aperto a conoscere con partecipazione emotiva le storie di Leila e degli altri detenuti.

E lo fa dietro le mura di un penitenziario, dove le misure di controllo demarcano una insuperabile diversità, luogo separato, soggetto a regole che tracciano un vero e proprio spartiacque tra “dentro” e “fuori”.

Ma attraverso la narrazione scopriamo che, nonostante il carcere, l’incontro tra “altri” non solo è possibile, ma può essere fonte di conoscenza e di speranza. Dialoghi di umanità in carcere quindi, in questo testo straordinariamente ricco e coinvolgente; singolare per il livello e la profondità della narrazione, che coinvolge aspetti essenziali dell’esistenza personale e delle vicende di vita dei protagonisti, non solo dei detenuti, ma anche dell’autore stesso, arrivando a investire il senso e la giustificazione della sua scelta monastica.

Una conversazione che spazia dalla teologia trinitaria alla libertà e responsabilità dell’essere umano, ai rapporti fra religioni e fra culture, dove si può perfino maturare una comprensione più profonda dei temi della giustizia e dell’ingiustizia. Lo sfondo storico e sociale su cui si innestano le vicende evocate e i dialoghi è quello delle migrazioni, della droga, dei relativi traffici e della loro repressione, della vita carceraria dai suoi aspetti quotidiani a quelli più drammatici.
Incontri sul filo di una scommessa appassionante: la scoperta di punti di contatto, al di là di tutte le possibili differenze reciproche. (l.c.) 

A cura di P. De Feo, Le cayenne italiane, Pianosa e Asinara: il regime di tortura del 41 bis, Sensibili alle foglie 2016, pp. 110 €   13,00 Questo libro raccoglie testimonianze e memorie sull’esperienza del 41 bis nelle sezioni Agrippa di Pianosa e Fornelli dell’Asinara nei primi anni Novanta del Novecento. Benché questi luoghi specifici siano stati chiusi, circa settecento persone, tuttora, sono sottoposte al regime del 41 bis. 

E il corpo speciale, Gruppo Operativo Mobile, addestrato per gestire le sezioni a 41 bis con i metodi narrati in queste pagine, non soltanto non è stato sciolto, ma continua ad essere impegnato quotidianamente nel nostro Paese che, centocinquantacinque anni dopo l’Unità, continua a esercitare discriminazioni razziste verso i cittadini del Sud, predisponendo per loro un destino di nuove Cayenne italiane.
(dalla quarta di copertina)

Don Milani

Sono tanti gli interventi usciti in questo periodo sulla ricorrenza dei 25 anni dalla morte di padre David Maria Turoldo e dei cinquanta anni dalla morte di don Lorenzo Milani. Riportiamo i sommari delle riviste che hanno dedicato ai due sacerdoti numeri monografici o articoli.

Testimonianze, n. 512-513, marzo-giugno 2017
                15,00

Balducci Turoldo Milani preti «di frontiera»

Dalla presentazione del numero curato da
Severino Saccardi: «Un volume monografico speciale dedicato a tre personalità esemplari di preti, Balducci, Turoldo e Milani dei quali ricorrono il venticinquennale – per i primi due – e il cinquantennale – per l’ultimo –– della comparsa). Essi furono, per storia personale e percorso di vita e di fede, assai diversi fra loro, ma ebbero in comune, oltre alla profonda fede in Dio una altrettanto radicale fede nell’uomo, che li portò, ognuno nelle forme particolari del proprio percorso, ad essere considerati “scomodi” e in qualche modo ad essere emarginati dalla Chiesa cattolica del tempo, che pure essi, come altri che condivisero le stesse inquietudini, non abbandonarono mai. Un modo di vivere la fede “sulla frontiera”, il loro che, già nella Firenze della fine degli anni 50 nella quale si trovarono a confrontarsi e a dialogare, aveva contribuito a creare un fermento particolarmente vivace di idee e di proposte che trovò poi eco nel Concilio Vaticano II. La forza profetica e poetica della voce e degli scritti di Turoldo, l’opera forte e amorosa di Milani nel dedicarsi all’insegnamento della parola, la riflessione sul rapporto fede-laicità e sulla nuova dimensione planetaria della storia portata avanti da Balducci, e la complessiva radicalità visionaria delle loro proposte, animano e danno forza a un messaggio di fraternità, libertà, giustizia e pace che ancora ci raggiunge da lontano. Ed è forse proprio al valore di quella radicalità, dal profondo significato religioso, civile e umano, che viene conferito un riconoscimento da papa Francesco nell’omaggio reso a don Milani a Barbiana, luogo simbolo dell’emarginazione e, insieme, del riscatti della parola restituita agli ultimi e di una Chiesa che si fa povera fra i poveri e che può diventare generatrice di speranza».
Mosaico di pace, n. 7, luglio 2017 €       3,50

Don Lorenzo, i poveri e la coscienza 

Dossier a cura di A. Bigalli con interventi di: A. Bigalli, M. Lancisi, M. Toschi, S. Gesualdi, D. Cipriani. 

koinonia, n. 7, luglio 2017          offerta libera

Oltre a segnalare l’articolo di A. Bondi su Barbiana e il rapporto con la cultura riportiamo stralci dall’editoriale che ci sembra molto interessante.

«Il pellegrinaggio di Papa Francesco sulla tomba di don Milani – dopo essere stato presso quella di don Mazzolari – ha un significato unico, e Barbiana ha un valore simbolico che lo riassume e si propone come il monumento alle periferie ignote, a cominciare dalla “Galilea delle genti” da cui è partito lo stesso Gesù e da cui ha voluto ripartissero i discepoli. Il messaggio che viene da Barbiana è anche questo: se la marginalità è spesso frutto di emarginazione, questa può diventare anche una scelta e una risorsa. […]

Ecco la difficile consegna di don Milani, da prendere in blocco e non solo a pezzi. Il pellegrinaggio del Papa non deve significare una riabilitazione e glorificazione del prete di Barbiana, quanto piuttosto una ritrovata volontà della chiesa tutta di dimorare fuori del palazzo e rimanere dalla parte del povero Lazzaro. […]Don Milani ci dimostra anche che se la fede va vissuta in modo laico, la laicità è tutt’altro che

esclusiva del credere! Ci insegna come il Vangelo si innesta nella Costituzione e come la Costituzione si innerva di Vangelo! Questa radicalità, laica ed evangelica insieme, va tenuta ben presente quando formalmente si vuol parlare di sinodalità come stile di chiesa: vuol dire che questa deve nascere materialmente dal basso, inteso non come base costituita rispetto ai vertici, ma come accesso al Popolo di Dio di quanti sono non-popolo. […] E se di riforma o di cambiamento d’epoca c’è bisogno di continuare a parlare, è semplicemente perché questo passaggio dall’essere non-popolo a diventare Popolo di Dio è il filo conduttore della storia della salvezza».

Missione oggi, n. 4, luglio-agosto 2017 Abbonamento annuo €     30,00

D. Simeone: Alla scuola di don Lorenzo Milani: dare la parola ai poveri.

Segno, n. 387-388, luglio-agosto 2017 Abbonamento annuo €     55,00

Dossier Barbiana

Francesco, La vita di Milani, un modo esemplare di servire la Chiesa; N. Fasullo, Don Milani, afferrato da Cristo; S. Vecchio, Lorenzo Milani, un classico del Novecento; M. Padovano, Da Barbiana un No totale alle armi e alla guerra; G. Perriera, Una scuola in cui i poveri apprendano la parola.

dalla parte del torto, n. 77, estate 2017 €       5,00

In questo numero è ripubblicata parte degli interventi di E. Fachinelli, F. Fortini e G. Giudici su Lettera a una professoressa usciti sul n. 31 del 1967 dei «Quaderni piacentini».

Esodo, n. 3, luglio-settembre 2017

                                                        8,00

Milani e Turoldo: profeti nella storia

Con interventi di: A. Casellato, G. Vian, B. Bocchini, A. Carfora, N. Borgo, G. Marcon, S. Tanzarella, M. Maraviglia, G. Manziega, P. Naso e B. Salvarani, C. Puppini, I. Adinolfi, C. Bolpin, E. Pace.

Quaderni de Il gallo, n. 781, settembre 2017
                                                        4,00

Cesare Sottocorno riporta le varie reazioni della stampa cattolica e non all’uscita di Esperienze pastorali fino alle polemiche recenti e alle prese di posizioni di David Maria Turoldo e di papa Francesco.

E. Affinati, L’uomo del futuro, Mondadori 2016, pp. 177                                 18,00

Accurato reportage riflessivo dei luoghi visitati da Don Lorenzo Milani. 

L’autore ricerca la grande eredità lasciata dal pensiero e dalle opere di don Milani attraverso le testimonianze delle tappe fondamentali della vita di quest’ultimo. Ripercorre i luoghi della gioventù, della formazione culturale e dei primi impegni sociali del maestro, fino a Barbiana, l’incredibile teatro della sua rivoluzione. Quest’opera, oltre a essere una preziosa fonte di documentazione, offre anche un messaggio spirituale: un invito al lettore a recuperare l’opera di Don Milani per riscoprire la necessità di essa anche oggi.
M. Lancisi
, Processo all’obbedienza. La vera storia di don Milani, Laterza 2016, pp. 157 €   16,00 In questo volume si ripercorrono le tappe che hanno portato il priore alla stesura della Lettera ai cappellani militari e alla successiva Lettera ai giudici scritta in sua difesa nel processo intentato per il reato di apologia e incitamento alla diserzione e alla disobbedienza civile. 

Il testo mette bene in evidenza i difficili rapporti con la curia fiorentina, in modo particolare con il cardinale Florit, ed evidenzia la sua solitudine; sono pochi i preti che hanno condiviso o incoraggiato o sono stati accanto a don Milani nelle sue battaglie laiche, sulla obiezione di coscienza e sulla scuola, problemi importanti che il Pci, come partito laico e progressista non ha mai fatto suoi, e solo i movimenti del ’68 hanno rivendicato. Sono i laici che hanno capito il suo messaggio e gli sono stati più vicini, non il Pci, né Togliatti e neanche Veltroni che copierà l’I care della scuola di Barbiana come titolo assunto dal congresso dei Ds a Torino nel 2000. Così laico che gli si rimprovera di non avere in classe il crocifisso e che in classe non parla mai come professore di religione, perché il suo intento principale è che tutti i giovani che frequentano la sua scuola di Calenzano capiscano e siano in grado di distinguere e scegliere. A chi gli rimproverava che insegnava anche ai comunisti rispondeva: «Io insegno il bene e ad essere una persona migliore, se poi continuerà a rimanere comunista, sarà un comunista migliore».

V. Piazza, Lettera a una professoressa 2. Don Milani vive ancora, Erickson 2005, pp. 109           13,00 

Vito Piazza propone la sua continuazione del celebre Lettera a una professoressa, un racconto delle amicizie speciali in una classe liceale, e anche una feroce denuncia contro una scuola che boccia «i cretini e gli svogliati», una scuola insensibile alle differenze individuali. Questa nuova Lettera è un omaggio al priore di Barbiana e ai suoi ragazzi, ma è anche un invito a lottare per rivendicare il diritto al futuro per tutti; è un’esortazione a ribellarsi contro una riforma scolastica che rischia di schiacciare i valori solidaristici della Costituzione. 

Così come Don Milani, che scriveva per dare voce ai poveri, a coloro che provenivano da famiglie svantaggiate e per questo non avevano possibilità né speranza di entrare nella scuola «borghese», Vito Piazza riscrive la Lettera dalla parte di chi non riesce a far valere i propri diritti, dalla parte cioè degli allievi disabili. «Ognuno ha il “suo” Don Milani − scrive – Io ho riscritto la “sua” Lettera con l’umiltà dell’allievo perché la memoria non sia solo la somma dei ricordi, ma l’applicazione quotidiana dei princìpi di una scuola democratica; perché la scuola non sia affermazione brutale di una maggioranza, ma rispetto delle minoranze. È un libro ironico, a volte polemico, a volte poetico. Contro la Riforma? No, dalla parte degli allievi, dalla parte della scuola. Perché se l’azienda ha un prezzo, la scuola ha un valore».
A cura di C. Betti, Don Milani tra storia e memoria. La sua eredità quarant’anni dopo, Unicopli 2009, pp. 303 €     18,00

Semplice, graffiante, diretto. Barbiana è una scuola nel senso più ricco del termine, un ambiente di ricerca collettiva che parte dal mondo umile dei contadini, dal lavoro dei padri e delle madri e che dall’interno di questo mondo, dalla sua sapienza antica, trae gli elementi per spaziare criticamente nell’universo, pianeta vasto della cultura. 

Ognuno è maestro di se stesso, ognuno coopera all’apprendimento di tutti, nessuno viene lasciato indietro e tutti crescono insieme. Si tratta di un progetto interculturale che non tradisce la cultura locale ma ne accoglie invece i significati e i segni originali, li porta a maturazione, fornendo loro gli strumenti della cultura egemone. I ragazzi di Barbiana diventano scrittori, proponendo un libro diretto, semplice, ma convincente nelle sue tesi, che porrà a tutto il Paese il problema della diffusione dell’istruzione. Nasce allora una nuova scuola, una nuova università, una nuova cultura di massa, di cui la scuola di Barbiana costituì uno dei modelli pedagogici di maggior riferimento. (Simonetta Ulivieri)

M. Gesualdi, Don Lorenzo Milani. L’esilio di Barbiana, San Paolo 2016, pp. 256 €   16,00 Su don Lorenzo Milani è stato scritto molto. La sua figura, infatti, ha scosso in profondità le coscienze e diviso gli animi. Ma chi è stato davvero don Milani? A tale interrogativo vuole rispondere questo libro di Michele Gesualdi, uno dei primi sei “ragazzi di Barbiana”. Dando voce alle vive testimonianze di quanti lo hanno conosciuto direttamente, basandosi anche sulle sue lettere, alcune delle quali inedite, Gesualdi ricostruisce il percorso che ha portato don Milani all’esilio di Barbiana. 

La sua narrazione prende il via dagli anni del Seminario, ma si sofferma diffusamente e opportunamente sul periodo in cui don Lorenzo è stato cappellano a San Donato di Calenzano, perché se Barbiana è stato il “capolavoro” di don Milani, Calenzano ne è stata l’officina. È però nel niente di Barbiana, di cui don Lorenzo diviene Priore nel 1954, che si compie il “miracolo” del Milani, quel niente che egli ha fatto fiorire e fruttificare, prendendosi cura degli esclusi e degli emarginati. Un libro straordinario e commovente in cui Gesualdi, che ha vissuto in casa con don Lorenzo tutto il periodo di Barbiana, apre il suo cuore e ci svela il vero volto di don Milani: un prete, un maestro, un uomo, un “padre” che ha fatto del suo sacerdozio un dono ai poveri più poveri. Michele Gesualdi ha incontrato davvero don Milani. Con questo libro ci offre il distillato della sua ricerca e della sua memoria. (dalla prefazione di Andrea Riccardi)

V. Milani Comparetti, Don Milani e suo padre. Carezzarsi con le parole. Testimonianze inedite dagli archivi di famiglia, Conoscenza 2017, pp. 320 €   20,00 Il libro aggiunge una serie di testimonianze inedite alla sterminata bibliografia che racconta la figura del priore di Barbiana. Proprio perché si concentra sul rapporto con il padre Albano, il libro di Valeria Milani Comparetti racconta con straordinaria ricchezza di dettagli i momenti della vita che ha preceduto l’esperienza pastorale di don Milani: Albano Milani morì infatti il 2 marzo 1947, quattro mesi prima che il figlio Lorenzo venisse ordinato sacerdote, in Santa Maria del Fiore, a Firenze.

Quella della nipote di don Lorenzo (figlia del fratello maggiore Adriano) è un’indagine tanto nutrita dall’affetto familiare, quanto condotta con scrupolo e attenzione. «Fino a oggi Albano è rimasto nell’ombra ed è sempre stato considerato marginale nella biografia di don Milani – scrive Valeria Milani Comparetti –. Leggendo le carte di Albano scoprivo invece, per la prima volta, un uomo molto più complesso di quanto avessi immaginato, sicuramente indispensabile per comprendere don Milani».

V. Alberici, Lorenzo Milani. L’artista che trovò Dio, Paoline 2017, pp. 175                                                 22,00 

Il libro ripercorre le tappe della vita che condussero un ragazzo ricco e infelice a farsi prete passando prima per l’accademia di Belle Arti di Brera, anni che sono stati certamente anni di “formazione”, di relazioni importanti e di esperienze significative.

Il libro riporta due autentici capolavori, scritti in un linguaggio essenziale, incisivo ed efficace: Un muro di foglio e di incenso e Lettera ai giudici. Il primo scritto, inviato a Nicola Pistelli, direttore della rivista della sinistra cattolica «Politica», non fu pubblicato perché condannava la stampa cattolica troppo timorosa nel prendere posizioni per esempio contro il franchismo, e questo rivela il distacco di don Milani dal mondo cattolico anche quello che si professava più aperto e disponibile a un cambiamento. Il secondo è un atto di accusa dove la storia civile dell’Italia unita viene riletta senza retorica celebrativa come storia feroce di guerre, di spietato colonialismo, di sopraffazione di poveri. La lettera, vero manifesto contro l’obbedienza cieca, metterà anche sotto accusa la illusoria deresponsabilizzazione nell’esecuzione di ordini, anche omicidi, impartiti da una autorità.

A cura di G. Vitello, Don Milani tra noi. Testimonianze e riflessioni di amici, educatori, visitatori e lettori, Edizioni dell’asino 2017,
pp. 228 €   14,00 Questa antologia si distingue dalle altre per un particolare sforzo di selezione, per avere escluso quelli che lo volevano trasformare in un precursore delle riforme degli ultimi vent’anni facendolo paladino della scuola pubblica e democratica e quelli che accusano lui e i suoi non precisati seguaci di essere i responsabili del disastro della scuola italiana, personaggi di cui l’Italia è purtroppo piena. 

Le testimonianze e le riflessioni più interessanti fra quelle raccolte provengono dalla sinistra, dai settori più avanzati della pedagogia e dal campo cattolico (poche). Il rapporto con i cattolici fu, senza dubbio, quello più lacerante per don Milani. Quello più ambivalente fu con la sinistra, che però non assunse mai la forma di un vero e proprio dialogo. Don Milani ignorava i comunisti e gli intellettuali di sinistra. 

Questi ultimi, al contrario si interessarono da subito a lui. Nella sua recensione a Esperienze pastorali, Giovanni Giudici riconosceva in don Milani la capacità di raccontare dall’interno la cultura della classe operaia e contadina, meglio di quanto riuscissero a fare i marxisti.

L’ammirazione dei comunisti era strumentale, non avevano cercato di capirlo e forse non lo potevano neanche fare; basta leggere la testimionianza di Ingrao per rendersi conto della distanza che esisteva tra lui e don Milani. 

Il Pci voleva portare alla luce i conflitti interni del mondo cattolico per recuperare voti anche in quel campo. Inoltre, molti intellettuali di sinistra si sentivano messi sotto accusa dal furore di don Milani. Tale disagio nasceva anche dal fatto che la critica di don Milani alla cultura quale strumento di privilegio e alienazione, era ben più radicale di quella che si faceva a sinistra.

Lorenzo Milani, Lettera ai cappellani militari. Lettera ai giudici, Il pozzo di Giacobbe 2017, pp. 168 €   14,90 Nel febbraio del 1965 i cappellani militari della Toscana emanano un comunicato stampa accusando i giovani italiani obiettori di coscienza di essere dei vili. In loro difesa interviene don Milani con una lettera aperta agli stessi cappellani, una lettera di altissimo valore morale e civile nella quale chiede rispetto per chi accetta il carcere per l’ideale della nonviolenza. Per questa sua lettera Milani viene denunciato da un gruppo di ex combattenti e messo sotto processo. Impossibilitato a parteciparvi per l’aggravamento del tumore che lo porterà, di lì a poco, alla morte, Milani scriverà una memoria difensiva sotto forma di lettera ai giudici. Le due lettere di Milani sono accompagnate da note che ne chiariscono il senso e le relazioni con la sua opera.

Donne

Azione nonviolenta, n. 614, marzo-aprile 2016 €       6,00           

Le donne nella Grande Guerra

Numero interamente dedicato alle donne che nella Grande Guerra occuparono i posti di lavoro, lasciati dagli uomini chiamati alle armi, in tutti i settori: agricoltura, industria, servizi pubblici e impieghi privati. Un’occasione di emancipazione lavorativa che iniziò ad aprire la strada a un’emancipazione personale ancora ben lungi da essere raggiunta.

 

Aggiornamenti sociali, n. 8/9, agosto-settembre 2016       7,00

M. Azzalini, Discriminazione di genere nell’informazione, una sfida ancora aperta.

Le donne sono presenti ancora in modo marginale nell’informazione di radio, stampa e TV, così come su internet. 

Il Global Monitoring Project (nato nel 1994, è il più ampio e longevo progetto di ricerca e di promozione delle pari opportunità nei mezzi di informazione) offre uno spaccato mondiale che mette in evidenza come attualmente l’informazione femminile sia circa il 21%. Con questo ritmo solo tra 40 anni si avrà una visibilità bilanciata tra uomini e donne nell’informazione.

Zapruder, n. 42, gennaio-aprile 2017 €     12,00

Valeria Castrucci nell’articolo I fiori del male. Una mostra che riguarda tutte, commenta la mostra allestita a Roma presso la Casa della Memoria e della Storia curata da A.Valeriano e C. Di Sante.

La mostra è il racconto, ricostruito attraverso documenti, fotografie, referti medici e lettere, di giovani madri, mogli, spose, amanti, figlie, vissute durante il ventennio e di fatto recluse dal fascismo.  Ai volti delle ricoverate nel Manicomio di Sant’Antonio Abate di Teramo, chiuso definitivamente nel 1998, da cui proviene la maggior parte della documentazione, sono affiancati diari e lettere censurate rimaste nelle cartelle cliniche, relazioni mediche che raccontano la femminilità umiliata e i corpi spesso costretti all’immobilità. Materiali di tante vite recluse, marginalizzate, estromesse dalla società dell’epoca; di donne che non seppero o non vollero assolvere i doveri “femminili” imposti dalla rivoluzione fascista. Nelle sale della mostra, accanto alle immagini, sono riportate le parole delle internate e quelle dei medici che descrivono «anomalie, devianze ed esuberanze» di donne spesso poco più che adolescenti, allontanate dalla società dell’epoca e recluse.

A-rivista anarchica, n. 414, marzo 2017   

      4,00

Si segnalano gli articoli sul femminismo di Maria Matteo: Il folle, la bestia, l’umano e La marea sale ancora; Collettivo Femminismi: Riproduzione, tecnologia, capitalismo; Marvi Maggio: Donne, non mamme (il disordine simbolico della libertà); Marta Iñiguez de Heredia: Senza attendere la rivoluzione.

M.R. Cutrufelli, Il giudice delle donne, Frassinelli, 2016, pp. 252 €     18,00

Il romanzo è ispirato a un fatto accaduto veramente in Italia all’inizio del Novecento. Il giudice delle donne è Lodovico Mortara, parlamentare famoso per la sua attività riformatrice, che diventa arbitro in una partita tutta al femminile, vista la “scandalosa” richiesta che gli viene posta da una decina di donne, spregiudicate solo perché avevano studiato e quindi avevano dei grilli per la testa… 

Maria Rosa Cutrufelli con sapiente e appassionata scrittura non recupera solo la cronaca dimenticata, restituendoci personaggi veri e importanti battaglie per i diritti delle donne, ma intersecando la storia all’immaginazione, dà vita con delicatezza alla maestra Alessandra, giovanissima supplente in un povero paese delle Marche, e a Teresa, una bambina che ha visto qualcosa che non doveva vedere e che rimarrà per sempre nella sua mente. 

Le sue parole danno vita anche ad Adelmo, giovane aspirante giornalista che rimane colpito da Alessandra, e a Luigia, la maestra più esperta, che guida le altre nella scelta. Il romanzo, che si muove nel corso del 1906, è composto da capitoli che portano per titolo il nome dei protagonisti, ognuno dei quali esprime speranze, ideali e paure, si mette in relazione con gli altri personaggi, svelandoli e svelandosi, in un gioco di carte che si mescolano e conducono la vicenda al suo epilogo. Un pezzo di storia italiana narrato immedesimandosi nei sentimenti di chi l’ha vissuta e sofferta in nome di un futuro migliore. (c.p.)

M. Furlani, Le donne e il prete, L’Isolotto raccontato da lei, Gabrielli 2016, pp. 109      

    12,00 

Mira Furlani, che appartiene ancora oggi alla Comunità cristiana di base dell’Isolotto, a Firenze (la prima Cdb nata in Italia nel 1968), definisce il suo libro un’autobiografia “spirituale, civile e religiosa” che racconta il desiderio di confrontarsi, in una posizione di parità, con il potere maschile, in questo caso incarnato dal prete sovversivo don Enzo Mazzi, che in quella nuova e povera periferia fiorentina dal 1954 al 1968 realizzò la sua originale esperienza di accoglienza e rinnovamento religioso, in linea con il radicalismo uscito dal Concilio Vaticano II.
In questa rassegna si rivivono le battaglie per le conquiste sociali e politiche dei gloriosi anni Cinquanta-Sessanta, che vedono a Firenze, oltre al sindaco Giorgio La Pira, le figure del cardinale progressista Elia Dalla Costa, di Ernesto Balducci, di Lorenzo Milani e di Bruno Borghi, il fiorire del movimento femminista, e la creazione all’Isolotto di una prima scuola elementare nelle “Baracche verdi”, l’alluvione del ’66, le tensioni con il vescovo Florit, tutto filtrato dai forti ideali della scrittrice, che nel 1959 aveva fondato nella canonica della chiesa del quartiere la prima casa famiglia per orfani e bambini abbandonati e un luogo dove le donne povere potevano imparare un lavoro. 

Questo è il primo libro scritto da una donna sulla storia dell’Isolotto e del suo parroco più carismatico. I ricordi di Mira Furlani sono preceduti da un’introduzione di Doranna Lupi e Carla Galetto, della Cdb di Pinerolo, che nei numeri 110 e 111 di «Via Dogana», la rivista di pratica politica della Libreria delle donne di Milano, hanno raccontato il loro percorso trentennale di autorealizzazione, condividendo come sorelle la ricerca di autonomia di Mira Furlani, la sua “spinta interiore”, in nome dell’autorevolezza femminile. 

S. Morace, D. Renzi, M. Caselli, M. Drago, C. Ranieri, S. Rodriguez, Prime nella vita. Impronte femminili nella specie umana, Prospettiva edizioni 2016, pp. 109 €     10,00

Gli autori, con questo libro, vogliono valorizzare le peculiarità della donna e il ruolo che ha, insegnando a riconoscere e ad apprezzare l’impronta della donna nella società moderna, poiché sono proprio le donne coloro che si occupano per prime della vita comune. 

P. Ercolani, Contro le donne.  Storia e critica del più antico pregiudizio, Marsilio 2016,
pp. 318 €     17,50 

Il saggio si snoda attraverso un sentiero costituito da esempi tratti da opere filosofiche e letterarie dell’antichità fino ad arrivare a studi contemporanei, tutto corredato da una ricca bibliografia di opere italiane e internazionali. 

Paolo Ercolani, con accenti di simpatia, si occupa della donna, creatura malfatta e ribelle, e attraverso brani teatrali di Eschilo ed Euripide, passando da Antigone e da Artemisia Gentileschi, facendosi illuminare dalle parole “guaritrici” che la Woolf scrive nella famosa “stanza tutta per sé”, e ne Le tre ghinee, cerca di rimettere ordine e ci riesce, tra le aberrazioni e le tragedie che hanno circondato da sempre la storia del femminile. 

La donna, questa “figlia scomoda” del mondo, è spesso stata una vittima sacrificale. Salvo le eccezioni delle letterate, capaci di rompere il silenzio e quindi circondate di sospetto o marchiate come esseri diabolici, ha imparato lei stessa a sminuirsi e nei testi sacri l’inferiorità emerge con chiarezza. Il Corano usa la metafora dei due scalini, su quello più alto sta l’uomo, l’altro è riservato alla compagna. 

Ma anche l’Occidente non scherza. Monaci e teologi nel Medioevo diffidano di questa pericolosa sirena. Per Tommaso D’Aquino è creata da Dio pari all’uomo, ma diventa un suo ausiliare a causa delle incombenze quotidiane per le quali la natura l’ha predisposta, mentre per San Girolamo è perfetta se rimane vergine. 

Persino la Rivoluzione francese colpevolizza le donne riunite per strada e soltanto Diderot le aveva difese, affermando che venivano trattate come “bambini imbecilli”. 

Ancora nel 1995, anno della Conferenza mondiale sulle donne di Pechino, la storia al femminile è lontana dal cantare vittoria. Troviamo creature sfruttate, mutilate in nome della purificazione, e la Conferenza deve ribadire che i loro diritti sono quelli di esseri umani pari all’uomo, prescindendo dai rapporti di sesso. 

Se Freud, Darwin e Copernico hanno spento la speranza umana di essere al centro di universi di vario tipo, è l’amore che può sciogliere i nodi della competizione tra i sessi. È un sentimento che ha il suo vertice nella famiglia, per Ercolani l’istituzione centrale della società, aperta anche a gay, lesbiche e trans-gender. 

Quando l’uomo ascolta la sua secolare voce interiore misogina e mette in atto la volontà di potenza individuata da Hegel, oppure segue le leggi economiche, continua a sottomettere l’essere femminile, quel “giocattolo pericoloso” (sono sempre parole di Nietzsche) che gli piace tanto. Altrimenti, si salva se capisce che la conoscenza tra un uomo e una donna, lungi dall’essere l’unione fra entità sessuali diverse, è semplicemente “l’incontro esistenziale fra due solitudini” che cercano, spesso in modo assurdo, e proprio per questo ingiudicabile, solamente affetto. (c.p.)

G. Codrignani, Tacete! Ma davvero? Se le donne potessero predicare, Il pozzo di Giacobbe 2016, pp. 105          10,00

Dalla posizione di san Paolo che inchiodò la chiesa alla tradizione patriarcale (le donne non devono prendere la parola, si devono coprire la testa, altrimenti mancano di riguardo al proprio capo, che sarebbe l’uomo) si passa a papa Francesco che dichiara l’esigenza di recuperare un passato di discriminazione. Ma fino a oggi la Chiesa istituzionale è poco interessata alla cultura e alla vocazione religiosa delle donne. Nella premessa l’autrice scrive: «Forse si potrebbe pefino riconoscere che una presenza femminile autorevole avrebbe risparmiato agli apostoli di complicarsi la vita e le idee collegando la salvezza alla circoncisione. Qualcuno deve rendersi conto che quello che è stato un danno sta diventando autolesionismo»

G. Frisoli, A. Sallusti, Sinfonia al femminile.Donne tra lotta e impegno civile, Le piccole pagine 2014, pp. 118 €     10,00

Anche le donne hanno rivestito un ruolo importante nella storia. Donne come Ada Gobetti, Mother Jones, Emma Goldman, le donne del ghetto di Varsavia ed Onira Bettiola Continel hanno lottato per ciò che ritenevano giusto. I due autori hanno deciso di raccontare le loro storie proprio perché donne come loro hanno lottato e non hanno mai abbandonato la loro idea di un possibile mondo migliore. Sono proprio questi temi affrontati che rendono questo argomento attuale. 

A cura di D. Dozzi, Donne, cinque sguardi sulla condizione femminile, Edb 2016, pp. 52
      6,90

In questo libro cinque donne, Liliana Cavani, Hanna Jona Listeva, Elena Bosetti, Lidia Maggi e Chiara Frugoni, spiegano la condizione della donna nella società fino ai giorni nostri, sottolineando quanto sia difficile riuscire ad avere successo. L’obiettivo di questo libretto è infatti quello di rendere il riconoscimento dei meriti delle donne una cosa normale e non un evento eccezionale.

A cura di S. Lucarelli, Gender and the european union, Firenze university press 2014, pp. 69
          s.i.p. 

La discriminazione di genere continua a essere una realtà in molte parti del mondo, anche in Europa. Lo scopo di questo libro è quello di fornire una visione d’insieme dell’Unione Europea delle politiche di genere e dell’equilibrio di genere nelle istituzioni dell’Ue. L’analisi mostra che la rappresentanza delle donne nelle istituzioni dell’unione è aumentata negli ultimi decenni e che l’Ue ha rafforzato la sua attenzione ai diritti di genere nelle sue relazioni esterne; tuttavia i risultati di entrambi i tentativi sono ben lungi dall’essere pienamente soddisfacenti.

F. Carollo, Le amiche che non ho più. Lucia, Federica, Roberta, Tullio Pironti 2016, pp. 166
      12,00

Francesca Carollo, giornalista collaboratrice del programma televisivo “Quarto grado”, ci racconta in questo libro le vicende di tre donne diverse tra loro, una impiegata di banca, una pornodiva, una mamma e madre, e diverse anche per la loro fine, ma sempre nell’ottica di una violenza di genere che sta diventando sempre più insopportabile.

S. Meriano, Stupro etnico e rimozione di genere. Le vittime invisibili, Edizioni altravista, 2014, pp. 161     18,00

Il saggio di Simona Meriano offre uno sguardo antropologico al fenomeno degli stupri etnici, alle complesse implicazioni sociali, culturali, politiche e giudiziarie che li portano ad essere rimossi da tutte le storie di guerra. Gli stupri di massa vengono altresì considerati nel rapporto tra potere e memoria. Simona Meriano inquadra la tematica nel più ampio contesto della storia del Novecento. Cinquant’anni dopo Auschwitz, il conflitto nei Balcani si è tramutato in un piano di sterminio della popolazione civile. Per creare la grande Serbia, i villaggi vengono depurati dalla popolazione civile musulmana, gli uomini mutilati e uccisi, le donne stuprate. Tra il 1992 e 1995, lo stupro di massa, la violenza sulle bambine, le gravidanze forzate creano l’illusione di poter modificare la composizione etnica della Bosnia Erzegovina costringendo le donne musulmane a partorire figli di “razza pura serba”. Lo stupro è un’arma di sopraffazione, un comportamento carico di ambivalenza in cui si fondono pulsioni aggressive e sentimenti di attrazione, in cui si esprime la lotta tra identità e alterità.

 

E. Vega, Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta 2017,
pp. 318           23,00 

Il libro intende restituire visibilità alle donne libertarie che vissero durante la Repubblica, la Guerra civile e il Franchismo. Grazie a una metodologia rinnovata, che comprende le fonti orali, si è potuto recuperare la memoria di queste protagoniste che furono pioniere perché si ribellarono contro il ruolo subordinato che le donne spagnole avevano nella sfera pubblica e privata fino al momento della Repubblica e della Guerra civile. Furono rivoluzionarie perché vollero abolire le ingiustizie del sistema capitalista e autoritario e perché dedicarono il loro impegno verso la costruzione di un sistema egualitario sul piano economico, sociale e di genere.

L. Cornero, 1977 quando il femminismo entrò in TV, Harpo 2017, pp. 219 €   23,00 L’autrice ricostruisce la storia di uno dei programmi più rivoluzionari della Rai, Si dice donna, andato in onda su Rai2 tra il 1977 e il 1981, un programma che, per la prima volta nella storia della televisione, affrontava la “questione femminile” attraverso gli occhi e le parole delle donne offrendone una chiave di lettura dall’interno. Un gruppo di donne provenienti da esperienze diverse proponevano un’immagine femminile articolata, ricca di testimonianze e di differenti modelli di riferimento. Il saggio di Loredana Cornero dimostra come si sia cercato di realizzare un programma con differenti modelli di riferimento. Come sottolinea nella prefazione al volume Tiziana Bartolini, direttora di «Noi Donne», «è interessante lo sguardo sul coraggio di una Rai che dà credito e libertà a giovani femministe, cosa che oggi sarebbe inimmaginabile».

D. Steccanella, Le indomabili. Storie di donne rivoluzionarie, Paginauno 2016,
pp. 219 €     15,00 

È un saggio dal significato propedeutico. Storie di donne che – spesso prescindendo dal ruolo imposto di madri-mogli-borghesi – hanno intrapreso controvento la strada della ribellione. Donne antitetiche fra loro – diverso il credo e i contesti storici, sociali, nei quali hanno agito –, accomunate da una medesima spinta ideale: quella che le ha portate alla lotta contro il potere, sacrificando alla causa affetti, carriera e, in molti casi, la vita stessa. La morte, il carcere o la fuga erano scritti, insomma, nel loro destino. Le indomabili annovera quaranta storie di donne che abbracciano un arco di cento anni: apre con la pasionaria francese Louise Michel e chiude con la tedesca Hedy Epstein arrestata a novant’anni mentre protestava contro il governatore del Missouri per l’uccisione di un ragazzo nero.
 

P. Fiocchetti, Variazioni di luna. Donne combattenti in Iran, Kurdistan, Afghanistan, Lorusso 2016, pp. 128 €     12,00

Patrizia Fiocchetti è una donna coraggiosa.  Ha lavorato per più di vent’anni con i rifugiati politici e ha fatto parte del coordinamento italiano a sostegno delle donne afgane. Si tratta di un intenso libro di storie di donne combattenti dedicato a suo marito Bijan, morto nel 2003 mentre lottava per la libertà del suo popolo.

Nell’introduzione, Marisa Paolucci, giornalista di «Nigrizia», racconta come è cambiata la vita di Patrizia con due studenti iraniani che raccoglievano firme contro le violazioni dei diritti umani nel loro paese. Da allora Patrizia Fiocchetti ha conosciuto la distruzione di Kobane, è passata da Tirana, ma le immagini del libro scavano ancora di più nel passato, i luoghi sono Lashgar, dove si trova il battaglione delle donne iraniane e poi Baghdad, Roma e ancora Tirana, Kabul, in un’altalena di ricordi luminosi e dolorosi. 

Le eroine che Patrizia Fiocchetti ci mette di fronte hanno nomi che cominciano con il nome della dea persiana della Luna, Mah. Si chiamano Mahnaz, Mahtab, Mahin, Mahshid e ci raccontano, grazie alla voce dell’autrice, il loro amore per la libertà. (c.p.) 

G. Greison, Sei donne che hanno cambiato il mondo. Le grandi scienziate della fisica del XX secolo, Bollati Boringhieri 2017, pp. 212 €   15,00 Sono nate tutte nell’arco di cinquant’anni e hanno operato negli anni cruciali e ruggenti del Novecento. C’è la chimica polacca che non poteva frequentare l’università, la fisica ebrea che era odiata dai nazisti, la matematica tedesca che nessuno amava, la cristallografa inglese alla quale scipparono le scoperte, la diva hollywoodiana che fu anche ingegnere militare e la teorica serba che fu messa in ombra dal marito. Le sei eroine raccontate da Gabriella Greison non sono certo le sole donne della scienza, ma sono quelle che forse hanno aperto la strada alle altre, con la loro volontà, la loro abilità, il talento e la protervia. Non sempre sono storie allegre e non sempre sono a lieto fine, perché sono racconti veri, di successi e di fallimenti. Ma è grazie al loro esempio che altre donne, hanno fatto un po’meno fatica a farsi largo regalandoci i frutti del loro sapere e della loro immaginazione. Dietro di loro sempre più donne si appassionano alla scienza, e un domani, in numero sempre maggiore, saranno libere di regalarci il frutto delle loro brillanti intelligenze.

Escursionismo e sport

C. Sgandurra, E. Di Trapani e M. Vassallo, I 50 sentieri più belli della Sicilia, Guide Iter 2016, pp. 126 €     12,00

Questo libro si propone di far scoprire ai siciliani, e ai tanti turisti che visitano sempre più numerosi l’isola, i bellissimi sentieri che si inoltrano nei Nebrodi, nelle Madonie, lungo le dorsali dell’Etna, e negli angoli più belli della costa e delle isole. Gran parte degli itinerari descritti sono ben segnalati e alla portata di tutti, basta un po’di allenamento, altri sentieri richiedono un maggiore impegno dal punto di vista fisico. 

M. Verin, G. Castelli, A. Cabras, Guida ai sentieri Selvaggio blu. 41 itinerari e 2 trekking, Bellavite 2016, pp. 141 €     24,00 

La guida descrive 41 itinerari escursionistici nella zona del Supramonte di Baunei, in Sardegna. Tra gli itinerari, in gran parte inediti, sono raccolti anche due trekking, tra cui il famoso Selvaggio Blu, nella versione ideata da Cicalò e Verin nel 1988. I sentieri vanno dalla facile passeggiata sull’altopiano del Golgo, al percorso esplorativo, anche con tratti di arrampicata. Luoghi remoti, panoramici e selvaggi che in molti casi si concludono in pittoresche cale sul mare. La guida comprende carte topografiche in scala 1:15000 appositamente realizzate, tracce gps e numerose fotografie. Bisogna ricordare sempre che i sentieri in Sardegna non sono ben segnalati – fa parte della cultura selvaggia degli isolani – e quindi, spesso, bisogna sapersi orientare e intuire i vari passaggi. È motivo di grandi soddisfazioni riuscire a indovinare il perscorso e a non perdersi. Ci sono comunque anche guide locali a disposizione degli escursionisti, ma questo rende il sentiero privo di quel fascino che solo la Sardegna può dare e non invoglia certo a intraprendere altri sentieri in modo autonomo. 

V. Moscati e M. Romano, Toscana a piedi.Un itinerario tra vie storiche, natura e città d’arte, Terre di mezzo 2017, pp. 165 €     19,00

Un trekking che percorre tutta la Toscana, partendo da Pisa e arrivando come meta finale a Portoferraio. Il percorso è stato pensato come un lungo trekking da percorrere preferibilmente tra aprile e giugno, con un bagaglio leggero e utilizzando tutti i punti di ristoro che si trovano sul percorso, ma si può anche spezzare in gite di più giorni o di un giorno solo.

Le zone proposte sono: il Valdarno inferiore, i monti di Pratomagno, le colline del Chianti, la via Francigena, la Maremma, la costa degli Etruschi e per ultimo l’isola d’Elba. Per ogni tappa: la cartina, l’altimetria, la descrizione del perscorso, dove dormire, i luoghi da visitare.

M. Canapini, Eurasia express. Cronache dai margini, Prospero editore 2017, pp. 228 €     12,00

Sei mesi in cammino, da Fano all’Estremo Oriente, dall’Estremo Oriente alla rotta balcanica, portando con sé taccuino, macchina fotografica ed empatia. Eurasia express è il lungo racconto del progetto “Il volto dell’altro”, un lento viaggio, condotto a piedi o con mezzi di terra, alla ricerca dell’umanità dimenticata di un’Asia esclusa dai circuiti turistici. 

«Nelle pagine di questo libro – scrive l’autore – leggerete cronache raccolte negli angoli desolati del nostro mondo, dove persone esattamente come noi sopravvivono tra ingiustizie, strascichi di guerre, sofferenze, senza però perdere il sorriso, una naturale ospitalità e una inspiegabile bellezza sconosciuta ai più».

A cura di Jón R. Hjálmarsson, Atlante leggendario delle strade d’Islanda, traduzione di Silvia Cosimini, Iperborea, 2017, pp. 225 €     16,00 

L’Atlante si pone come un’affascinante guida turistica, corredata da cartine e itinerari riferiti a luoghi dell’Islanda occidentale, meridionale, orientale, centrale, settentrionale, e ai Fiordi occidentali. Ci porta nel mistero di una terra dove lo spettacolo della natura è sempre un regalo delle presenze soprannaturali che la abitano, tra fiordi vulcanici e fiumi, ghiacciai, villaggi infestati dai fantasmi, un paese dove l’uomo ingaggia battaglie a suon di poesie con le creature eterne che si manifestano accanto a lui. È un invito al viaggio nell’isola orgogliosa delle sue leggende popolate da elfi, troll e trollesse, sacerdoti-stregoni e rune magiche. Jón R. Hjálmarsson ha raccolto il ricco patrimonio di storie e Silvia Cosimini, tra la più grandi esperte di letteratura islandese, lo ha tradotto per la casa editrice Iperborea, specializzata in cultura del Nord Europa. (c. p.)
M. Diamantini
, Fatti di terra. Viaggio in Patagonia e Terra del fuoco, Prospettiva editrice 2016, pp. 95 €     12,00

Fatti di terra è il racconto di un viaggio tra Cile e Argentina, durato un anno. È anche il racconto di un’iniziazione, l’arrivo e la scoperta, l’intrecciarsi delle domande esistenziali e il dispiegamento dopo l’esperienza del viaggio come rito. Il racconto va dall’osservazione del paesaggio all’osservazione interiore; è la ricerca di risposte nei luoghi e nelle abitudini dell’altro da sé. È stato scritto in un momento di transizione, durante il passaggio dalla vita ovattata dello studente a quello delle decisioni, e man mano che il viaggio si completa, lo smarrimento aumenta fino a raggiungere il momento in cui arriva la visione completa dei fatti. È un invito a viaggiare, a conoscere e ad aprire la mente per accogliere ciò che è altro da sé, un invito a non essere turisti, né nella terra d’origine né in quella del viaggio.

R. Simone, Musafir. Ad est dell’equatore 2016, pp. 134 €     12,00

Musafir, in arabo, vuol dire viaggiatore e Rosario Simone è un giornalista ma soprattutto un instancabile viaggiatore con zaino in spalla. Il suo itinerario parte agli inizi degli anni Ottanta, dalle sponde algerine, e arriva alle soglie del XXI secolo, in Anatolia, passando per il Marocco, la Tunisia, la Libia di Gheddafi dove sono ancora evidenti le tracce della colonizzazione italiana. E poi ancora la Siria, paese laico in equilibrio tra crescenti tensioni religiose, il Kurdistan e l’Iraq, e durante la guerra del Golfo. Un viaggio nel passato che testimonia come in pochi anni siamo stati capaci di sconvolgere e distruggere una parte di mondo.

M. Maggiari, L’avventura del Grande Nord, Alpine studio 2016, pp. 230 €     16,00 

L’avventura del grande Nord racconta dei primi incontri fra gli esploratori europei e gli inuit (tra questi Roald Amundsen e Knud Rasmussen). È un libro composito che utilizza generi differenti: saggio, diario, narrazione, mito, storia. Per raccontare più storie. Narra le tappe di chi ha tentato l’esplorazione artica aprendosi a una terra incontaminata e misteriosa, fatta di immense distese ghiacciate. Massimo Maggiari ha vissuto e continua a vivere il grande Nord che presenta come luogo d’ascolto, patria ideale, sacca di resistenza per verità e bellezza in un mondo che ha perso il suo spirito. Cronaca vissuta e vicende storiche si alternano. La saggezza inuit e l’epica misteriosa degli esploratori che li intercettarono per primi indicano strade, mappe, e svariate piste da percorrere all’uomo contemporaneo in un continuo slittamento temporale. Non solo. Le pagine aprono un rispettoso spiraglio sullo sciamanesimo, trattato sempre con grande attenzione e complessità. Oggi, peraltro, sono pochissimi gli sciamani rimasti nel Grande Nord anche se i giovani stanno cercando di riap-
propriarsi della lingua e delle tradizioni. 

W. Harding, Downward bound. Contro ogni regola, Alpine studio 2017, pp. 228 €     19,00
È un libro irriverente, scritto nel 1975, che vede solo ora la sua prima traduzione a cura di Mirella Tenderini in una lingua diversa da quella inglese e che parla essenzialmente di due grandi ascensioni in Yosemite. La più famosa, la Wall of the Early Morning Light, ha richiesto 27 giorni di arrampicata e il posizionamento di 330 spit, una via estrema. Non è solo il racconto dell’arrampicata a rendere il libro interessante, ma anche il rapporto che Harding ha con l’arrampicata: pratico, fuori dai canoni di una “etica” che in arrampicata proprio non ha luogo di esistere; inoltre è divertente la sua satira nei confronti dei cosiddetti “puristi”. Insomma un bel libro da leggere senza preconcetti.

A cura di C. Kukuczka, Jerzy Kukuczka, Tra i giganti della terra, Alpine studio 2016, pp. 294                15,00 

Kukuczka è stato il secondo alpinista che ha scalato tutti i 14 ottomila della Terra, in un arco di tempo brevissimo, otto anni, con un tempo di salita che è la metà di quella impiegata da Messner e in alcuni casi lungo vie nuove o in inverno. Tuttavia, malgrado questi successi, a differenza di Messner, non raggiunse mai un riconoscimento mediatico proporzionale alle imprese compiute. 

È morto a 41 anni nel 1989 a 8200 metri mentre tentava di scalare il versante sud del Lohtse per la rottura di una corda nuova acquistata a Katmandu. Kukuczka fa parte degli ultimi: in opposizione all’alpinismo sponsorizzato e comodo degli occidentali, l’alpinismo povero e faticoso dei polacchi. 

F. Perlotto, Spirito libero, Alpine studio 2016, pp. 196     19,00

L’alpinismo solitario è una delle pratiche più affascinanti della montagna ma anche la più rischiosa. Perlotto ha fatto imprese memorabili sempre con quello spirito di grande avventura che lo ha portato in giro per il mondo. Il suo spirito libero non gli ha permesso di conciliarsi con le regole del mercato della sponsorizzazione e i suoi sponsor lo hanno presto abbandonato perché non si è mai messo abbastanza in mostra. Eppure il suo impegno non ha riguardato solo l’alpinismo. È stato per 26 anni nella cooperazione allo sviluppo, tre anni con gli indios Yanomami, coordinatore di una campagna contro gli incendi forestali dell’Amazzonia e altro ancora. Oggi a sessant’anni gestisce il rifugio Boccalatte sul versante italiano del Monte Bianco. Questo libro ci racconta con linguaggio semplice e coinvolgente le sue imprese rocambolesche. 

A. Bernard, 101 scalate su roccia, Edizioni Mediterranee 2016, pp. 324 €     29,50

Il libro si rivolge in particolare a chi ha cominciato da poco a praticare l’alpinismo e si propone di seguire il neofita nella sua crescita, sia attraverso una serie di vie adatte all’alpinista che sta imparando sia mediante suggerimenti tecnici e culturali. Una specie di “viatico” che accompagna il neo-
fita dai suoi primi passi fino a quando avrà raggiunto un buon livello di autonomia. Le vie illustrate nella guida partono appunto da itinerari facilissimi per arrivare, in progressione di difficoltà, a vie su roccia già di buon livello per alpinisti più esperti.

A. Bertin, Verso l’Aconcagua. Elogio di un fallimento, Daniele Piazza 2016, pp. 140

    12.00

Il racconto autobiografico narra, sotto forma di diario, la scoperta della vetta più alta del Sud America che si trasforma in un viaggio interiore alla scoperta delle priorità della propria vita.
L’avventura si snoda veloce tra i paesaggi mozzafiato delle Ande argentine, mentre l’esperienza del protagonista si intreccia con quella di altri personaggi, ciascuno, a suo modo, speciale. Sullo sfondo la grande passione dell’autore per la montagna e per il contatto diretto con la natura. 

A. Nicolussi Golo, Di roccia di neve di piombo, Priuli & Verlucca 2016, pp. 151€     17,00 

Gennaio 2016, Abbazia di San Michele. «Non ti assolverò mai! Mai! Ricordatelo bene, mai! E non ti perdonerò» urla l’abate con voce carica di “costernazione e morte” a uno dei protagonisti. Inizia così, con un’assoluzione negata, l’avvincente racconto di Andrea Nicolussi Golo. E per scoprire il motivo di tanta determinazione, bisognerà immergersi nelle complicate vicende che hanno caratterizzato la metà degli anni Settanta del Novecento, fino ad arrivare alle ultime, sorprendenti, pagine del libro. L’alta quota come liberazione. 

Sono gli anni della lotta armata, dei “padroni”, dei crumiri, dei compagni, e delle Brigate Rosse. Fuggire dalla città, anche solo per una breve escursione in montagna, è un modo per scrollarsi di dosso la tensione, la paura e per sottrarsi agli “infiniti giorni di fabbrica e di rabbia”.

M. Vannuccini, Lotta con l’Alpe. Disavventure di una guida alpina (a cavallo del terzo millennio), Vel 2016, pp. 107 €     12,50

Resoconti comici di una guida alpina che cerca di sopravvivere con clienti di ogni specie, con racconti di esperienze arrampicatorie in giro per il mondo.

S. Torrione, Tor des Géants. Valle d’Aosta, Sime Books 2013, pp. 236        25,50

Racconto fotografico del più difficile percorso podistico. Sono 330 i chilometri da percorrere con salite fino ai 3299 metri del Col Loson e con discese mozzafiato con un dislivello positivo di 24000 metri. La gara percorre le alte vie della Val d’Aosta, la n. 1 e la n. 2.
Il libro offre una sintesi del percorso con testi scritti da Paola Pignatelli sullo sforzo degli atleti e le storie dei luoghi attraversati dalla gara. I percorsi del Monte Bianco, del Monte Rosa, del Gran Paradiso, del Cervino sono tra “giganti” e “per” giganti, perché decidere di imbarcarsi in questa avventura – comunque la si voglia affrontare – oltre all’allenamento richiede grande forza interiore e grande capacità di sopportazione. Di qui il nome: Tor des Géants. Non è francese e non è italiano, ma patois. Per ribadire la forte identità locale di quella che non è solo una competizione ma un’esperienza di vita. 

A cura di M. Simone e D. Baranzini, Ultramaratoneta: un’analisi interminabile, Aras 2016, pp. 125 €     10,00 

Attraverso il dialogo tra l’ultramaratoneta Daniele Baranzini ed un appassionato sportivo come Matteo Simone, psicologo e psicoterapeuta Gestalt, si indaga il mondo interiore di un atleta che decide di affrontare le distanze estreme, senza nessuna altra motivazione che quella di esplorare i limiti delle proprie capacità.

Questo libro esprime il senso della corsa nelle lunghe distanze, per molte ore e tanti chilometri. L’opera è una sorta di fantastico saggio poetico frutto di dialogo e corrispondenza tra i due autori sulla lunghezza, il tempo, la fatica, la gioia, il dolore, per alcuni una “lucida pazzia”.

M. Patucchi, Popoli in corsa. Storie di vittorie e di sconfitte, Correre 2016, pp. 160                   18,00 

Storie di chi correndo ha lasciato un segno nel mondo. Ritratti in poche pennellate che fissano il gesto sportivo rivelando l’uomo che sta dentro e oltre il corridore. Campioni all’altezza della sfida più difficile, l’addio alle gare, come Haile Gebrselassie e Paula Rradcliffe, o che eccellono nonostante una vita non facile, come Zola Budd o Kip Keino, patriarca dell’inarrestabile marea dei corridori africani a caccia dell’utopia della maratona sotto le due ore. Poi la forza della normalità di Giorgio Calcaterra e l’incrocio di destini di un Marco Pantani in allenamento che affianca Fabiàn Roncero nella maratona di Carpi. E vicende di podisti “sommersi” o “salvati” in quest’epoca di guerre e recessione: gli atleti in fuga sui barconi della disperazione e le prime donne runner in Afghanistan. Storie di corridori ma anche di corse: la New York dell’uragano Sandy; la Boston degli attentati e della rinascita; il sogno della Baghdad Marathon.

G. Romeo, F. Monti e F. Fava, Franco Arese.Divieto di sosta. Storia e vita di un campione, Correre 2017, pp. 342 €   18,00 Si tratta della storia del piemontese di Centallo, dapprima campione sportivo (oro europeo a Helsinki 1971 nei 1500 metri, protagonista della scena nazionale e continentale per un decennio), poi imprenditore di successo (inventore e presidente di Asics, oggi patron di Karhu), ed infine anche politico dello sport, in qualità di presidente della Fidal per due mandati, dal 2004 al 2012.

S. Moro e M. Zanatta, Devo perché posso. La mia via per la felicità oltre le montagne, Rizzoli 2017, pp. 254 €   18,00 Il testo ricco è di episodi inediti delle imprese alpinistiche di Simone che non si è mai sottratto alla fatica con le cinquantacinque imprese alpinistiche portate a termine sulle vette più impegnative e insidiose del pianeta. Né si è risparmiato il disagio, esponendosi nelle invernali alle temperature più basse della Terra. Allo stesso tempo ha conosciuto più volte la rinuncia quando è dovuto rientrare al campo base per le avverse condizioni meteo e soprattutto ha provato la sofferenza per la perdita di amici carissimi in incidenti alpinistici. 

Il suo racconto è trascinante come tutti i suoi racconti di esperienze in alta quota; è una lettura utilissima e fortificante per chiunque di noi, anche se non muoviamo nemmeno un passo in montagna.

 

Ed Douglas, Ben Moon, Dal punk al futuro dell’arrampicata, Versante Sud 2016, pp. 300
                                   19,90

Moon arrampicava per la bellezza del gesto, della linea di salita e non trovava nulla di male a usare gli spit per proteggere la via e rimuovere così il rischio di brutte cadute e di pericolosi infortuni. Ha aperto la strada all’arrampicata sportiva, alle vie lavorate, alle salite estreme, ed è stato il primo a salire Hubble nel 1990, una via che è il primo 9a della storia dell’arrampicata.
Notevole nel libro è l’impegno nel ricostruire meticolosamente ogni aspetto della vita di Ben, dall’infanzia trascorsa in un sobborgo di Londra all’adolescenza tutta dedicata alle scalate e molto poco ai libri scolastici; dal tifo per il Chelsea alla passione per i capelli rasta in stile punk. Ma al tempo stesso il libro offre un’esauriente visione del mondo dell’arrampicata dagli anni Ottanta a oggi. Ben è stato ed è tuttora uno dei grandi e dei migliori, della stessa classe di Wolfgang Gullich, ed è l’equivalente degli attuali Chris Sharma e Adam Ondra.

 F. Elli e D. Pezzoli, Intelligenza artificiale.Tecnica e materiali dell’arrampicata artificiale classica e new age, Versante Sud 2016, pp. 419
    35,00

È un libro tecnico utile a persone che già hanno una lunga esperienza nel campo dell’arrampicata su vie di più tiri, la pratica dell’arrampicata artificiale, dove le difficoltà tecniche si uniscono in modo indissolubile con l’impegno psicologico. 

Per rendersi conto delle difficoltà che presenta l’arrampicata in artificiale basta leggere il bel libro di Andy Kirkpatrick Psycho vertical, stampato anche questo da Versante Sud, che parla dettagliatamente della salita in solitaria di Reticent Wall, una via in artificiale, la più dura sul El Capitan in Yosemite.
P. Morelli, Vademecum per perdersi in montagna, Nottetempo 2017, pp. 157 €     13,50 

Un “antimanuale”, molto divertente, per vagabondi della montagna su strade non battute, pronti a ogni incontro, dalla nuvola al falco, dal camoscio al grifone. Un’enumerazione di strumenti e incontri, che sono altrettanti racconti, epifanie, inattese risate.

A. Gobetti, Una frontiera da immaginare, Alpine studio 2016, pp. 280                 15,00 

La frontiera da immaginare è quella che separa il mondo famigliare della quotidianità da quello ignoto e inquietante degli abissi, ma è anche la linea di demarcazione tra la banalità di una vita accettata senza entusiasmi e l’avventura eccitante della trasgressione. 

Speleologia e alpinismo sono le due passioni che hanno spinto Andrea Gobbetti a vivere tante avventure. È così che Gobetti è divenuto uno fra i maggiori speleologi italiani anche in ambito internazionale. Andrea Gobetti scrive pagine di grande valore etico e letterario nella descrizione delle avventure e nella storia della scoperta degli abissi del Marguareis, enorme area a cavallo tra Italia e Francia, nel Colle dei Signori e nel Vallone di Piaggia Bella.


F. Cordelli
, Scipione l’italiano, Pellegrini editore 2016, pp. 143 €   12,99 Tante cose sullo sport vengono dette in Scipione l’italiano, dal tifoso allo sponsor, dalla televisione al senso della lotta, dall’organizzazione allo stadio. Cordelli va a fondo, benché in forma a volte enigmatica, sul senso dell’agonismo, ovvero di fenomeni “oscuri” quali la potenza, la vittoria, il riscatto, i miti moderni e, in ultima istanza, la democrazia, eterno demone cordelliano. 

P. D’Autilia, Power postural training. Attività fisica, controllo dello stress, alimentazione, Mediterranee 2016, pp. 207 €   19,50 Il testo offre un percorso guidato che insegna a scegliere alimenti salutari, a eseguire una corretta respirazione e a praticare un’attività fisica in modo idoneo. Il fulcro dell’attività fisica è costituito dal Power Postural Training, una metodica d’allenamento elaborata dal dottor D’Autilia che subisce l’influenza delle arti marziali, del qi gong, dello yoga, del Pilates, della ginnastica posturale.

Fascismo Antifascismo Resistenza

Spagna contemporanea, n. 48 2015 

            27,50

Il dossier Traiettorie biografiche del fascismo spagnolo, si interroga su come ci si avvicinò al fascismo in Spagna, come ne vennero accettate l’ideologia e la pratica politica, come lo si adottò nella realtà politica, economica sociale e culturale e come la via spagnola al fascismo passò ineludibilmente attraverso il cattolicesimo.
Quello che avvenne in Spagna, al di là delle differenze politiche e sociali, non fu molto diverso da quello che avvenne in altri paesi europei. Costruisce un mito basato sulla mistica patriottica e si appropria di quello che aveva affascinato la gente fra l’Ottocento e il Novecento: romanticismo, liberalismo, socialismo, darwinismo e tecnologia moderna. 

A-rivista anarchica, n. 406 aprile 2016  

      4,00

Resistenze. Pagine antifasciste (e antinaziste)

Nel dossier vengono riportate pagine storiche relative alla partecipazione delle anarchiche e degli anarchici all’impegno antifascista.

Tra i tanti articoli ricordiamo quello sul campo di concentramento di Renicci d’Anghiari con una ricostruzione di Giorgio Sacchetti, e una testimonianza dell’anarchico Alfonso Failla che fu rinchiuso a Renicci e fu tra gli animatori della rivolta e della fuga generale.

Una città, n. 229 marzo 2016 €       8,00 

La proposta di creare un museo del fascismo nella ex casa del fascio di Predappio sta suscitando un acceso dibattito fra gli storici e non solo. La rivista pubblica la presa di posizione della Fondazione Alfred Lewin seguita da una lettera di Marcello Flores, uno dei promotori del progetto; e una serie di interviste a storici di orientamento diverso; il primo intervento è di Mario Isnenghi. 

Una città, n. 230 aprile 2016 €       8,00 

Continuano gli interventi sul progetto di un museo del fascismo con gli storici Giovanni Gozzini e Anna Foa. Gozzini parla dell’idea di un museo in cui la storia del fascismo viene ripercorsa attraverso alcune biografie: un reduce, un operaio, una casalinga, un dipendente pubblico, ma anche una studentessa ebrea e un cittadino etiope, per far capire a un ragazzo il lento scivolamento, giorno dopo giorno, in un regime illiberale e razzista. 

Anna Foa avanza molte perplessità sul luogo, ma anche sulle inevitabili, e pericolose, mediazioni a cui un museo costringerebbe. Un museo sul fascismo a Predappio – scrive – potrebbe avere un senso solo se diventasse una grande chiamata di corresponsabilità degli italiani.

Pollicino gnus, n. 246-maggio 2016

Quota associativa annuale      25,00

Il popolo dei partigiani

La rivista dedica questo numero agli “stranieri” che hanno combattuto per liberare l’Italia, soldati scappati dalla prigionia, deportati evasi dai lager, militari disertori tutti diventati partigiani della solidarietà internazionale: sovietici, jugoslavi, polacchi, cecoslovacchi, inglesi, turchi, danesi, americani, svizzeri. 

A cura di G. Galzerano, Il tribunale speciale fascista, Galzerano 2017, pp. 130     10,00 

Giustizia e Libertà fu un movimento politico liberal-socialista fondato a Parigi nell’agosto del 1929 con la volontà di organizzare un’opposizione attiva ed efficace al fascismo svolgendo anche un’importantissima funzione di informazione e sensibilizzazione nei confronti dell’opinione pubblica internazionale, svelando la realtà dell’Italia fascista che si nascondeva dietro la propaganda di regime. Questo opuscolo del 1932, ormai raro e introvabile, fu scritto da Gaetano Salvemini ed è un documento storico, politico e umano che testimonia le lotte, le speranze, i dolori e le tragedie dell’antifascismo, nonché, l’altruismo, il coraggio, l’abnegazione e il sacrificio di uomini e donne, in Italia e all’estero, al nord e al sud, che lottarono per restituire agli italiani la libertà e la giustizia.

G. Scotti, I massacri di luglio. La storia censurata dei crimini fascisti in Jugoslavia, Redstarpress 2017, pp. 252                                 18,00 

A partire dal 2004, in Italia, il 10 febbraio è dedicato per decreto alla “memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Per la parte politica che ha istituito una simile ricorrenza, si è trattato di una formidabile occasione per riscrivere la storia a uso e consumo di un delirio nazionalista, capace non soltanto di censurare un passato di crudele sopraffazione ma anche di riabilitare il fascismo, sottraendolo alle inappellabili responsabilità rispetto ai crimini compiuti in patria e altrove. In modo particolare, nella ex Jugoslavia, gli italiani non furono affatto “brava gente”. Al contrario, come dimostra Giacomo Scotti, il terrorismo ai danni della popolazione civile e il massacro come strumento di controllo politico furono le principali caratteristiche dell’occupazione italiana dei territori balcanici: una storia scomoda, sanguinaria e vigliacca e, proprio per questo, rimossa dalla memoria ufficiale. I massacri di luglio colma la lacuna, respingendo con la forza della realtà la pericolosa ipocrisia del nuovo revisionismo di Stato. 

I. Meloni, Memorie resistenti. Le donne raccontano la Resistenza nel piacentino, Le Piccole Pagine 2014, pp. 235                   18,00

«Se non ci fossero state le donne, la Resistenza a Piacenza non sarebbe nemmeno esistita», così hanno sempre raccontato i partigiani piacentini.

È da questa considerazione che prende le mosse il volume di Iara Meloni. Le donne, le uniche che in quei momenti difficili hanno tenuto i contatti tra le bande, celato i rifugi alla vista del nemico, sfamato migliaia di ragazzi dispersi e senza riparo. Eppure, il loro ruolo è sempre rimasto relegato “sullo sfondo” di eroiche battaglie, ed è stata niente più di un contrappunto tra una narrazione bellica e l’altra.

Memorie resistenti intende dare finalmente voce all’altra Resistenza attraverso le parole delle stesse protagoniste, che, dopo settant’anni, rivivono le emozioni, le paure e le speranze delle ragazze di allora, e ci ricordano come la Resistenza sia stata un fenomeno politico e sociale prima che militare.

L’autrice si è rivolta essenzialmente alle fonti orali, raccogliendo la preziosa testimonianza di trenta “ragazze” della sua terra, accompagnandole a sua volta, con affettuosa partecipazione emotiva, in un percorso di consapevolezza non così scontato.

La volontà di realizzare il libro nasce dalla curiosità di indagare un fenomeno che ha lasciato tracce profonde nelle narrazioni popolari, nei racconti familiari, spinta dalle generazioni più anziane che hanno sempre avvertito forte l’esigenza di trasmettere la propria storia di vita.

È importante che delle superstiti si sia voluto raccogliere la testimonianza, perché in una storia corale quale fu quella della Resistenza, è attraverso le diverse storie di vita che possono emergere la ricchezza, la complessità di quel movimento e, insieme, i suoi momenti di forza e quelli di debolezza, anche le tragedie, accanto al coraggio morale per farvi fronte.

Libro quindi come omaggio alle “resistenti” piacentine, ma soprattutto un libro per ricordare, rivolto principalmente ai giovani, che hanno il dovere e soprattutto il diritto di preservare i valori su cui si fonda la nostra Repubblica. (l.c. )

R. Aiardi e I. Aiardi, Storie di Resistenza a Pistoia. La vicenda del comandante partigiano Silvano Fedi, Centro di Documentazione Pistoia Editrice 2017, pp. 605 €   25,00 Partendo dalla storia del partigiano Silvano Fedi e della sua uccisione, con questo saggio gli autori intraprendono un viaggio nella Resistenza pistoiese e oltre.

L’itinerario seguito è quello che collega una storia particolare e locale ancora molto discussa al contesto storico generale e nazionale, le dinamiche del biennio 1943-1945, la Resistenza come guerra civile contro il fascismo, la Resistenza tradita e la continuità dello stato fascista nelle istituzioni repubblicane.

Come dichiarano nell’Introduzione, gli autori non sono storici di professione ma antifascisti nel senso gramsciano del termine e hanno voluto dare una loro interpretazione della Resistenza a Pistoia documentando il loro discorso con una ricchissima raccolta di fonti scritte e orali, fiore all’occhiello di questa pubblicazione che potrà così servire anche come importante repertorio per nuovi studi e approfondimenti.

Un ulteriore elemento di interesse è costituito dallo stile e dall’uso del lessico: gli autori non hanno rinunciato alle espressioni più schiettamente pistoiesi nell’uso dei toponimi e la narrazione è squisitamente popolare.


S. Fumich
, Antifascismo e Resistenza a Brembio e Secugnago. Con un’introduzione sulle vicende del 1945 a Milano e nella bassa Lodigiana, Stampato in proprio 2012, pp. 242
                                18,00

Leggendo questo libro è inevitabile rivivere le ultime vicende della Seconda guerra mondiale in Italia: cambiando fronte, i soldati italiani si erano affiancati agli alleati anglo-americani, e anche il popolo prese le difese della sua patria formando squadre di Resistenza, guidate dai saldi princìpi di libertà e giustizia.

In queste pagine si può scoprire come il nazismo mosse gli abitanti di Brembio, Secugnago e dintorni a insorgere. 

L. Salvatorelli, Nazionalfascismo, Edizioni di storia e letteratura 2016, pp. 224 €         18,00

Si tratta della ristampa di un volume uscito nel 1923 contemporaneamente alla nascita del movimento fascista. Ci racconta la vicenda politica, dai primi lineamenti fino all’instaurazione del totalitarismo che portò l’Italia a fianco dei tedeschi nella prima parte della Seconda guerra mondiale, fino al 1943.

L’autore si occupa di descrivere realisticamente i tratti di questo movimento, fino alla famosa marcia su Roma, dopo la quale il fascismo salì al potere, e la reazione europea a riguardo.

U. Santino, La strage rimossa. Nola, 11 settembre 1943. La Sicilia e la Resistenza, Di Girolamo 2016, pp. 133 €       9,90

Dopo l’armistizio annunciato dal generale Badoglio nel settembre del 1943, i nazisti attuarono la prima strage contro l’esercito italiano ormai nemico. Avvenne nella città di Nola, dove furono fucilati alcuni ufficiali dell’esercito italiano, e tra essi il capitano palermitano Mario De Manuele. La tragedia però non ha mai ottenuto la memoria e il rispetto meritato e Santino, scrivendo questo libro, spera di riportare alla luce quegli ingiusti spari e quelle ingiuste vittime.

A. Pagliaro, M. Capecchi, F. Poggi, La banda dello zoppo. Storie di Resistenza armata al fascismo, 2016 Coessenza, pp. 221 €     12,00

I fatti narrati ci portano nel 1921, in Toscana. Qui dall’inizio dell’anno si verificano episodi di squadrismo fascista. Il 27 febbraio arriva la notizia dell’assassinio da parte dei fascisti di Spartaco Lavagnini, sindacalista comunista. Proprio il giorno dopo, nella piazza di Certaldo, scoppia una rissa che coinvolge alcuni carabinieri e due fratelli della famiglia degli Scarselli, anarchici, conosciuti nel territorio dell’Empolese Valdelsa. Nella stessa sera, all’ingresso di Certaldo, vengono erette barricate, ci sono duri scontri con i carabinieri, con morti e feriti. Gli Scarselli, col gruppo libertario di Certaldo, si danno alla macchia e iniziano la resistenza armata contro il fascismo. 

Le gesta della “Banda dello zoppo”, come ormai vengono identificati i fratelli Scarselli essendo uno di questi effettivamente claudicante, entrano nella storia e nella leggenda popolare, come tra i primi in Italia a essersi opposti al fascismo con le armi.

G.E. Ferraris, Fascismo Resistenza Liberazione. La grande Storia e i ricordi di un tredicenne 70 anni dopo, Graphot 2016, pp. 208                                                  15,00

L’obiettivo di questo libro è soprattutto quello di far conoscere alcune delle persone che hanno contribuito, a volte anche con la vita, a ridare all’Italia l’antica dignità, perché possano essere di esempio, di stimolo e di aiuto per tutti.
Il nucleo centrale del libro, dopo aver tratteggiato la nascita e l’affermazione del Fascismo, descrive le dinamiche che hanno portato all’armistizio dell’8 Settembre 1943, e ancor prima alla guerra imposta al nostro Paese.

Nella seconda parte l’autore descrive episodi decisivi della Resistenza e della Liberazione dall’oppressione nazi-fascista. 

Il volume è corredato da un’accurata cronologia degli avvenimenti descritti, dalla nascita del Fascismo alla Liberazione; è inoltre presente la cronologia delle opere di Piero Gobetti.
L’autore accompagna la narrazione con poesie e canzoni che descrivono un personaggio, illustrano una situazione, fotografie dei protagonisti dell’Antifascismo e della Liberazione, e delle prime pagine dei giornali dell’epoca. (l.c.)

S. Micheli, Giorni di fuoco. Le grandi battaglie della Resistenza, RedStarPress 2016, pp. 265
    19,00

Che si sia combattuta tra gli impervi sentieri di montagna o nelle insidiose vie delle città, la guerra di Liberazione seppe scrivere pagine di acceso eroismo arrivando a sfidare il nemico in campo aperto e sostenendo battaglie condotte da partigiani inquadrati in reparti regolari. Silvio Micheli raccoglie le testimonianze dei partigiani e racconta le loro imprese direttamente dalle loro voci. Il libro è un resoconto in presa diretta delle tante, eroiche, e spesso sconosciute, vicende che consentirono ai partigiani di concludere vittoriosamente la loro lotta per la giustizia e la libertà. 

S. Ferrara, Il “giovedì nero” di Milano. Quando i fascisti uccisero l’agente Antonio Marino, RedStarPress 2016, pp. 207 

    16,00

Il 12 aprile 1973 il Movimento Sociale Italiano e il Fronte della Gioventù indicono a Milano una manifestazione contro la “violenza rossa”. A tenere il comizio fu chiamato l’On. Ciccio Franco, il leader e l’emblema della rivolta di Reggio Calabria. Dopo la tentata strage sul treno Torino-Roma del 7 aprile precedente, la manifestazione venne vietata. Si radunarono comunque nel centro di Milano centinaia di militanti del Msi e delle principali organizzazioni della destra extraparlamentare, tra loro i cosiddetti “sanbabilini”, che si scontrarono violentemente per ore nel centro cittadino con le forze dell’ordine. Nel corso degli incidenti furono incendiate automobili, assaltati luoghi di ritrovo della sinistra, sparati colpi di pistola e lanciate bombe a mano. Una di queste colpì al petto l’agente di polizia Antonio Marino, che rimase ucciso all’istante. Quel 12 aprile 1973 sarà ribattezzato come il “Giovedì nero” di Milano. I responsabili dell’uccisione dell’agente furono arrestati e condannati. Gli organizzatori della manifestazione incredibilmente assolti.  Ripercorrendo gli atti giudiziari e le cronache del tempo, il libro, corredato da diverse fotografie inedite, ricostruisce quella giornata, e la realtà del neofascismo milanese di quegli anni, con la sua sistematica violenza, l’intreccio con la criminalità comune e gli ambienti del terrorismo nero, protagonista di primo piano della strategia della tensione in Italia.

M. Bresciani, Quale antifascismo? Storia di Giustizia e Libertà, Carocci 2017, pp. 307      27,00

Il 1° agosto 1929, Carlo Rosselli arrivò a Parigi con il treno della sera, insieme a Emilio Lussu e Francesco Fausto Nitti. I tre noti oppositori del fascismo erano riusciti a evadere dal confine di Lipari dove erano detenuti dal 1927. Per il regime di Mussolini fu una grave sconfitta “mediatica”. Di lì a qualche giorno quel piccolo gruppo di esuli avrebbe cominciato a discutere dell’idea di costituire un nuovo movimento politico che combattesse il fascismo e rinnovasse l’Italia; in ottobre fu costituita Giustizia e Libertà.

Più avanti Rosselli affermava che un solo pensiero lo guidava in esilio: fare della libertà personale conquistata uno strumento per la riconquista della libertà di tutto un popolo.
Ma come combattere il fascismo? Come ripensare la politica nel vortice della crisi che sconvolse la società italiana ed europea degli anni Trenta? Come progettare un nuovo ordine post-fascista, a partire dalla cesura della Grande guerra e delle sue tragiche conseguenze?

A queste e altre domande Giustizia e Libertà offrì risposte tanto originali quanto radicali nel panorama dell’antifascismo internazionale, intrecciando in forme innovative le tradizioni socialiste e liberali. Il gruppo rivendicò diverse concezioni della nazione e dell’Europa, e maturò una riflessione lucida sulle tirannie, senza rinunciare a molteplici prospettive rivoluzionarie. Cogliendo la lezione durevole di Gl, l’antifascismo costituì l’irrinunciabile presupposto ideologico, ma l’originalità del suo esperimento derivò dalla non comune disponibilità a imparare dal nemico, per meglio opporsi a esso. In questo atteggiamento si racchiudeva la cifra più significativa dei giellisti. Nel pieno della lotta antifascista affiorò la loro fondamentale lezione etica e intellettuale: l’intransigenza verso se stessi e l’indulgenza verso gli altri, la capacità di apertura al futuro e di sperimentazione antidogmatica del presente.

La storia di Gl è sempre rimasta ai margini del dibattito pubblico e della ricerca accademica nei primi tre decenni successivi alla Seconda guerra mondiale e ignorata da una storiografia che si focalizzava sulla lotta armata della Resistenza. Il volume colma questa lacuna, proponendo la prima lettura complessiva della vicenda di Giustizia e Libertà e delle sue reti transnazionali nell’emigrazione e nella cospirazione. I percorsi e i dibattiti dei giellisti sono inquadrati nella storia politica e intellettuale del Novecento italiano e europeo, seguendone le sotterranee e controverse eredità fino a oggi. (l.c.)
Handicap

Haccaparlante, n. 9, 2017     10,00

La quinta parete. 

Manuale per spettatori inattesi

«La monografia – spiega Lucia Cominoli, curatrice del numero e del progetto – racconta il percorso che ha coinvolto gli educatori e gli animatori del Progetto Calamaio sullo stesso livello, incominciando a interrogarsi sull’esperienza teatrale e i suoi aspetti, dallo spazio alla struttura scenica, dai temi offerti dagli spettacoli fino alla riflessione sull’accessibilità degli spazi, complici giochi, attività di scrittura creativa e incontri, che si sono avvalsi ogni volta di strumenti diversi, non ultimo il contributo di critici e artisti».

Il numero si compone di tante voci (compagnie teatrali, artisti, critici, illustratori, scrittori, spettatori…) e di tante emozioni dal “buio della sala”: un vero e proprio “manuale alla visione”, sia che vi sentiate più spettatori inattesi o più habitué.

M. Marcantoni, Vivere al buio. La cecità spiegata ai vedenti, Erickson 2013, pp. 118           

                                  14,00 

Per coloro che amano definirsi normodotati non è facile comprendere cosa significhi essere un non vedente. Nella cultura dell’immagine, dove la percezione visiva è il perno di qualsiasi attività o interazione, il solo immaginare, e quindi comprendere, come sarebbe una vita al buio, è niente di più che una fantasia. Mauro Marcantoni, autore del libro e non vedente, spiega come, per entrare nel mondo di una persona cieca, sia necessario rielaborare i nostri schemi mentali, modificando il concetto stesso di handicap. Una persona handicappata ha uno svantaggio da compensare, ha bisogno quindi di un ambiente, fisico e sociale, inclusivo. Tanto più l’ambiente sarà idoneo ad appianare le difficoltà della persona, tanto minore sarà l’handicap. Il soggetto non vedente è costretto ad affrontare diverse problematiche perché vive in un mondo strutturato per chi può avvalersi dei cinque sensi, chi non li possiede tutti viene isolato e stigmatizzato. Questo accade perché il senso comune dice che costoro sono persone che differiscono da ciò che può definirsi normale. Ma chi decide cosa è normale? Noi consideriamo ordinaria tutta la realtà che possiamo percepire attraverso i cinque sensi, chi differisce da noi e non è in grado di farlo, non è normale. Così facendo, senza neanche accorgercene, creiamo pregiudizi e barriere. Mauro Marcantoni spiega come, attraverso la malattia, la persona handicappata viene depersonalizzata: la malattia non viene considerata una delle caratteristiche della persona, ma diventa la persona stessa; da aggettivo diviene sostantivo, e quindi soggetto. Chi osserva si dimentica che oltre l’handicap c’è un individuo unico e irripetibile. Queste tematiche, e molto altre, sono trattate minuziosamente nel primo capitolo del libro, che funge da propedeutico per poter affrontare il testo muniti della giusta chiave di lettura. Nei capitoli a seguire, fino al quarto, che conclude la prima parte del libro, si parla della realtà sociale del soggetto non vedente, esaminata sia dal suo punto di vista che da quello delle persone che lo circondano. Innanzitutto l’autore spiega il giusto modo di rapportarsi con una persona cieca, onde evitare di incappare in situazioni imbarazzanti che possano minare il rapporto interpersonale. Marcantoni fa notare come anche le persone più incuriosite e volenterose di scoprire la diversità spesso commettono il medesimo errore di rapportarla al senso comune. Il consiglio che viene dato è semplicemente quello di accertarla in quanto tale. Ciò che un soggetto cieco ricerca, in quanto persona, è l’autonomia e la realizzazione. Ovviamente in questo caso il cammino è più arduo. I capitoli terzo e quarto spiegano come questi obbiettivi siano perseguibili solamente attraverso il connubio tra la volontà e perseveranza del non vedente stesso e il supporto delle persone che lo circondano. La seconda parte del libro vuole essere un breve manuale di consigli pratici. Partendo dal presupposto che ogni teoria è valida solo se regge alla prova dei fatti, la seconda sezione del testo propone una visita guidata all’interno di episodi e vicende riguardanti persone cieche. Tali racconti intrecciano culture, percezioni e aspettative di persone cieche con quelle di persone vedenti. Con questo testo Mauro Marcantoni  insegna a pensare da soli, fornisce gli strumenti per decifrare la realtà da un altro punto di vista, nuovo, personale, e quindi unico.  (s.p.)

D. Guarino, Gli occhi dentro, Piagge 2014, pp. 105 €     12,00

Otto ragazzi normali e al contempo speciali, con in comune la medesima caratteristica di vederci poco o niente, si raccontano in otto interviste realizzate dall’autore, per svelare la loro vita. Giusi, Danilo, Giulia, Pino, Gianluca, Vanessa e Selida attraverso le loro storie fanno capire che l’identità, la normalità e la felicità si trovano partendo dalla diversità e ribaltano quindi il concetto di omologazione. Danilo evidenzia che le persone vedenti danno tutto  per scontato e si soffermano poco sui particolari, usando troppo la vista e molto meno gli altri sensi, che invece possono offrire momenti di curiosità, scoperta e gioia. 

Selida riesce a capire dalla voce se una persona è sincera oppure no e, se prima si emozionava per un tramonto, adesso gli succede con la musica e con i film. Pino ha capito che i normovedenti si concentrano troppo sul particolare, mentre gli ipovedenti, non potendo zoomare, riescono a tirare fuori l’essenza dalla composizione. Gianluca nel suo racconto sottolinea quanto sia di aiuto l’informatica ai non vedenti. Giulia è innamorata della cultura giapponese, del modo di vivere che hanno i nipponici e spera di recarsi a visitare il paese. Poi c’è Vanessa, che  ha imparato che per accettare la diversità e superare le barriere c’è bisogno di conoscenza. Nadia è nata ad Alessandria di Egitto e vive in Italia, dove lavora suo padre. Per lei la felicità sono i figli, per i quali fa i salti mortali. Infine c’è Giusi che adora la musica rock e ama andare ai concerti. (s.m.)

Franco Vestri, Diario di un difettoso, Apice libri 2015, pp. 120 €     10,00

L’autore, funzionario della Soprintendenza alle Belle Arti di Firenze, Pistoia e Prato, ha partecipato alla progettazione e direzione di numerosi cantieri di restauro architettonico. Vestri in questo racconto autobiografico narra con humour la sua vita, parla della malattia, ma soprattutto svela con quale sguardo riesce ad accettarsi ed essere felice, aiutato anche dalla pratica buddista. 

Nella prima parte dellibro l’autore ripercorre la sua vita, ventisei anni scivolati via “senza troppi scossoni”, con un’infanzia trascorsa a Montevarchi, di cui ha pochi ma vivissimi ricordi. Le cose peggiorano quando, qualche anno dopo l’esame di maturità conseguito nel 1971, la malattia manifesta i primi sintomi, con le gambe che non gli rispondono più molto bene ai comandi, con il passo che non risulta più coordinato, ma steppante, come gli dicono i medici consultati. Da qui una serie di peripezie fra ospedali, diagnosi o esami sbagliati, visite con luminari ecc. L’unica sicurezza è una lesione alla spina dorsale con decorso cronico e degenerativo. Nel 1987 affronta un viaggio della speranza negli Stati Uniti, sente che la sua vita è a una svolta e decide di essere felice, comunque vada in futuro. Nemmeno il medico americano purtroppo può fare qualcosa riguardo la degenerazione della malattia di Vestri; quest’ultimo, rientrato a Firenze, incontra la filosofia e la pratica buddista e la sua vita comincia a cambiare in meglio, perché muta il punto di vista sulle cose. 

«Nella vita non è importante l’assenza dei problemi, ma avere una grande condizione vitale che permetta di affrontare qualsiasi problema» scrive l’autore. 

Col progredire della malattia le difficoltà aumentano: è costretto su una sedia a rotelle e guida la macchina con adattamenti speciali. Oggi anche le attività quotidiane semplici sono difficili da affrontare per Vestri; lui si riconosce nella categoria dei difettosi e ritiene che questo mondo di normodotati, che spesso hanno comportamenti da diversamente disabili, come chi parcheggia negli spazi riservati ai portatori di handicap, non sia assolutamente pronto e attrezzato per accogliere la vita di un difettoso. (s.m.)

P. Molteni, Autismo a scuola, Pensa Multimedia 2015, pp. 229 €     20,00

È molto difficile gestire a scuola i ragazzi che presentano il disturbo dello spettro autistico. Non basta la normale progettazione di attività di classe. Un lavoro corretto d’équipe e di rete migliora sicuramente la collaborazione fra gli insegnanti, aumenta le capacità di integrazione dell’alunno affetto dal disturbo, coinvolge, oltre alla scuola e alla famiglia, gli enti e le istituzioni preposti alla cura del ragazzo e offre ai familiari un supporto nel loro difficile percorso. Da questa complessa e delicata collaborazione è nato il progetto Fare Rete, attuato nella provincia di Monza e Brianza. Il libro guarda anche più lontano: presenta un progetto inglese attuato nel West Midlands nel 2012 e immagina infine una rete europea a favore di una nuova cultura dell’inclusione. 

 

R. Cerbo, Il paese della realtà elastica. Tanti modi di relazionarsi con ragazzi dello spettro autistico, Tecnodid 2015,
pp. 159         15,00

Il paese della realtà elastica (con questa metafora si vuole rappresentare il mondo chiuso nel quale vivono gli autistici) è una guida pensata soprattutto per chi, per motivi familiari o scolastici, è a contatto con bambini e ragazzi che mostrano la sindrome dello spettro autistico, ma apre una finestra utilissima anche a chi non sa nulla di questo particolare disturbo pervasivo dello sviluppo. Il bambino con lo spettro autistico non è un malato, ha semplicemente una modalità differente di concettualizzare la realtà e tutti gli aspetti della vita quotidiana. Il testo, rivolto a insegnanti e educatori, è diviso in due parti. Nella prima Renato Cerbo spiega i disturbi dello spettro autistico (Asd), propone modalità di diagnosi, si addentra nei vari tipi di disturbo che accompagnano l’autismo, dal disturbo dell’emotività al ritardo mentale, ai disturbi dell’apprendimento. L’autore offre alcuni criteri di buona prassi e consigli pratici su come redigere il piano educativo individualizzato e una guida pratica per favorire l’interazione sociale dell’alunno nella classe. La prima parte si conclude con una riflessione sui rapporti scuola-famiglia e con una bibliografia sull’argomento.

La seconda parte si concentra sulla formazione degli insegnanti abruzzesi coinvolti in progetti che riguardano l’Asd e offre la preziosa esperienza di una insegnante che racconta la sua storia con un ragazzo autistico. Conclude il libro un approfondimento sulla figura dell’insegnante di sostegno. (c.p.) 

Aa.Vv, Disabilità sensoriale a scuola. Strategie efficaci per gli insegnanti, Erickson 2016, pp. 410       18,50

Sono sempre di più, nella scuola di oggi, gli alunni che presentano bisogni educativi speciali, a causa di disturbi specifici di apprendimento o altre difficoltà. Questo testo si pone l’obbiettivo di fornire agli insegnanti le conoscenze, concernenti le varie forme di disabilità sensoriali. Oltre alla parte prettamente teorica e nozionistica, il libro propone metodi operativi e interventi, attuabili direttamente nel contesto scolastico. Il testo, quindi, andrà a integrare le conoscenze e a contribuire allo sviluppo delle competenze fondamentali degli insegnanti. L’opera è articolata in quattro specifiche sezioni, con il fine di trattare nel dettaglio le varie fasi del rapporto alunno-insegnante. La prima sezione introduce il lettore alle disabilità sensoriali, indicandone la classificazione diagnostica e gli aspetti eziologici, senza trascurare la normativa nell’ottica della tutela. 

La seconda sezione ci presenta la parte operativa, vengono elencate strategie e interventi a cui le figure professionali possono fare ricorso, tenendo conto delle specifiche peculiarità e sfruttando a pieno la strumentazione a disposizione, compreso l’utilizzo della tecnologie. La terza sezione mette a nudo le difficoltà che il soggetto deve affrontare ogni giorno, sottolineando anche le enormi potenzialità di cui tali persone dispongono, che, se stimolate adeguatamente, possono essere sviluppate e trasformate in abilità significative. Nella quarta e ultima sezione viene spiegato come, per il raggiungimento degli obbiettivi prefissati e la corretta applicazione delle metodologie e strategie, sia necessaria l’azione condivisa di tutte le figure, professionali e non, che ruotano attorno all’alunno e che con lui si relazionano. (s.p.)
E. Grandi,
Costruire la storia di vita con la persona con demenza. Attività pratiche per la stimolazione delle funzioni cognitive residuali, Erickson 2016, pp. 167      22,00

Ciò che fonda e caratterizza ogni persona è la sua identità. L’identità è, a sua volta, in buona parte costituita dai ricordi, che, piccoli o grandi che siano, sono da considerare i frammenti della nostra vita. Nel caso delle persone che soffrono di demenza senile, il ricordo, e quindi l’identità, è seriamente compromesso. Elena Grandi spiega come sia possibile, attraverso la segnalazione di svariate metologie operative, creare una memoria esterna, un deposito per i ricordi a cui il soggetto con demenza senile può far ricorso per recuperare quella memoria residuale che gli permetta di vivere il più ancorato possibile alla sua identità.  (s.p.) 

G. Guaraldi, E. Guidoni, E. Genovese, Genetica e ambiente nella dislessia. Strategie per favorire l’apprendimento a scuola e all’università e l’ingresso nel mondo del lavoro, Erickson 2016, pp. 135 €     18,00

Il libro si pone come obbiettivo quello di costruire un ponte tra le capaticà di apprendimento e la crescita di autostima delle persone affette da disturbi specifici di apprendimento. Per far ciò, il testo, prima di tutto, isola ogni singolo aspetto caratteristico della patologia, esaminandolo a fondo. Il fine ultimo di questo metodo analitico è giungere a una soluzione che rivaluti la posizione, all’interno della società, del soggetto affetto da Dsa. 

Dopo aver illustrato minuziosamente il fattore genetico ed epigenetico, il testo si concentra sul fattore ambientale, esaminando i vari contesti con cui l’individuo può trovarsi a interagire e viene illustrato il ruolo fondamentale che ricoprono le figure, professionali e non, con cui il soggetto si relaziona. 

Appare quindi evidente che, in presenza di stimoli ambientali adeguati, il soggetto che soffre di Dsa può non solo minimizzare le conseguenze della patologia, perché non è questo il fine che il testo si prefigge, ma rappresentare un individuo con caratteristiche e competenze uniche nel suo genere. Nella terza e ultima parte del testo, gli autori affrontano, sempre nella stessa ottica, il tema del lavoro, fornendo consigli pratici, rivolti ai soggetti con Dsa, per destreggiarsi con successo nel mondo lavorativo. (s.p.)
Infanzia e adolescenza

Minorigiustizia, n. 2 2016   €     21,50  

I sistemi di cura nell’abuso all’infanzia

Numero dedicato alle modalità di cura dei minori vittime di esperienze difficili; le terapie, le competenze necessarie per intervenire, la cura per gli aggressori, i genitori maltrattanti, le mutilazioni genitali femminili, l’abuso sessuale, le sentenze della Corte di Cassazione. 

Il sogno della farfalla, n. 4
ottobre 2016            16,00

Nell’articolo L’infanzia e i diritti violati: furto di neonati e pedofilia nella Chiesa, Federico Tulli descrive il rapimento di bambini in America latina e Spagna sotto le dittature, avvenuto con la collaborazione e il silenzio di figure ecclesiastiche; affronta anche il tema della pedofilia nella Chiesa partendo dalla denuncia dell’Onu e soffermandosi anche sull’idea cattolica di aborto e sessualità. 

Altroconsumo, n. 306 settembre 2016            11,00

Matteo Metta nell’articolo Bambini senza infanzia mette il dito nella piaga dei bambini che scappati dalle zone di guerra e sopravvissuti allo sbarco in terra turca, vengono arruolati nelle fabbriche turche; sono sconvolgente le testimonianze che gli operatori di Terre des Hommes hanno raccolto, dalla viva voce dei bambini che raccontano come la loro vita sia stata sconvolta.

G.M. Bouquié, Bullismo e Cyberbullismo, Maggioli 2016, pp. 202 €     30,00

Bullismo e cyberbullismo sono purtroppo ormai diventate realtà molto vicine a noi, e si stanno diffondendo ovunque. Da tempo media e studiosi stanno interessandosi a questo tema. Mauro Famigli infatti già nel 2008 fondò la Scuola Interregionale di Polizia locale, attiva  in Emilia Romagna, Toscana e Liguria nel tentaiva di comprendere le caratteristiche di questo fenomeno, in modo tale da saperlo affrontare.

R. D’Alessandro, Gioventù ribelle a Londra.Dai teddy boys alla psichedelia (1956-1967), DeriveApprodi 2016, pp. 130 

                                 15,00

La gioventù come categoria sociale, politica, commerciale, culturale nasce a Londra tra il 1956 e il 1967. Nel giro di quei dieci anni la capitale inglese diventa una sorta di “laboratorio di giovani moderni”, dove nascono, confluiscono e si acutizzano le principali tendenze controculturali. Esplodono fenomeni musicali che innovano il modo di vivere; la moda diventa un fattore di identificazione; i costumi sessuali si adeguano alla vague giovanilistica statunitense; si ascoltano i poeti beatniks; nel cinema si consolida la nouvelle vague inglese; vengono allestiti spettacoli teatrali e di improvvisazione.

La gioventù si presenta come soggetto indipendente, come soggetto politico a pieno titolo, e come portatrice di nuovi valori e nuove esigenze. Mentre in molti altri paesi europei si prepara un ’68 tutto politico, la Gran Bretagna non vive una stagione di contestazione studentesca capillare; ma la coscienza nazionale si sveglia, e le campagne contro l’armamento nucleare, la sensibilità anticolonialista, l’antirazzismo, le manifestazioni per la pace in Vietnam, sono tutte realtà che anticiperanno le lotte del ’68. (l.c.)

G. Manca, La grande bellezza. L’adolescente e il proprio corpo, Pensa multimedia 2015, pp. 236 €     22,00

Giusy Manca spiega il rapporto che gli adolescenti di oggi hanno con il loro corpo e descrive modalità di cura, manipolazione e attacco al corpo effettuate da parte di ragazzi “emo” per offrire una visione completa della situazione in cui versano e svelare i motivi del rapporto autolesionistico che presentano con il proprio corpo.

M. Manca, Generazione hashtag. Gli adolescenti dis-connessi, Alpes 2016, pp. 190 €     16,00

La generazione hashtag è la generazione degli adolescenti che comunicano attraverso i tag usando la piattaforma digitale. Lo smartphone è una protesi della loro identità, le chat e i social network un’estensione della personalità. Il concetto di privacy e identità è diventato condiviso e quindi diventa quasi scontato che utilizzino tutti i mezzi tecnologici a loro disposizione per trovare uno spazio personale, una dimensione che troppe volte non si riesce a creare nel mondo reale. Selfie, grooming (Adescamento di un minore in internet tramite tecniche di manipolazione psicologica volte a superarne le resistenze e a ottenerne la fiducia per abusarne sessualmente), cyberbullismo, sexting (L’invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite internet o telefono cellulare), social mode, in cui alcol e corpi magrissimi sono i protagonisti, stanno diventando i compagni di viaggio di questi adolescenti. 

A. Pellai e B. Tamborini, L’età dello tsunami. Come sopravvivere a un figlio pre-adolescente, De Agostini 2017, pp. 254 €     14,90 

Il primo libro interamente dedicato alla preadolescenza, raccontata e indagata da due grandi esperti di psicologia dell’età evolutiva, con il rigore scientifico e il tono divulgativo che li ha resi celebri. Barbara Tamborini e Alberto Pellai ne sanno qualcosa: esperti di psicologia dell’età evolutiva e genitori di due figli preadolescenti (e di altri due che stanno per diventarlo), sapranno introdurvi alle meraviglie di quest’età e darvi i consigli giusti per ritrovare un canale di comunicazione che vi sembra impossibile. Non solo. Vi aiuteranno anche a guardarvi dentro e a capire che tipo di genitori siete e vorreste diventare, per essere mamme e papà “sufficientemente buoni”, capaci di riflettere sui propri errori e aggiustare il tiro. Senza prendersi troppo sul serio, perché la perfezione non è di questo mondo. (dalla quarta di copertina)

Lavoro

Malamente, rivista di lotta e critica del territorio, n. 6, febbraio 2017 €       3,00

La morte della falegnameria nell’epoca della produzione industriale è la prima traduzione in italiano di alcuni brani di un testo di Bertrand Louart. Una riflessione sulla diversità della concezione che sta dietro alla falegnameria artigianale e industriale, sulla parte artistica e affascinante di questo antico mestiere e sulla sua trasformazione (con l’esempio dei pannelli in legno ristrutturato), sulla natura del legno e sulla nostra società.

A cura di A. Murgia e E. Armano, Mappe della precarietà. Vol. 1. Spazi, rappresentazioni, esperienze e critica delle politiche del lavoro che cambia, I libri di Emil 2012, pp. 261         

    20,00

A cura di A. Murgia e E. Armano, Mappe della precarietà. Vol. 2. Knowledge workers, creatività, saperi e dispositivi di soggettivazione, I libri di Emil 2012, pp. 310 €    20,00 

Mappe della precarietà propone un’analisi critica delle forme di produzione e delle politiche del lavoro contemporanee, mirata soprattutto a comprendere ed elaborare nuove pratiche di azione dei soggetti di fronte alla precarietà che attraversa in maniera peculiare la società odierna, nella molteplicità dei suoi contesti.

Al centro del primo volume è innanzitutto l’analisi dei rapporti tra precarizzazione del lavoro e forme del capitalismo contemporaneo, disuguaglianze sociali e trasformazioni degli spazi urbani, fino ai processi di domesticazione del lavoro. 

Il secondo volume offre un insieme di contributi incentrati sulle retoriche di womenomics e auto-attivazione delle risorse, tra professionalità e meritocrazia dove i soggetti sono chiamati a immedesimarsi e auto-posizionarsi in un campo di intenti e aspirazioni interiorizzato che costituisce l’identità precaria dell’essere umano neoliberale. 

M. Sai, Vento dell’Est. Toyotismo, lavoro, democrazia, Ediesse 2015, pp. 171     12,00

Il sistema di produzione della Toyota, con il principio “avere a disposizione ciò che serve solo quando serve”, compresa la forza lavoro, è stato il modo per riorganizzare anche in Italia tantissime imprese, grandi e medie, nell’edilizia, nella logistica, in uffici comunali e ospedali, nei trasporti e nella banche; si è così innescato il vasto processo di precarizzazione del lavoro e con l’idea che i lavoratori  devono identificarsi con la loro azienda, avendone in cambio consistenti benefit, ha fatto crescere il welfare aziendale a detrimento di quello per tutti.

A cura di A. Gramolati e G. Mari, Il lavoro dopo il Novecento. Da produttori ad attori sociali. La città del lavoro di Bruno Trentin per «un’altra sinistra», Firenze University press 2016, pp. 494 €     19,90

Oggi, a quasi vent’anni di distanza dalla pubblicazione del libro di Bruno Trentin, La città del lavoro, Alessio Gramolati, responsabile delle politiche industriali della Cgil nazionale, e Giovanni Mari, professore di storia della filosofia all’università di Firenze, hanno coinvolto trentaquattro tra studiosi ed esponenti sindacali per confrontarsi con la straordinaria ricchezza delle idee e del progetto politico e sindacale di Bruno Trentin. Il risultato che ne è scaturito è questo corposo volume, il cui approccio multidisciplinare lo rende particolarmente interessante per comprendere i mutamenti impetuosi che non solo stanno coinvolgendo il mondo della produzione industriale e del lavoro in generale ma che stanno anche rivoluzionando l’idea stessa di società e di convivenza.

C. Olivetti, Tre scritti sulla fabbrica, la formazione e la solidarietà, Edizioni di comunità 2016, pp. 64 €       8,00

Tre scritti per comprendere le radici dell’impresa Olivetti, diventata grande sotto la guida di Adriano, ma che ebbe origine dal padre Camillo. Si leggono le riflessioni di quest’ultimo sulla vita di una fabbrica per conoscerne da vicino il cuore. Nel primo scritto, Organizzazione industriale, tecnica e commerciale Camillo Olivetti fra le varie cose evidenzia l’importanza di un direttore generale, che distribuisca, sotto la sua responsabilità, il lavoro al personale e dia loro norme, vigilando che queste siano eseguite. Un altro dei punti per lui importante è che non si debba cercare di vendere più di quanto si possa convenientemente produrre e che sotto questo rispetto la parte tecnica debba avere precedenza sulla parte commerciale. In Appunti sull’insegnamento industriale, Olivetti afferma che un’organizzazione industriale che presuppone una certa specializzazione dell’industria, debba avere una grande competenza tecnica teorica e pratica e un’attività grandissima nella direzione. Riflette inoltre sulla mancanza di buon personale nelle officine ed esprime la necessità di riformare l’ammissione alle scuole e integrare scuola con lavoro negli istituti professionali, perché gli operai che vengono dagli istituti tecnici o professionali sono poco attivi, e qualche volta poco coscienziosi, con un’infarinatura di sapere che spesso è peggiore dell’ignoranza. Olivetti sostiene che, l’insegnamento industriale, per essere proficuo, dev’essere integrato col lavoro industriale e ciò non vale solo per l’operaio, ma soprattutto per quelli che occupano posizioni più elevate. 

Nel terzo e ultimo scritto, Domenico Burzio, è riportato un discorso pronunciato da Camillo Olivetti davanti al personale della ditta in occasione del primo anniversario della morte di Burzio, che Olivetti definì il miglior collaboratore: «A me insegnò una cosa già fin da quando lo conobbi, che l’esperienza della vita mi confermò, e cioè che gli studi giovano solamente se chi li imprende ha intelligenza sufficiente per assimilarli e che persone poco istruite, ma che hanno l’intelligenza pronta e buona voglia d’imparare, possono riuscire meglio di gente molto più istruita, ma meno intelligente e volenterosa». (s.m.)

F. Ferrarotti, Per l’autonomia operaia, Solfanelli 2016, pp. 199                            15,00 

Franco Ferrarotti, a partire dal 1948 fino alla scomparsa di Adriano Olivetti, nel febbraio del 1960, è stato uno dei suoi piú stretti collaboratori, in un incontro avvenuto sulla «strada dell’utopia». L’utopia era legata a una grande sfida progettuale: industrializzare Ivrea senza distruggere l’ambiente, sviluppare il Canavese senza stravolgerne l’anima contadina. Una sfida “locale” che incontrava tuttavia i grandi scenari “globali”: lo sviluppo della democrazia industriale in Europa, la politica delle grandi fondazioni americane, la crescita della cultura delle scienze sociali come strumento di innovazione nella società e nell’impresa. 

«Gli scritti che qui di seguito si pubblicano coprono un arco di tempo che supera il mezzo secolo e riguardano, in primo luogo, la classe operaia. […] Non v’ha dubbio infatti che la classe operaia, come del resto gli altri ceti e strati sociali, sia venuta trasformandosi sotto la pressione di un’evoluzione tecnica da molti ormai considerata il principio-guida della trasformazione di una società che troppo facilmente scambia i valori strumentali per quelli finali: dall’operaio all’operatore; dalla tuta blu al camice bianco. Resta in piedi la contraddizione fondamentale di una struttura produttiva come struttura di dominio, che però non può funzionare senza la collaborazione di tutti coloro che vi partecipano». (dalla premessa)

Il “colpo” di Pomigliano, Cronaca ed
effetti di un’offensiva padronale, Prospettiva marxista 2016, pp. 84           s.i.p.

«L’entità dell’urto dell’offensiva padronale rappresenta anche uno straordinario materiale storico, cioè una concatenazione di fatti che mostrano le linee fondamentali di una fase storica, di una situazione storica. 

Un materiale che può alimentare e sollecitare, in settori di classe inevitabilmente contenuti, un confronto con la realtà sociale, con i processi politici e sostanziare una migliore messa a fuoco della propria condizione proletaria in questo contesto, in questi processi. Anche le sconfitte possono avere un significato positivo, un’utilità, se accompagnate da una seria riflessione, dallo sforzo di analisi e di bilancio. La vicenda di Pomigliano va oltre il concetto di sconfitta, per il quale si presuppone una lotta che a Pomigliano di fatto è mancata. Tuttavia anche i fatti di Pomigliano possono essere un momento significativo in un processo di crescita di una coscienza all’interno della nostra classe. Tutto questo a patto di affrontare i fatti senza paure, imbarazzi, reticenze o puerili abbellimenti della realtà. Nella formazione di autentici militanti operai e a maggior ragione di chi vuole lavorare al partito rivoluzionario la capacità di guardare la realtà per quello che è  rappresenta un elemento irrinunciabile» (dalla prefazione)

A cura di E. Armano e A. Murgia, Le reti del lavoro gratuito. Spazi urbani e nuove soggettività, Ombre corte 2015, pp. 124 €     12,00 

Il volume aiuta a capire il rapporto tra lavoro e trasformazioni dello spazio urbano contemporaneo in sette brevi saggi di vari autori che hanno come sfondo le recentissime trasformazioni del mondo del lavoro cognitivo nella metropoli milanese. Interessante il saggio di Sergio Bologna, fondatore proprio a Milano di Acta, la prima e più importante organizzazione dei freelance in Italia, che riporta l’attenzione dal contesto al soggetto, ricordando come le forme peggiori di sfruttamento, come il lavoro gratuito, siano rese possibili dalla mancanza di coscienza o dalla confusione dei lavoratori della conoscenza rispetto alle proprie aspirazioni e al proprio ruolo sociale. 

A cura di C. Michelin e T. Pizzamiglio, Io sono il cantiere! Amianto mai più con un racconto inedito di L. Macchiavelli, Fuorilinea 2011, pp. 198               18,00

Il libro riporta le testimonianze di quindici vite violentate dall’incontro con la più subdola delle cause di morte industriale: l’esposizione all’amianto che, in attesa di diventare “ufficialmente” malattia, stravolge vite e famiglie, futuro e speranza. Gli autori dei racconti formano un tutt’uno logico con alcuni brevi saggi, due poesie e un racconto noir inedito di Loriano Macchiavelli, e sono accompagnate da straordinarie foto in bianco e nero di Isabella Balena.
Una domanda aleggia: perché l’amianto malgrado il fatto che numerosi studi ne abbiano confermato la cancerogenicità continua a essere estratto, commercializzato, lavorato dalle industrie manifatturiere nel Sud del mondo mettendo a repentaglio le vite di milioni di persone?

E. Simonetti, Morire come schiavi, Imprimatur 2016, pp. 142                           13,00

Questo libro è una testimonianza sulla piaga del caporalato. Come filo conduttore c’è la storia di Paola Clemente, morta a quarantanove anni nei campi di Andria per il troppo lavoro, sotto una cappa di calura estiva, silenzi e omertà. Ma si raccontano anche le storie di tante donne o immigrati, arrivati in Italia con la promessa di un lavoro sicuro. Il caporalato non esiste solo al Sud, inoltre lo sfruttamento dei braccianti causa un’enorme evasione contributiva in Italia. Paola toglieva gli acini dai grappoli d’uva, lo faceva da tempo, così come si prendeva cura della casa e della famiglia. Se Paola non fosse morta nessuno si sarebbe occupato di lei e degli altri. Paola prendeva ventisette euro al giorno, contro i quarantanove che sarebbero legali, e lavorava ogni giorno, mentre invece in busta venivano segnati solo alcuni giorni. 

Uomini e donne viaggiano nei pulmini all’alba verso le campagne, italiani insieme agli immigrati, che non hanno nemmeno un tetto sotto il quale riposarsi al ritorno. La Puglia e la Basilicata, ma anche molte zone del Nord Italia, sono piene di baracche improvvisate, accampamenti senza servizi igienici, acqua e dignità. Purtroppo da quando scoppiò la rivolta dei raccoglitori di arance di Rosarno, nel 2010, poco è cambiato. «Un raggio di speranza poteva esserci col processo “Sabr” – scrive l’autrice – avviato nel 2013, chiamato così per il nome dell’operazione anticaporalato scattata nel 2011 e terminata con ventidue arresti. Nel giudizio la novità importante fu che si costituirono parte civile quattro braccianti stranieri ribellatisi allo sfruttamento a Nardò nell’estate del 2011». 

Purtroppo però dopo poco tempo negli stessi campi morirono altri due braccianti stranieri. I sindacalisti e le associazioni continuano a battersi ogni giorno per i diritti di questi lavoratori: ora esistono le liste di collocamento pubbliche, ma non è obbligatorio per gli imprenditori pescare i lavoratori solo da lì, quindi ancora oggi si affidano ai caporali. Si deve far leva sull’indignazione e sulla compattezza dei lavoratori per fornire testimonianza e sull’applicazione di leggi e condanne. 

L’autrice prosegue il suo viaggio inchiesta a Rosarno, dove ottiene l’invio di una lettera ai ministri di Interno, Politiche Agricole e Lavoro, in cui si chiede subito un’etichettatura etica delle arance e di tutti gli altri prodotti ortofrutticoli italiani, nonché una riforma efficace della distribuzione dei prodotti agricoli che oggi arrivano al consumatore dopo troppi passaggi intermediari. Nel settembre 2015 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella esprime il suo sostegno alla lotta al caporalato. A fine dicembre dello stesso anno arriva la tanto attesa legge che inasprisce le condanne al caporalato con pene patrimoniali: il ddl prevede un Piano di accompagnamento dei lavoratori stagionali con ingaggio del Terzo Settore, a partire dal Piano di accoglienza dei lavoratori stagionali. Bisogna tuttavia credere nella Rete del lavoro agricolo di qualità, che però conta l’adesione di appena un’impresa su mille. Nel frattempo c’è la risposta dell’autopsia su Paola Clemente e si apprende che la morte fu causata da un infarto dopo tre ore di lavoro e due di viaggio notturno. Le verità cominciano a venire a galla e per la prima volta emerge il ruolo di un’agenzia interinale e nel registro degli indagati finiscono anche le sorelle di Paola, accusate di truffa ai danni dello Stato e sfruttamento del lavoro; una delle due deve rispondere anche di concorso in intermediazione illecita. 

Grazie alle indagini il muro di omertà inizia a sgretolarsi e decine di braccianti sentite dagli investigatori contribuiscono a far luce su ciò che accade nei campi della Puglia. I nuovi caporali hanno cambiato gli strumenti ma non il metodo: adesso stipulano contratti, creano false cooperative, adescano lavoratori attraverso le agenzie interinali. Ci sono vere e proprie organizzazioni criminali al vertice. Dopo la morte di Paola Clemente si sta muovendo qualcosa anche sulla questione ghetti dove vivono i braccianti immigrati e la Regione Puglia ha stanziato un milione di euro contro il caporalato. Ma c’è ancora molto da fare, perché «il capitalismo strisciante e pericolosissimo – afferma l’autrice –  continua a schiacciare chi non può ribellarsi, nell’aberrante logica del ti sfrutto e lo faccio perché so che ne hai bisogno, non dissimile dallo sfruttamento delle multinazionali». (s.m.)

M. Mariani, Ezio Gallori, Ancora in marcia 2017, pp. 64           s.i.p.

In questo volume, Matteo Mariani, responsabile dal 2009 di «Ancora in marcia», la rivista autogestita dei macchinisti italiani intervista il grande macchinista e sindacalista Ezio Gallori. Nell’intervista si ha modo di apprendere quanto Gallori si sia battuto per i macchinisti: nella sua visione si fa sindacato aggregando dal basso, partendo dai problemi di categoria. Fra le varie cose Ezio parla dei suoi maestri, Ottavio Fedi e Augusto Castruccio, di Fiorillo, parla della sua convinzione riguardo il bisogno di un polo unitario alternativo ai sindacati confederali e di come ha vissuto l’espulsione dalla Cgil dopo aver fondato il CoMu – Coordinamento macchinisti uniti, del quale è stato leader universalmente riconosciuto fino al 1996, anno del suo pensionamento. Da allora non ha mai smesso di combattere: sempre col cuore legato ad «Ancora in marcia», ha dato vita anche alla rivista «Le lotte dei pensionati» e si impegna per i diritti di questi ultimi. Ha ricevuto la “Stella al merito del lavoro” dal Presidente della Repubblica Napolitano.

G. Di Luzio, La fabbrica della felicità, Romanzo avvelenato, Stampa Alternativa 2016, pp. 147                   14,00

Il romanzo racconta la storia dell’operaio Maurizio Russo, impiegato nella nuova fabbrica di concimi Chimica Locatelli, definita la “fabbrica della felicità” dai figli di contadini e pescatori che abbandonano la terra e la pesca per entrarvi a lavorare. L’apertura della nuova azienda sembra portare prosperità in questo imprecisato paese del Sud Italia, ma nel 1976 lo scoppio di un impianto rilascia in paese tonnellate di arsenico portando malattia e morte fra gli operai e gli abitanti della zona.

Anche Maurizio Russo si ammala, ma con l’aiuto di un giovane medico infrangerà i muri della rassegnazione e dell’ingiustizia per cercare la verità sulle cause della sua malattia.

La giustizia dei più forti calpesterà la verità storica e una nuova stagione di emigrazione si aprirà per i più giovani.

Il romanzo è tratto da fatti realmente accaduti sul Gargano in Puglia; quasi tutti i personaggi sono realmente esistiti e qui presenti con altre generalità. Il sodalizio di un operaio e di un medico resta l’asse portante dell’opera, in cui l’autore affida la voce narrante al figlio del protagonista.  Il tema centrale dell’opera è la solitaria corsa per la verità e la giustizia che Russo compie, ma questa ricerca rappresenta anche un’esperienza di amore per il prossimo, la vita, il futuro.
Un romanzo di formazione i dove ogni pagina restituisce al lettore il pathos delle scelte coraggiose e sentimentali dei personaggi, in un crescendo di emozioni che lo inducono a un confronto serrato con i contenuti dell’opera, imponendogli una riflessione etica e consegnandogli un senso di inquietudine e di corresponsabilità di fronte all’esistente. (l.c.)

Narrativa critica poesia

Allegoria, Per uno studio materialistico della letteratura, n. 74 luglio-dicembre 2016 

    19,00 

Negli anni del centenario del primo conflitto mondiale gli studi dedicati alla letteratura della Grande Guerra si sono moltiplicati. In questo fascicolo «Allegoria» presenta una serie di saggi che tentano di ridefinire una serie di questioni chiave: il rapporto tra letteratura e contenuti ideologici; l’impatto della storia sull’immaginario; le dinamiche di negoziazione delle identità sociali e di genere che la letteratura di guerra lascia emergere in maniera plastica; la relazione tra il canone del modernismo e l’esperienza della guerra; la definizione dei confini di ciò che possiamo considerare “letteratura di guerra”.

Storia ribelle, Rassegna di studi, ricerche e memorie, n. 44 inverno 2016-2017    € 10,00

La rivista presenta la poesia anarchica di Luigi Valsoano, il primo poeta piemontese di mestiere “operaio”: nato a Pont Canavese nel 1862, cittadina all’epoca sede di industrie tessili, Luis Valsoan è un personaggio che dimostra tutta la sua potente carica umana e ci racconta della condizione di vita nella quale si trovava la classe operaia, trasformando tutto in parole poetiche. Roberto Gremmo nell’introduzione afferma che «le poesie di quest’intellettuale dimenticato conservano una forza ideale notevole e sono d’un’impressionante attualità in un mondo d’ingiustizie e d’oppressione».

Fermenti, n. 245 2017         26,00

Numero pregevole per interventi di critica letteraria, saggistica, interviste, rievocazioni e molto altro. 

Noi lo segnaliamo per aver proposto la lettura di dieci poeti cileni, un piccolo contributo per conoscere meglio la realtà letteraria di un paese che ha prodotto in questi ultimi decenni una poesia di altissima qualità. 

Kamen, n. 51 2017               10,00

Piccola antologia di testi poetici editi e inediti di Paolo Febbraro.

Cesare Bianco, Il papa santo e assassino, Leucotea 2014, pp. 229 €     14,90

Si tratta di una raccolta di quattro racconti ambientati nel 1500 e presenta con tono romanzesco, sulla base dei verbali delle udienze e altri documenti di archivio, i processi voluti dall’Inquisizione. 

I protagonisti dei primi due racconti sono Giovanni Maria Tagliati detto il Maranello e Pietro Antonio da Cervia, ricaduto nell’eresia, entrambi giudicati e condannati sotto il pontificato del papa “santo e assassino”.
Il protagonista del terzo racconto, diviso in dodici parti, Il papa santo e assassino, è proprio lui: il teologo Michele Ghislieri, Pio V, canonizzato nel 1712, creatore dell’Indice dei libri proibiti, che in veste di commissario generale dell’Inquisizione romana processò l’umanista Pietro Carnesecchi e che fu spietato persecutore dei valdesi, dei riformati e degli ebrei. 

In pochi anni riuscirà a distruggere il movimento eretico italiano. Il quarto racconto narra di un processo avvenuto nel 1519 contro Chiara, la strega di Campogalliano, pentita di aver adorato il diavolo e condannata alla prigione perpetua. Con uno stile avvincente l’autore racconta la triste realtà come un romanzo. 

Il libro si conclude con una interessante bibliografia essenziale. (c.p.)

Saadat Hasan Manto, Il prezzo della libertà, e altri racconti, Fuorilinea 2009, pp. 191 €     16,00

Manto (1912-1955) è considerato uno dei maggiori scrittori in lingua urdu. È stato giornalista, traduttore, sceneggiatore per la radio e il cinema di Bollywood. In questi quindici racconti, a causa dei quali subì alcuni processi per oscenità, Manto individua nel quotidiano l’odio e l’intolleranza anche in relazione alla sua esperienza personale. Nel 1948 si trasferì nel Pakistan appena nato dalla partizione con l’India, partizione di cui era stato l’araldo, ma che gli dimostrò di quanto fanatismo ideologico e crudeltà poteva essere capace l’uomo. Il mondo protagonista delle sue pagine è fatto di assurde azioni di guerra, di follia, di personaggi sconfitti, di sfruttatori e prostitute, di ras di quartiere, individui violenti e imbroglioni ma capaci di una loro purezza. La scrittura cruda, realistica, priva di moralismo, ci porta con ironia e tecnica cinematografica nei bassifondi dell’India che diventano il simbolo delle nostre zone oscure. (c.p.)     

 

Anna Castellino, La bimba di madame fransé, Aipsa 2015, pp. 317 €     16,00

È una saga familiare che parte dalla Sardegna, con la matassa dei ricordi che la nipote, a sua volta nonna, racconta, come se donasse un tesoro, ai nipoti incantati delle sue parole, e della saga ha lo stile, fatto di frasi ricche e scolpite. Cesira è “la bimba di madame fransé”, mitica protagonista, capostipite e dispensatrice di magica sapienza. Da lei, che ha un passato di bambina sull’appennino pistoiese fatto di povertà e riservatezza, ha origine una fitta stirpe di discendenti, ognuno dei quali deve qualcosa alla sua generosità e al suo amore. Il racconto, che si sviluppa attraverso le due guerre mondiali, fotografa attraverso la memoria della narratrice i cambiamenti di quartieri e edifici di Cagliari dai primi del Novecento a oggi. (c.p.)

Jaan Kross, Il pazzo dello zar. Postfazione di Goffredo Fofi, Iperborea 2016, pp. 433 €     19,00 

Il pazzo dello zar è il barone Timotheus von Bock, raffinato intellettuale, amico di Goethe e dello zar Alessandro, confinato nel 1816 nella sua tenuta sul mar Baltico dallo stesso zar, che intende così salvarlo dalla morte. Lo zar non gli perdona la follia di aver sposato Eeva, una contadina, di averle fatto studiare il francese, il tedesco, il russo, insieme al fratello Jakob, e di avere con lei avuto un figlio, Juri. 

Ma soprattutto non dimentica il discorso nel quale il barone lo insulta, dichiarandosi pentito per le infamità che gli aristocratici compiono sui contadini. Soltanto per l’amicizia che li lega, commuta la pena di morte nell’esilio a vita, dopo nove anni di carcere. La storia è narrata in forma epistolare da Jakob, fedele osservatore di ogni vicenda, riconoscente per i benefici ottenuti.

Il romanzo, considerato il capolavoro della letteratura estone, arrivò in Italia nel 1994 ed era uscito in patria nel 1978. Era costato allo scrittore la condanna a otto anni da scontare in un gulag siberiano. I due sovversivi, scrittore e personaggio, dividono la stessa sorte. In piena guerra fredda, l’Urss, come lo zar Alessandro, non perdonò a Kross di incarnare l’irrequietezza dell’Estonia nei confronti delle decisioni prese da Mosca. Su questo romanzo, scrive Fofi nella postfazione, «aleggia o balena» il modello più alto di romanzo storico, Guerra e Pace. È un’opera che attrae per la potenza della scrittura, la luminosità delle figure descritte, la forza dei sentimenti. (c.p.)

Olivier Bleys, Discorso di un albero sulla fragilità degli uomini, Clichy 2017,
pp. 268                        17,00

Il romanzo, finalista al premio Goncourt nel 2015, è ambientato ai nostri tempi, nella Cina nord-orientale, tra i capannoni industriali della periferia di Shenyang, una città da otto milioni di abitanti. Al centro della storia si alza un vecchio sommacco, detto anche albero della lacca.
L’albero, il bene più prezioso della famiglia Zhang, è un diario del tempo, con la corteccia tagliata per estrarre la lacca ma incisa anche dai nomi degli innamorati, dai segni degli incendi e delle alluvioni e dai colpi delle baionette dei soldati giapponesi e cinesi. Ma l’elemento che lo rende ancora più importante è che ai suoi piedi sono sepolti i genitori, Bao e Fang, a cui Wei ha promesso di diventare proprietario della baracca affogata tra le fabbriche abbandonate, dove vive con la moglie, la figlia e i suoceri. I soldi raggranellati grazie a piccoli furti e ai sussidi, basterebbero per attuare il progetto ma il capitalismo, nella persona degli “infami dal cuore di ghiaccio”, si mette di traverso perché sotto il terreno che circonda la baracca è stato scoperto qualcosa che fa gola.

Le edizioni Clichy propongono questo libro, ricco di poesia, di metafore e di informazioni, nella collana Gare du Nord perché qui come in quella stazione si respira la multicultura intesa come rispetto della diversità e delle radici contro il progresso distruttore. (c.p.)

Davide Bregola, Lezioni di vita del Piccolo Principe per disillusi, Tlon 2017,
pp. 96 €       8,00

Davide Bregola in questa preziosa raccolta riporta tutte le citazioni che compaiono all’inizio e alla fine di ogni capitolo nel libro Il piccolo principe dello scrittore e aviatore Antoine de Saint-Exupéry, datato 6 aprile 1943. Tutte queste citazioni servono ad argomentare le tesi: per ogni capitolo c’è una citazione d’apertura e poi lo svolgimento di un’interpretazione per meditare e ragionare sui grandi significati e sulle sfumature del romanzo. Ad esempio nel primo capitolo, dalla citazione, “Tutti i grandi, una volta, sono stati bambini, ma pochi se lo ricordano”, Bregola ne ricava che l’intelligenza che rimane innocente rappresenta una delle più grandi qualità che possono avere gli uomini e le donne.
Ce n’è per tutti i gusti e per chi non crede più a nulla, quei disillusi che l’autore cita nel titolo di questo libro, si può prendere in prestito la gemma del piccolo principe alla fine del secondo capitolo: “Io non parlavo di serpenti boa, di foreste primitive o di stelle. Sceso al loro livello, conversavo di bridge, golf, politica e cravatte”. Il piccolo principe è un libro in cui si riflette sui temi dell’amicizia, della fantasia, dei sentimenti, dell’amore, del senso della morte.
Il piccolo principe si presenta come una successione di parabole. L’unità della storia si mantiene attraverso la voce narrante dell’aviatore e il tema centrale è quello della solitudine che riesce a mitigarsi nell’amicizia. La citazione più famosa si trova nel capitolo tredici: “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. (s.m.)

Gesuino Némus, La teologia del cinghiale, Elliot 2015, pp. 238 €     17.50

Una storia dalle tinte gialle umoristico e fantasioso con una suspence che incuriosisce e avvince. I protagonisti sono due ragazzini, un prete gesuita, Don Cossu e il maresciallo dei carabinieri De Stefani.

Ambientato in un paesino della Sardegna all’epoca dello sbarco sulla luna, la storia si evolve con aspetti misteriosi e imprevedibili fra antiche colpe, segreti e rivelazioni nello sfondo di un’isola misteriosa e magica.

Mauro Corona e Luigi Maieron, Quasi niente, Chiarelettere 2017, pp. 173       14,00

Mauro Corona parla della sua dura infanzia con la ferita del Vajont e le botte che prendeva da suo padre. Servendosi della sua esperienza di uomo e alpinista, cita i personaggi e le storie dei suoi libri per riportare insegnamenti e lezioni di vita. Luigi Maieron, che di mestiere fa il cantante e musicista, comincia a dialogare con Corona attingendo a una storia vera che riguarda la sua famiglia, che gli era stata raccontata da sua nonna, la parabola di Anna, che ha fatto rivivere anche in una canzone, La neve di Anna. Con le storie di Mauro a Luigi si apre un mondo e i due dibattono su vari temi della vita, andando in profondità a sondare l’animo umano. (s.m.)

Fiston Mwanza Mujila, Tram 83, Nottetempo 2014, pp. 243      16,00

In una Città-Paese caotica governata da un Generale megalomane, in cui si possono notare delle somiglianze con la Repubblica Democratica del Congo, esiste un locale chiamato Tram 83.
Questo è l’epicentro di un mondo stravolto, in cui si riuniscono persone come prostitute di ogni età, minatori alcolizzati, ribelli, bambini-soldato, turisti a scopo di lucro e così via. Però questo locale non rappresenta un luogo di perdizione, ma un mondo alla portata di tutti per poter arrivare alla felicità. In particolare vengono raccontate le vicende di due personaggi: quella di Lucien, laureato in storia  apprendista scrittore idealista, e Requiem, un ex soldato che vive solo nel presente fregandosene del passato e del futuro. 

Emanuele Cavarra, Non dire il mio nome, Nulla Die 2015, pp. 261 €     20,00

Due siciliani, Ettore Bonforti e Filippo Florio, si incontano casualmente in una clinica in Germania. I due scoprono di avere alcune cose in comune, come l’amore per la loro terra, e in più entrambi sono stati costretti ad andare via dalla loro amata isola, anche se per motivi differenti. 

Così Ettore e Filippo decidono di architettare un piano per potersi vendicare, coinvolgendo in questa missione improbabile un medico, una spia russa, un maggiordomo, un pubblicitario e tre carabinieri. 


Pasquale Nocera,
La maledizione del castello, Il canneto 2016, pp. 168 €     13,00

Dopo l’esordio narrativo nel 2013 con Fotografia di una giustizia malata, Pasquale Nocera, detenuto nel carcere genovese di Marassi, pubblica questa seconda opera, un racconto a metà strada tra realtà e fantasia. Nocera intreccia romanzo e diario autobiografico rifacendosi a un episodio accaduto nel 1970 nell’antico Castello di Palizzi (Reggio Calabria). L’evento in questione, il furto delle armi del castello, è realmente avvenuto e da qui Nocera è partito introducendo altri episodi di vita quotidiana. Amicizia, amore, violenza e giustizia sono i temi principali che vengono affrontati e analizzati all’interno di quest’opera, con un messaggio morale molto importante: sbaglia, se vuoi, ma impara dai tuoi sbagli.

Susanna Fioretti, Quattro al secondo, Stampa alternativa 2016, pp. 219 €     15,00

Sulla Terra nascono oltre 135 milioni di bambini all’anno, circa 256 al minuto e 4 al secondo. Susanna Fioretti trae spunto da questo dato reale per raccontare la vita di 5 bambine nate contemporaneamente in luoghi lontani, ma legate da un filo invisibile. Questo libro riflette sul destino, mostrando quanto si possa essere influenzati dalla famiglia e dal luogo in cui si nasce e si cresce.

A cura di Paola Azzolini, L’amore al tempo della guerra, Lettere di Ottavia Arici ad Aleardo Aleardi, Il poligrafo 2015, pp. 287 €     23,00

Ottavia è una trentenne che, dopo essere stata abbandonata dal marito, vive con i suoi tre figli a Padova, nel quartiere di Carmini, affittando stanze agli studenti. Una sera di dicembre del 1846 si ritrova come ospite Aleardo Aleardi e tra loro nasce subito una intensa passione. Durante l’esilio di Aleardo, Ottavia gli scrive lunghe lettere che oggi si rivelano essere preziose per poter ascoltare una delle rarissime confessioni d’amore dell’Ottocento. 

David Clerc, L’urlo del silenzio, Artestampa 2017, pp. 173 €     16,00

David racconta in prima persona del viaggio intrapreso dopo una delusione amorosa, un viaggio dalla Grecia fino a Brindisi, decisivo per potersi preparare a un nuovo approccio con gli altri e con la vita. 

A cura di Tiziano Broggiato, Le città dell’anima. I luoghi dei poeti, Pellegrini 2016, pp. 218
                   13,99

Tiziano Broggiato, poeta, nell’introduzione descrive le motivazioni che lo hanno portato a far nascere il volume. Broggiato invita amici poeti a fornire una loro testimonianza per capire quale sia la propria città dell’anima, quella della propria formazione e non solo. Le loro testimonianze si dipanano tra le pagine del testo con entusiasmo e sincerità; con toni, stili dei contributi diversi, certo, ma con una partecipazione emotiva totale. Si percepisce immediatamente una scrittura che rispecchia i luoghi sia descrivendoli, sia in senso più profondo, riflettendoli in una forma, assorbendoli nel proprio respiro. In questo senso, è il paesaggio stesso a dettare le parole, a tradursi in ritmo, pensiero, identità. Perché ci sono luoghi che aspettano di essere nominati; sono luoghi carichi di aspettative dove si riuniscono e trovano unità i frammenti dispersi di un’esistenza. (l.c.)

Nanni Balestrini, Come si agisce e altri procedimenti, Poesie complete volume primo (1954-1969), DeriveApprodi 2015, pp. 471 €     25,00

Questo volume, primo di un progetto editoriale che comprende l’intera produzione poetica di Balestrini sino agli anni Duemila, testimonia un percorso coerente, mai interrotto. 

Perché tra scissioni e attriti, tecniche di montaggio e ricomposizione, la poesia di Balestrini agisce in tutte le sue fasi sul linguaggio e con il linguaggio, mettendo a nudo e smascherando i meccanismi di controllo e costrizione, in un rapporto dialettico testo-realtà pilotato da una vena ludica e feroce, estrosa ed eversiva: in sintesi, un linguaggio come opposizione, sempre. Fertilmente rivoluzionario.

        

Sonia Bergamasco, Variazioni da Amelia Rosselli, Sossella 2014, pp. 56 + CD                                  10,00

Un audiolibro dove Sonia Bergamasco recita le
poesie di Amelia Rosselli; una recitazione difficile, come scrive Maria Antonietta Grignani nella prefazione, «perché sintassi e ritmo non di rado risultano estranei all’orecchio italiano, con illegato e la natura pesantemente polisillabica […] mentre il lessico si muove tra lapilli di “fonti” talvolta molte esibite (tra gli italiani poniamo Campana e Montale) e singolarità di coniazione per interferenze con l’inglese e il francese».

A cura di Stefano Guerriero, I nostri poeti.Antologia civile essenziale dell’Italia Repubblicana, Edizioni dell’asino 2016, pp. 167                            10,00

Goffredo Fofi nell’introduzione spiega che l’idea del volume era quella di raccogliere le poesie pubblicate sulle riviste di cui è stato codirettore, dai «Quaderni piacentini» a «Ombre rosse», da «La terra vista dalla luna» a «Lo straniero». Ma il discorso si è ampliato con una scelta di poesie che mostrassero la vitalità di quel super-io civile che ha guidato i migliori poeti e artisti italiani del secondo dopoguerra.

Gli autori delle poesie raccolte in questo libro non furono soltanto poeti o soltanto narratori, ma si preoccuparono delle sorti del Paese, della giustizia sociale, secondo criteri che non intendevano distinguere tra etica e politica, e che si sono riflessi nella loro ispirazione poetica.

Le poesie sono state scelte secondo criteri non di propaganda o di “impegno” in senso tradizionale, ma ben sapendo che una poesia è efficace soltanto se è una bella poesia, se è una poesia. I versi sono di tutti; il fine del volume è quello di farli conoscere e di farli amare da chi ancora non li conosce e non li ama.

Da Saba a Luzi, da Sereni a Pasolini, le poesie raccolte sono opera di quasi tutti i maggiori poeti attivi nel secondo Novecento, o di autori più marginali, ma che si occupano di realtà trascurate e rimosse. (l.c.)

Amedeo Anelli, Oltre il Novecento, Guido Oldani e il realismo terminale. Con sei poesie inedite e un’intervista a Guido Oldani, Libreria Ticinum  2016, pp. 59                                     9,00

Un dialogo serrato sulle idee, la poetica e il pensiero di Guido Oldani, i fondamenti di un lavoro poetico che rivela i movimenti più drammatici della nostra epoca.

Anna Maria Giancarli, E cambia passo il tempo. Poesie su L’Aquila, Robin 2014, pp. 84
                        10,00

Questa raccolta è un viaggio emotivo che ricorda e affronta le ferite ancora aperte de L’Aquila, devastata dal terremoto del 6 Aprile 2009: «Ore tre e trentadue della vita…/ma come dormivi mentre tutto/proprio tutto/ballava ruotava si dimenava/stringeva urlava sussultava/e tu, noi/caldi nei letti/morsi da una storia sbalordita…». Per Anna Maria Giancarli la città è sospesa, un tempo metafisico l’avvolge e s’impadronisce del suo corpo mutato. Nella raccolta fra le varie testimonianze sono presenti anche fotografie della città ancora ingabbiata, buia e silenziosa, disabitata e il suo enorme centro storico è in attesa di una rinascita. Tu sei pianto di pietra, che già dal titolo esprime la più efficace metafora del dolore lasciato dalle perdite e dalle rovine del terremoto, è una delle poesie. Rammenta l’urgenza di veder rinascere le sue bellezze artistiche e architettoniche secolari: «Tu sei natura viva/sosta cammino intanto/il resto è segreto pianto/tu sei cultura da salvare/…». Sei una storia molto italiana e Dissonanze/resistenze sono due poesie dove l’autrice esprime invece come L’Aquila oggi rappresenti un’icona del degrado culturale, civile e umano di tanta parte del nostro paese che non tutela la sua memoria, la sua ricchezza identitaria, il suo ingente patrimonio artistico, tra scandali, rapine e indifferenza. Da Sei una storia molto italiana: «Questo è il ritornello dei quattro governi/tra rassicurazioni promesse e delusioni/anche tu puoi vedere il fango oltre le parole…»; da Dissonanze/resistenze: «Dentro l’infernale rumore/che spiazza/in scena stanno/le vie dell’inganno…». Le parole di Anna Maria Giancarli, come lei stessa scrive, vogliono essere un caldo materiale ricostruttivo e legarsi a quelle di coloro che ritengono insopportabile tale declino nazionale. Varie sono le citazioni di frasi di poeti famosi, ad esempio Ungaretti: “E nella notte ti rivelerai/Trasfigurata in un’altra bellezza”. In fondo al libro è presente un poemetto dove un coro di voci del passato e del presente dialogano con la città, che appare nelle vesti di una fanciulla, ripercorrendo la sua storia e incitandola a risorgere. (s.m.) 

William Cliff, Poesie scelte. A cura di Fabrizio Bajec, Fermenti 2015, pp. 188 €    18,00 

William Cliff, pseudonimo di André Imberechts è nato a Gembloux il 27 dicembre 1940, è un poeta belga francofono, ha scritto libri di viaggi e memorie, alcuni testi teatrali e una quindicina di raccolte poetiche. 

«Leggendolo,  – scive Bajec nella prefazione – abbiamo la sensazione di trovarci di fronte al compimento di un processo biologico, all’amplificazione del battito cardiaco o del respiro umano. La sua prosodia rigorosa è cioè attraversata da qualcosa che manca drammaticamente alla maggior parte dei poeti viventi in Europa: la manifestazione della vita stessa in moto; non la mera imitazione della vita o la registrazione dei fatti quotidiani osservati o vissuti in diretta».

Sergejk Zav’jalov, Il digiuno natalizio. A cura di Paolo Galvagni, Fermenti 2016, pp. 147 €     18,00 Nato il 18 maggio 1958 a Carskoe Selo. Ha all’attivo numerose pubblicazioni e prestigiosi riconoscimenti. L’ultimo di questi: il premio Piero Bigongiari  nel 2016 a Pistoia. La sua poesia, unica nella produzione russa contemporanea,  è come un grande manifesto in difesa dei diritti civili di ogni nazione oppressa, in ogni tempo e spazio. 

S. Giorgino, L’ultimo trovatore, Le opere letterarie di Carmelo Bene, Milella 2014, pp. 390 €    25,00 

Nel libro vengono analizzate criticamente le opere letterarie di Carmelo Bene. Nella prima parte si è voluto ricostruire, attraverso un’analisi intertestuale, la “biblioteca ideale” dell’autore, mettendo in luce un complesso meccanismo di influenze che ne hanno determinato la formazione culturale e letteraria. 

Nella seconda si è scelto di studiare, fra le opere narrative, soltanto quelle espressamente licenziate dall’autore come “romanzo” o “racconto”. Nella terza e ultima parte, dopo una sintetica riflessione sui rapporti fra scrittura e voce, indispensabile per cogliere gli aspetti più originali e peculiari di un artista che, proprio per rimarcare la straordinaria attenzione riservata ai caratteri sovrasegmentali della comunicazione, si è voluto presentare come “l’ultimo trovatore”, si sono passate in rassegna le opere poetiche pubblicate in vita, cioè Pentesilea. Ovvero della vulnerabile invulnerabilità e Necrofilia in Achille (1994) e Il mal de’ fiori poema (2000). Il volume si conclude con la presentazione del poema Leggenda. (dal risvolto di copertina)

Guido Fink, Nel segno di Proteo, da Shakespeare a Bassani, Guaraldi 2015, pp. 414 €   24,00

Il testo raccoglie una selezione di scritti, apparsi in riviste e convegni tra il 1968 e il 2006, di Guido Fink, critico letterario, cinematografico e teatrale, la cui metodica è quella di porre in relazione la letteratura con il teatro, il cinema e la radio secondo il metodo comparativistico e multidisciplinare, dando contributi fondamentali su scrittori, intellettuali e registi inglesi, statunitensi e italiani. 

Salute e malattia

Medicina democratica, n. 231-232, gennaio-aprile 2017 Quota associativa €   35,00

Oltre a riportare gli atti del convegno di Medicina democratica tenutosi a Milano dal 20-21 gennaio 2017, un ampio articolo sui vaccini a cura della redazione: sì quando servono, no quando sono l’imposizione di un pensiero unico.

Millennium, n. 5 settembre 2017       3,90

Ampio dossier Il vaccino dell’obbligo con interventi di: D. Patitucci, G. Pipitone, L. Franco, S. Ceriotti, E. Mattioni, G. Trinchella.

“Tra l’albagia dei sapienti, la pochezza dei burocrati, la separatezza delle caste, l’infuriare di ciarlatani, profittatori e mestatori, ogni spazio di sensata discussione e qualche ragionevole dubbio (quanti e quali vaccini? Tutti per forza obbligatori e tutti insieme? E perché per esempio non reintrodurre l’antitbc, a fronte degli inediti flussi migratori?) viene annichilito in un manicheismo assai poco dialettico. Intanto le folle rispolverano torce e forconi e il povero don Lisander si ritrova sussunto da qualche fattucchiera del web come lobbista al soldo di Big Pharma”. (dall’editoriale di Paolo Soraci)

D. Kirby, Vaccini e bambini. Gli effetti dei metalli pesanti sulla salute dei più piccoli, Macro Edizioni 2015, pp. 470     11,50

A partire dal decennio scorso, in America, i casi di autismo fra i bambini hanno avuto un’impennata vertiginosa. Ciò coincide con l’introduzione nel programma vaccinale nazionale di numerosi nuovi vaccini. Nella gran parte di queste dosi è presente un eccipiente chiamato thimerosal, contenente metalli pesanti quali mercurio e alluminio. La domanda sorge spontanea: questi vaccini, ricchi di metalli potenzialmente dannosi a cui noi tutti sottoponiamo i nostri bambini, possono essere deleteri per la loro salute al punto tale da diventare la causa principale dell’autismo? Purtroppo a questa domanda non è possibile dare una risposta certa. L’autore David Kirby, in questo libro, descrive molti episodi documentati di genitori che hanno visto i loro figli, pur essendo nati sani, spronfondare nel tunnel dell’autismo. Seguendo da vicino le vicissitudini di queste famiglie, l’autore ci racconta di persone che hanno deciso di opporsi al potere di aziende sanitarie, giganti farmaceutici, politici e dirigenti irresponsabili. Battaglie che, nella maggior parte dei casi, non hanno avuto la gloria che meritavano, evidenziando l’impotenza delle persone di fronte a enti sanitari nazionali e internazionali, interessati più al bilancio delle loro aziende che all’efficacia dei loro prodotti. Il testo prende in considerazione entrambe le parti coinvolte nella controversia, limitandosi però a raccontare il punto di vista soggettivo dei genitori. Dall’altra parte ci sono istituzioni sanitarie e mediche decise a negare le prove inerenti il collegamento fra autismo e vaccini. 

Vaccini e bambini racconta gli ostacoli e le difficoltà che persone disperate, ma determinate, si sono trovate ad affrontare. Nell’Epilogo Kirby ci spiega come tutte queste questioni siano ancora aperte e ben lontane dall’avere una conclusione. (s.p.)

A.M. Gatti, S. Montanari, Vaccini: Si o No? Le analisi e foto di laboratorio delle sostanze presenti nei vaccini con il microscopio elettronico, Macro 2015, pp. 92 €    7,90

In Italia sono sempre meno le persone che si sottopongono alla somministrazione dei vaccini. L’opinione pubblica è spaccata in due: da una parte vi sono coloro che, per reali convinzioni o per paura, si schierano dalla parte dei servizi sanitari, vaccinandosi in massa contro qualunque malattia e minacciando di allontanare coloro che non lo fanno, dall’altra vi è chi si batte contro l’utilizzo dei vaccini, compresi numerosi medici, ritenendo che questi non siano realmente validi, anzi, potrebbero anche causare effetti collaterali peggiori della malattia stessa. Vi è infine una terza categoria: coloro che, non sapendo a chi dare ascolto, si sentono confusi e spaventati, dato che ognuna delle due opzioni presenta, secondo una fetta dell’opinione pubblica, potenziali conseguenze nefaste. Gli autori del testo, Stefano Montanari e Antonietta Gatti, in quanto scienziati, ci promettono di analizzare la questione con occhio critico e attento, senza schierarsi a favore né dell’una né dell’altra fazione, limitandosi a raccontare ciò che è accertato, episodi verificatisi ritenuti illuminanti o quanto meno degni di nota e riportando i dati raccolti. 

Chi ha scritto questo libro ci dice che la medicina non è una religione: vaccinarsi non è un atto di fede. In questo capitolo vengono analizzate tutte le implicazioni sociologiche e psicologiche che possono sorgere. La verità è che riguardo ai vaccini vi è molta disinformazione e molte notizie prive di fonti certe vengono prese per vere. 

Il problema non è che l’opinione pubblica sia spaccata, ma il fatto che non vi è alcun dialogo costruttivo basato su dati certi. Il consiglio ultimo è che ognuno dovrebbe sentirsi libero di fare ciò che vuole. La scelta deve tuttavia essere ben ponderata, informarsi è sia un diritto che un dovere e nessuno deve sentirsi obbligato a mettere la propria vita alla cieca nelle mani di qualcuno. (s.p.)

G. Carrera, Non solo una paziente, La mia lotta all’endometriosi, Bellavite 2016, 

pp. 35 €    8,00 L’endometriosi è una patologia benigna ma invalidante che colpisce le donne e a tutt’oggi non esiste nessuna cura risolutiva. Nel 40% delle donne affette l’endometriosi è anche causa di infertilità. L’autrice ne è affetta da molti anni e in questo libro racconta le difficoltà che ha incontrato per arrivare alla diagnosi, la necessità di cure continue e come la malattia abbia influito sulla sua vita e su quella dei suoi familiari.

L. Baldassini, Mi porti a casa? Claudiana 2015, pp. 88 €       9,50

La sindrome di Alzheimer,  una malattia degenerativa della sostanza grigia che colpisce soprattutto le persone anziane è una realtà purtroppo molto frequente. Laura Baldassini, che dal 1987 lavora quotidianamente con la disabilità, analizza le varie fasi della malattia, raccontando la personale esperienza con la madre. Con l’inserimento di preziosi aforismi di famosi letterati del presente e del passato, l’opera è un invito a combattere il più possibile contro la malattia, a farsi trovare pronti ad accudire un genitore, un parente, un amico malato, e a cercare di continuare a vivere emozioni con lui e farle vivere a lui, per quanto possibile.

T. N. Hanh, Camminare in consapevolezza, Aam-Terra Nuova 2017, pp. 128 €     10,00

In questo saggio di meditazione il maestro zen Thich Nhat Hanh ci invita a essere presenti in un’azione quotidiana, banale all’apparenza: camminare. Essere presenti a noi stessi, respirare, concentrarci sul “qui” e “ora” per mettere in atto la camminata meditativa. 

Attraverso perle di saggezza e parole semplici e umili, Thich Nhat Hanh invita a prenderci cura di noi, a trasformare le nostre camminate quotidiane in una possibilità per stare al meglio con noi stessi, respirando, accogliendo tutto il nostro universo senza giudicarlo. 

Il testo è diviso in vari capitoli, dove il maestro orientale alterna storie, meditazioni, insegnamenti e aneddoti, per incrementare, passo dopo passo, la nostra concentrazione, il benessere e la gioia di vivere. (s.m.)


B. Baudouin
, Medito e sono felice, Sonda Edizioni 2017, pp. 130 €     14,00

La meditazione è alla portata di tutti, non richiede tecniche particolari: è la via per accedere alla consapevolezza e all’autostima. Grazie a concentrazione e respiro, anche i bambini possono connettere mente e corpo per migliorare l’equilibrio interiore e di conseguenza le relazioni e il rapporto con il mondo. Nel libro sono presenti trenta esercizi di meditazione che i bambini possono fare a scuola e in famiglia.  Sono riportati anche i benefici confermati dalla ricerca scientifica, derivanti della pratica di quest’arte antica, riguardo la prevenzione dello stress e malattie o disturbi legati ad esso. (s.m.)

A cura di V. Schmid, Partorire dopo un cesareo. Esperienze e strumenti per una scelta informata, Terra nuova 2017, pp. 210                       16,50 

In Italia avvengono più parti cesarei che nel resto d’Europa. Questo libro sostiene che una donna precesarizzata sana e motivata, se assistita in modo fisiologico, ha più possibilità di partorire normalmente rispetto a una primipara.
A partire dalla propria esperienza e da numerosi studi scientifici le autrici – ostetriche, medici, avvocate e filosofe – smontano i luoghi comuni e offrono molteplici strumenti per conoscere e per contrattare i propri diritti, e per decidere come scegliere una nascita ben assistita e ben vissuta. Il volume è rivolto alle ostetriche, ai medici e alle future mamme e papà che vogliono informarsi; perché un parto vissuto con le proprie forze può assumere per la donna un valore di riscatto e di guarigione dal trauma precedente.

S. Arend, Yin yoga, La via gentile verso il proprio centro interiore con 46 esercizi dolci e rilassanti, Il punto d’incontro 2017, pp. 174 €     13,90

Lo Yin Yoga è la chiave per aumentare l’agilità e completare la pratica dello yoga. I tipi di yoga popolari e tradizionali, come l’Ashtanga Yoga, si concentrano prevalentemente sulla muscolatura. Al contrario, lo Yin Yoga agisce sui tessuti connettivi profondi, mantenendo più a lungo le singole posizioni (asana) e rilassando la muscolatura (ossia riducendo la forza).

Unendo le conoscenze anatomiche agli insegnamenti del Dao Yoga e ai meridiani della medicina tradizionale cinese, Yin Yoga insegna ad armonizzare il flusso dell’energia qi, stimolando le fasce connettivali e la rigenerazione delle articolazioni, per un profondo benessere fisico alla portata di tutti. Inoltre gli esercizi, dolci e rilassanti, favoriscono la meditazione. Grazie al suo approccio pratico, alle immagini esemplificative a colori e alle chiare descrizioni, Yin Yoga permette di rigenerarsi in tutta dolcezza e consente di armonizzare le asana con la struttura del proprio corpo!

L. Bottino e L. Speciani, Food sensitivity. Segnale infiammatorio, salute e prestazione, Correre 2017, pp. 240 €     16,00

L’argomento dell’infiammazione da cibo e delle ipersensibilità alimentari (food sensitivities) è da tempo al centro di mille polemiche tra chi ne nega l’esistenza e chi invece, sulla base di lavori scientifici degli ultimi 10-12 anni, ne utilizza i princìpi per curare e spesso guarire patologie allergiche o autoimmuni attraverso modifiche semplici ed efficaci nell’alimentazione e nello stile di vita, riducendo al minimo l’utilizzo di farmaci. Gli autori, facendo riferimento al loro lavoro quotidiano, con esempi e casi clinici sia di pazienti allergici sia di sportivi, espongono con chiarezza le basi scientifiche che supportano il loro lavoro, e le scelte metodologiche con cui affrontano la cura di patologie a base immunologica.

M.R. Aita, Elementi di acufenologia, L’approccio psicologico multintegrato al paziente con acufene, Cleup 2015, pp. 195     17,00 

Il testo è il risultato di anni di ricerca e intervento che l’autrice ha svolto con persone afflitte da acufene. Maria Rosa Aita è psicologa-psicoterapeuta e la sua attività principale è quella di lavorare con l’adolescente e l’adulto, specialmente nel trattamento di patologie a carico dell’orecchio quali acufeni e sordità.

A. Mariotti, Gestire lo stress, Il punto d’incontro 2017, pp. 127 €    9,90 Gli effetti dello stress sul nostro corpo sono deleteri e includono tra l’altro dermatiti, malattie cardiovascolari, obesità, diabete, depressione e cancro. Attraverso tecniche come la mindfulness, il respiro, la meditazione, l’attività fisica, il massaggio e altri metodi, Agnese Mariotti incoraggia ad affrontare lo stress, anziché subirlo, e accompagna passo a passo con leggerezza verso una maggiore serenità. 

I temi affrontati sono: Che cos’è e come si manifesta lo stress; La reazione dell’organismo allo stress; Malattie e disturbi legati allo stress cronico; Rilassamento, meditazione, terapie fisiche ecc.;  Riconoscere la fame da stress; Terapia cognitivo-comportamentale, biofeedback e ipnosi.

G. Dobrilla, Cinquemila anni di effetto placebo. Nella pratica clinica, negli studi controllati e nelle medicine non convenzionali, Edra 2017, pp. 274     19,90

Il libro di Giorgio Dobrilla, uno dei massimi esperti di questa materia, ci fornisce quanto di più completo e aggiornato sia possibile sapere su questa affascinante ed estremamente complessa materia, sia sotto il profilo delle ricerche e dei contenuti sia per quanto riguarda l’aspetto dell’aggiornamento bibliografico.

Scritto in maniera chiara e accessibile a tutti, ma assolutamente rigoroso nel modo di argomentare, Cinquemila anni di effetto placebo è organizzato in maniera tale da essere facilmente leggibile e consultabile in maniera assai pratica  a seconda dell’argomento di interesse. Sessualità

Esprit, n. 436, juillet-août 2017     20,00

Le sexe après sa révolution

Introduction: Une révolution sans révolutionnaires? di J. Chalier; Les normes du désir  con articoli di: M. Bozon, E. Illouz e D. Kaplan; Des corps désenchantés con articoli di: T. Laqueur, J. Mazaleigue-Labaste, B. Delmotte; Anatomie de nos plaisirs con articoli di: M. Fœssel, V. Nahoum-Grappr, J-L. Nancy.

Non credo, n. 39, gen-feb. 2016       8,00

P. D’Arpini nell’articolo Religione, sessualità e mortificazione della donna riprende il discorso che aveva iniziato nel numero precedente, dove aveva mostrato come la sessualità e il femminismo sono parte integrante dell’induismo. In questo numero esamina la sessualità e la condizione femminile come è stata espressa nella matrice giudaica e quindi negli altri due credi che ne derivano: quello cristiano e quello musulmano.

C. Mangone, Il corpo esplicito. Breve storia critica dell’erotismo occidentale, paginauno 2016, pp. 155     14,50 

Il saggio tratta la materia dell’amore, osservandone l’evoluzione nella società occidentale a partire dalla preistoria, passando dalle esperienze nell’antico Egitto, in Grecia, nel mondo cristiano. Sono presi in esame Sade e Bataille, le avanguardie storiche e la liberazione sessuale, la pornografia di massa nell’epoca della rete. 

F. Facchini, Sviluppo dell’affettività e cultu-ra del genere, EDB 2016, pp. 157 €     15,00

L’autore analizza, citando pensatori, critici, psicanalisti e scienziati, il genere in relazione a identità, sessualità e affettività del singolo individuo sottolineando l’importanza dell’edu-cazione a partire dall’identità biologica.

Facchini evidenzia come sia fondamentale riconoscere i sessi nelle differenti prestazioni e ruoli, senza che venga meno la dignità e la parità dei diritti. 

L’autore passa poi ad analizzare il ruolo chiave dell’adolescenza nella sviluppo dell’af-fettività e nella costruzione del sé. Nei capitoli successivi mette a confronto maschile e fem-minile per una lettura pedagogica.